Every beat of my heart, la poesia
Il Bene e il Male
Paolo Iacuzzi è l’autore di un breve poema che prende spunto da una storia familiare e che, intrecciandosi con la storia del Novecento, pone forti interrogativi spirituali. Un’opera originale, sommessamente epica, intensamente lirica
Una storia familiare che si fonde con la storia del Novecento, segregazioni, prigionie, mentre prendono forma le opere di misericordia, tra cui nutrire gli affamati e dissetare gli assetati, in un’opera poetica che traversando cronaca e storia si interroga sulla natura e la presenza del male, con un forte interrogativo spirituale.
Paolo Iacuzzi, poeta significativo già incontrato in questa rubrica, scrive una sorta di breve poema semistorico, a partire dalla figura di un suo antenato letterato. Se si trattasse di un’epopea di famiglia, interesserebbe al massimo l’autore o qualche parente stretto. È invece un’opera in versi originale, in cui il passo poematico, discretamente, sommessamente epico, si fonde con lampeggianti momenti lirici, e improvvisi squarci di calcolata ironia. Storia e arte, eventi quotidiani e sociali, si mescolano in una originale composizione di ispirazione a mio parere poundiana, dove la poesia mescola le carte cercando il segreto di ogni carta, la sua fibra, che muove la mano a scrivere. Come si evince da questi incisivi versi d’inizio.
Vestire gli ignudi
I
Il segreto è nella testa oppure non esiste.
Ma c’è dentro il verde del manto un fondo
di pietra corrosa. Verde come la gamma
dei toni di bosco di prato di albero di foglia.
Mentre qualcuno va per ricevere il drappo
azzurro. Un lucido pezzo di cielo cobalto
copre un altro. Mentre ai malati il nastro
bianco cinge la ferita. La benda al vento
per chi va o per chi torna nei corpi scolpiti
in magrezza. Anziani e uomini di mezza
altezza si vestono veloci ché il freddo non
ghermisca. Insieme scuotono le vesti
in fretta. Mentre passa lui corpo a corpo
giallo e basso a nasconderli crudi. E nudi.
II
Anche le donne di tutto punto sono vestite
di giallo e di blu. Di manto e di lunga veste
parlando fra loro. Un bimbo è proprio nudo
e trascinato a forza contro voglia. Come noi
è spinto al rito della vestizione. Anche lui
abbandonato fugge. Donne tanto allegre
e sorelle così pie. I panni lavati e stirati
benedetti dal passaggio. Mentre la pietà
s’inginocchia bambina. Bianca nella bella
preghiera che sale con le braccia al petto.
Anziane sorelle scavate nei volti. Ossa
sempre a servire. A farsi essenziali e belle
bandiere. La nudità di uomini e la vestità
di donne. Senza contatto e desiderio.
Paolo Fabrizio Iacuzzi
(Da Pietra della pazzia – Il segreto è nella testa)
***
Nell’undicesima edizione del “Tempo del Ceppo – 60° Premio Letterario Internazionale Ceppo Pistoia 2016”, Paolo Iacuzzi, presidente e direttore artistico del premio, è oggi protagonista a Pistoia di una giornata dedicata al suo racconto in versi sul Fregio dello Spedale del Ceppo (e non solo) da cui sono tratti i versi proposti oggi in questa rubrica. Alle 17.00, presso la Libreria Spazio di Via dell’Ospizio, si terrà l’evento “Musica – Memoria – Poesia” con la lettura delle poesie eseguita da Iacuzzi, in omaggio alla memoria di Umberto Eco e alla sua “Vertigine della lista”. Subito dopo, si svolgerà alla Galleria d’arte Vannucci (Via della Provvidenza, poco distante dalla libreria), un dibattito sul tema “Arte – Oblio – Racconto” dedicato all’opera di Iacuzzi “Pietra della pazzia” e alla serie artistica delle “Lotofagie” di Luca Caccioni.
Info: www.iltempodelceppo.it