Cartolina dagli Usa
I millenials e Sanders
Il senatore, candidato democratico competitor di Hillary Clinton, riscuote molto successo tra i giovani. Perché parla di redistribuzione della ricchezza e non sembra compromesso con i maneggi della politica
Grinnell College è un’università liberal dell’Iowa frequentata da 1764 studenti. Un’istituzione molto piccola, ma con fondi di donazioni private enormi che arrivano a superare il miliardo di dollari e che in pochi mesi ha visto sfilare tra i suoi ospiti Bernie Sanders due volte, Hillary Clinton e Martin O’Malley (il terzo candidato democratico), tutti a parlare della loro piattaforma politica. E infine Bill Clinton a sostenere la moglie. Bernie Sanders, che riscuote molto successo tra i giovani, qui la fa da padrone e molti degli studenti sono suoi sostenitori. Anche se non tutti lo voteranno, sono tuttavia affascinati dalle sue proposte e dal suo idealismo. È il caso di Noah Daniel, 18 anni freshman del primo anno che si vuole specializzare in scienze politiche. «Sanders a dispetto della sua età ha un’energia e un’onestà che mi paiono essenziali – dice Daniel – e inoltre parla di redistribuzione della ricchezza. In più non mi sembra compromesso con i maneggi bassi della politica. E tutto ciò mi piace molto. Però capisco anche che, proprio per questo, forse non ha l’esperienza necessaria ad amministrare un paese come il nostro così diversificato, così grande e così importante nello scacchiere internazionale».
Charles Carr un altro freshman di Grinnell invece è colpito dalla definizione che Sanders dà di se stesso come socialista democratico. «Il senatore del Vermont – afferma Carr – ha obiettivi sociali importanti e nel suo essere socialista però non parla dell’eliminazione del mercato. Anche se è contro Wall Street. Sicuramente più di Hillary. Inoltre si batte per i diritti dei gay e dei neri. Infatti ha marciato anche con Martin Luther King molti anni fa».
La generazione dei millenials, come sono chiamati i giovani nati negli anni 2000, sono cresciuti sotto la recessione e hanno visto i loro genitori lottare nel quotidiano per riuscire a sopravvivere. Sanno che quando si laureeranno avranno grossi debiti universitari da pagare. E dunque quando Sanders parla di non far pagare tasse di accesso alle università pubbliche, mentre Clinton più moderatamente solo di rifinanziare il debito a seconda del reddito, ha dalla sua la gran parte del mondo giovanile. Inoltre il suo messaggio che «scava – come scrive il Washington Post – entro stati d’animo ansiosi e allo stesso tempo pieni di speranza» fa intravedere la possibilità di un mondo più giusto e attira in grandi numeri i giovani. Da una exit poll recente condotta dall’Istituto di Politica di Harvard viene fuori tuttavia che l’economia è l’obiettivo più sensibile per il mondo giovanile. A partire dal fatto che il 73% ritiene che sarà molto difficile o comunque difficoltoso per gli studenti della loro età trovare un lavoro stabile dopo la laurea. Solo il 25% di giovani tra 18 e 29 anni ha espresso fiducia nel governo federale. E i numeri si abbassano (il 14%) quando si parla di Wall Street.
Il team di Sanders si tiene stretto l’elettorato giovanile e cerca di farlo partecipare fin da ora alla campagna elettorale non solo attraverso i social media, ma anche attraverso grandi manifestazioni di piazza: l’ultima a Boston ha radunato più di ventimila persone inclusi migliaia di millenials che in 36 mila si sono già iscritti come volontari. Ma è dal Caucus dello Iowa che viene la vittoria di Sanders su Clinton rispetto all’elettorato giovanile. Infatti è proprio tra coloro che hanno tra 17 e 29 anni che ha ottenuto l’84% dei voti a confronto del 14% di Hillary. Con numeri ancora più alti di quelli di Obama nel 2008.
Ma chi è Bernie Sanders? Per circa tre decadi ha sfidato ogni scommessa politica che lo voleva sconfitto continuando a farsi campione di idee di giustizia. Senza compromessi. Come sindaco di Burlington ha guidato la battaglia per mantenere il molo del lago Champlain aperto al pubblico e ha organizzato una rivalorizzazione sostenibile del centro della città, sottoponendo allo stesso tempo un budget equilibrato. Al Congresso ha aiutato a organizzare il Caucus progressista e ha assicurato il supporto a emendamenti per proteggere le pensioni ed espandere i centri sociali per la salute pubblica. Al Senato si è opposto agli abusi della sorveglianza, alle guerre di elezione, alla deregulation delle banche e ai bailout dei milionari. Infine, con un sostegno bipartisan, includendo dunque il supporto dei repubblicani, al Senato ha presieduto la Commissione sui reduci di guerra.
Certo la strada per la Casa Bianca è lunga e deve trovare il sostegno delle minoranze etniche dagli afroamericani, agli ispanici agli asiatici che sono una base consistente dell’elettorato democratico che sembra più a favore di Hillary Clinton che detiene un enorme vantaggio su Sanders, vista la sua grande esperienza sia come senatrice che come Segretario di Stato nell’amministrazione Obama. Anche se negli ultimi giorni molti elettori afroamericani sembrano più disposti a votare per il senatore del Vermont.