Valeria Campana
Lettera da Bergen

Italiani di Norvegia

Si chiamano "cervelli in fuga": ma non sono solo gli emigranti che vanno a insegnare nelle università del mondo. Sono anche tutti quegli italiani attratti da mondi diversi. Ecco come adattarsi, per esempio, nel profondo Nord

Terra di fiordi e foreste, la Norvegia possiede da sempre un fascino travolgente ed esoterico. I suoi ghiacciai, le sue montagne spettacolari, la natura incontaminata, le leggende sui Troll, tutto di questo Paese sembra ricordare il tipico paesaggio delle fiabe.

Ma la Norvegia è molto di più. Da quando, dalla fine degli anni ’60, furono scoperti sul territorio norvegese giacimenti di petrolio e gas naturale, il Kongeriget Norge (Regno di Norvegia) passò da società rurale, con un’economia basata sulla pesca e sullo sfruttamento delle foreste, a società industriale urbanizzata, a principale produttore ed esportatore di petrolio dell’Europa Occidentale, e a Stato tra i più ricchi del mondo.

Naturalmente diversi sono i fattori per cui la Norvegia è oggi una nazione estremamente prospera e moderna: da quel fortunato mix di valori comunitari e individualistici tipico di ogni norvegese, alla cultura politica che da sempre fa di questo Paese uno tra i più virtuosi in tema di corruzione e trasparenza. Oppure, al semplice fatto che la Norvegia (con una superficie molto più estesa di quella italiana), ospita solo cinque milioni di abitanti (quasi come tutta la Sicilia).

Per queste e altre ragioni sono sempre di più gli italiani, soprattutto giovani, che decidono di avventurarsi nel profondo Nord alla ricerca di un nuovo lavoro, più interessante o semplicemente di una fresca emozione.

Vivere in Norvegia e poter ammirare ogni giorno un panorama immacolato, lavorando a stretto contatto con i suoi abitanti, è assolutamente un’esperienza da compiere, che consiglio a tutti. Le difficoltà (come v’informerò più avanti) sono parecchie, ma senza dubbio sarà un’avventura che vi rimarrà nel cuore per molto tempo. Ve lo assicuro!

Durante il vostro soggiorno in Terra norvegese sarete spesso colti da sensazioni di stupore e meraviglia. L’emozione comincia ancor prima di giungere a destinazione, infatti, già dall’alto, in volo, il Kongeriget Norge offre un paesaggio spettacolare: all’orizzonte vi appaiono possenti cime innevate, milioni di isole e isolette disabitate e le acque scurissime dell’Oceano che maestoso, sembra domini su tutto. Dopo l’atterraggio, la situazione che vi si prospetta appare paradossale, ci si ritrova circondati da una natura selvaggia e incontaminata, da una geografia “incomoda” e da un clima molto ostile.

E s’immagina di trovarsi all’Estremo del Mondo.

Come vi dicevo, la sorpresa continuerà ad accompagnarvi sistematicamente: durante gelide passeggiate tra le deserte viuzze delle cittadine vichinghe, nel corso di interessanti conversazioni con il popolo norvegese sui loro usi e costumi, quando (almeno una volta al giorno) salirete in alta montagna affrontando lunghe passeggiate (i norvegesi sono dei maestri in questo!). Oppure, quando d’estate, vi ritroverete alle due del mattino a tentare invano di prender sonno, “tormentati” dalla luce del sole!

Con il passare del tempo, lo stupore crescerà sempre di più: lo stile di vita del popolo norvegese e le sue agiate condizioni economiche vi faranno pensare di aver trovato la Terra Promessa.

Per farvi qualche esempio: le università sono totalmente gratuite e ogni studente ha diritto ad una borsa di studio con la quale può pagarsi vitto e alloggio (molti giovani norvegesi sono costretti a trasferirsi per iniziare la carriera accademica) e affrontare le spese dei testi universitari. Le famiglie sono incentivate ad avere bambini. I servizi, in tutto il Paese, sono ottimali.E così, giorno dopo giorno, gli italiani si chiedono se la Norvegia non sia davvero il Paese dei Balocchi.

Ma quando e come è iniziata la relazione tra Italia e Norvegia?

norvegia2Il Kongeriget Norge, terra dell’aurora boreale e del sole di mezzanotte, ha visto giungere i primi italiani già agli inizi del Novecento (anche se in numero molto limitato) e, in questa prima fase, tra i migranti, vi erano soprattutto persone impiegate da artisti locali e artigiani. L’esplosione del flusso migratorio arrivò poi negli anni Cinquanta e Sessanta e, durante questo lungo periodo, la comunità italiana divenne la prima vera comunità di stranieri In Norvegia fornendo manodopera soprattutto nel settore industriale e dell’artigianato. L’“espansione italiana” continuò negli anni Ottanta e Novanta, soprattutto in seguito al boom della cucina mediterranea e in conseguenza dei programmi di scambi culturali e accademici.

Negli ultimi tre o quattro anni, il flusso migratorio di cittadini italiani in Norvegia è cresciuto notevolmente. Secondo i dati forniti dall´Ambasciata di Oslo, la collettività italiana iscritta all´Anagrafe degli Italiani Residenti all´estero (AIRE) e quindi all´ufficio consolare norvegese, è adesso composta da più di 4.000 italiani (di questi più di mille risiedono a Oslo).

Inoltre, spulciando tra i dati della Statistics Norway, sembrano essere più di 400 gli immigrati “netti” che nel 2015 si sono trasferiti in terra norvegese. Cifra esigua ma comunque considerevole se pensiamo che nel 2003 gli italiani immigrati in Norvegia erano solamente trentasei.

Di italiani residenti in Norvegia ne ho conosciuti parecchi. C’è chi si è trasferito nell’Estremo Nord in cerca di lavoro, chi è stato spinto da un’incondizionata passione per la lingua scandinava, chi si trova in Norvegia per studio e chi per amore. Quello che stupisce? Ognuno, in modo più o meno evidente, accoglie nei propri occhi sentimenti contrastanti di repulsione e affetto verso il proprio paese, tipici di chi vive lontano dall’Italia. Si è felici e amareggiati allo stesso tempo.

Facciamo finta di essere in Agosto e di trovarci al Fisketorget di Bergen, il mercato del pesce più famoso della Norvegia. I venditori ambulanti strillano e distribuiscono ai turisti tranci di salmone e balena, sembra di essere in uno di quei comunissimi mercati alimentari del centro-sud Italia. Sentiamo urla familiari, visi noti, sorrisi già incontrati.

Poi capiamo. Il mercato del pesce di Bergen è la patria dei giovani italiani. Essi ne detengono il monopolio e, come in Italia, con il loro sguardo malandrino, conquistano qualsiasi “turista norvegese”.

Funziona così. D’estate, quando qualche intraprendente giovane italiano decide di partire per la Norvegia, non conoscendo la lingua, finisce inevitabilmente a lavorare al Fisketorget. Qui si fa l’intera stagione, conosce gente, fa esperienza e poi torna a casa con un bel gruzzoletto (considerate circa quattromila Euro al mese). Poi c’è chi, ormai veterano, ritorna ogni stagione e chi, dopo la prima volta, decide di rimanere, di dilettarsi in un corso di lingua e di affrontare il gelido inverno, alla ricerca del lavoro dei suoi sogni.

norvegia4Marco Gargiulo, un brillante cagliaritano, professore associato di Linguistica Italiana all’Università di Bergen e autore di numerosi saggi su Leonardo Salviati, sul rapporto tra sardo e italiano, sull’italianistica nordica, sul plurilinguismo nella narrativa italiana contemporanea, è uno di quei tanti cervelli in fuga che, alla fine degli anni Novanta, ha deciso di trasferirsi nell’Estremo Nord. Marco, con il quale ho avuto l’onore di collaborare tramite l’Istituto di Cultura Italiano di Bergen, è un giovane uomo veramente affabile e cortese. Il suo amore per la Norvegia non esiste da sempre ma è nato e cresciuto con il tempo. Ora, dopo anni, il legame è divenuto indissolubile.

Chiedo al professor Gargiulo se può concedermi un’intervista e, il giorno dopo, sono già comodamente seduta sulla poltrona del suo studio. Siamo uno di fronte all’altro, in un ufficio dalle piccole dimensioni, molto accogliente. Dinanzi a me ho un uomo sorridente e felice di potermi essere utile.

Dopo essersi interessato a me, ai miei studi universitari e ai miei sogni (non è da tutti, statene certi!), Marco mi confida subito che, del bel popolo norvegese, ama l’enorme senso di giustizia e la grande genuinità e semplicità. Caratteristiche molto pronunciate soprattutto tra i giovani.

Capisco subito che la Norvegia gli ha stregato l’animo e la mente.

Scusami se te lo chiedo Marco, ma ti senti un cervello in fuga?

Sì. Se vogliamo, sono uno di quelli che i media chiamano cervelli in fuga, ma forse sono un emigrato. Un emigrato privilegiato, ma pur sempre un emigrato.

In che senso emigrato?

Se è vero che la mia è stata in parte una scelta dettata dal mio desiderio di viaggiare e di conoscere il mondo, è anche vero che sono stato in qualche modo costretto a emigrare perché il sistema universitario italiano è malato, pieno di contraddizioni, stagnante e poco dinamico. Sono arrivato in Norvegia, dopo essere stato anche in Danimarca, perché attratto dalla cultura scandinava e mi ci trovo molto bene.

Nel corso dell’intervista, comunque, Marco mi confida di non sentirsi per niente un immigrato. In Norvegia gli italiani sono molto integrati nella società, non sono discriminati anzi, sono elogiati e sono molto amati dal popolo norvegese. L’arte della cucina, la lingua, la bellezza mediterranea, la gioia e il sorriso, la capacità di saper affrontare qualsiasi situazione…questi sono solo alcuni degli aspetti che i norvegesi adorano di un italiano.

Torneresti in Italia?

Tornerei in Sardegna per gli affetti e per il clima. Confesso, però, che, pur sentendomi sempre sardo, resterei in Norvegia e continuerei volentieri nel mio ruolo di pendolare. È un po’ faticoso, ma ti consente di vivere il meglio di due grandi culture e di due posti molto belli.

norvegia3Ovviamente, come vi accennavo all’inizio, vivere in un paese così differente dal nostro non è per niente semplice. Molti sono gli emigranti che fanno marcia indietro e se ne ritornano a casa, dopo aver tentato, invano, di cambiare le regole del gioco.

In Norvegia, il primo ostacolo che incontra uno straniero è la lingua, a meno che non siate specializzati o molto competenti, ogni lavoro richiede un minimo di competenza linguistica.

Certamente poi le differenze culturali rappresentano un fattore piuttosto impeditivo. Molto spesso tra italiani e norvegesi esistono così tanti squilibri ideologici che difficilmente ci si abitua all’una o all’altra società: il popolo norvegese è flemmatico, molto logico e non ama il contatto fisico.

Infine, ma non meno importante, vi è il clima. Le estati norvegesi sono molto fresche e le temperature diurne raggiungono massimo i 20-22 gradi circa. Il dì e la notte sono molto luminosi e le precipitazioni sono abbastanza elevate. Se questa è l’estate, figuriamoci l’inverno! In Norvegia, la stagione invernale è piuttosto problematica; le ore di luce sono ridotte a due, tre al giorno, le temperature sono bassissime e il paesaggio è sempre caratterizzato da neve a bassa quota e fiordi ghiacciati.

Attenzione quindi a considerare la Norvegia come il Paese del Balocchi.  Una volta in Norvegia, capita spesso di pensare di abbandonare tutto e di fare rientro nel proprio “mondo”. È difficile e non sempre appagante e, in molti momenti, ci si ritrova a riflettere sulla propria Patria, su ciò che si è lasciato, sulle bellezze del nostro territorio, sul nostro sistema corrotto, ci si arrabbia, si fantastica un ritorno.

Poi, alcune volte, il pensiero svanisce.

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