Fa male lo sport
Top ten dei peggiori
Valentino Rossi, il basket, Lotito, l’atletica, Mourinho, Balotelli, gli stilisti delle maglie, la Russia dopata, Platini e Blatter: dall’ultimo al primo posto, un’amara classifica delle delusioni che scottano e che mettono a dura prova la passione dei veri sportivi
Questa è la classifica dei peggiori personaggi e fatti sportivi del 2015. La top ten al contrario: non record, medaglie e imprese ma piuttosto fiaschi, scorrettezze, scandali del mondo dello sport che ama presentarsi pulito e abbacinante. Si parte dal basso e si arriva in cima, ai bad boys che occupano il podio.
10° VALENTINO ROSSI
Quando le cose andavano male con la Ducati, abbiamo chiesto a Valentino Rossi, attraverso Succedeoggi, di appendere la moto al chiodo. Fu un errore, non considerando la “bestia” che è dentro Valentino: il Dottore non smetterà mai. Anche perché è uno che guadagna ancora milioni di dollari (10 in questa stagione) che lui e chi gli sta attorno sanno come far fruttare (magari distraendosi, diciamo così, nel pagare le tasse). Avrebbe vinto il Mondiale se non avesse ceduto, come un ragazzino sciocco e isterico, alla provocazione di Marc Marquez in Malesia. Peggio di lui solo il clan dei mafiosetti spagnoli, Marquez in testa.
9° IL BASKET
Sembrava la volta buona, invece anche questa volta ci ha dato buca. Parliamo della nazionale di basket. Agli Europei è arrivata quinta, un flop. Petrucci, il presidente, ha portato male. L’aveva definita la migliore nazionale di sempre. Ma non basta tenere tre o quattro tipi che giocano nella Nba per essere i più bravi. Bargnani, Gallinari, Belinelli, Gentile (Datome si è infortunato) non hanno mai fatto squadra, colpa anche di coach Pianigiani che ha fatto giocare solo loro. Siamo entrati tra i primi otto poi la Lituania ci ha buttato fuori in malo modo. E rischiamo di saltare un’altra Olimpiade. Anche i tipacci del rugby si danno tante arie in campo e fuori però continuano a buscarle da tutti.
8° IL LOTITOGATE
Forse gli hanno messo la mordacchia. Forse a Roma è un periodo in cui si parla poco (anche Totti si è ammutolito: non una parola – almeno fino a oggi – per dire qualcosa su una Roma ammalata). Sta di fatto che Claudio Lotito non parla da un pezzo. E per uno che, come dice Ferrero, presidente della Samp, «se c’è un matrimonio vuol fare la sposa, se c’è un funerale vuole fare il morto», è davvero strano. A febbraio abbiamo appreso che, chiacchierando al telefono con il direttore generale dell’Ischia (telefonate rubate e passate ai giornali, negli ambienti del calcio si usa così), chi comanda davvero nel calcio italiano è lui, membro dell’esecutivo della Federcalcio e tutor del suo presidente, Carlo Tavecchio, nonché consigliere della Lega. «In Lega non decide Beretta, la maggioranza ce l’ho io… se salgono Carpi e Frosinone fra due, tre anni chi comprerà i diritti tv?». Il sor Claudio voleva fare lui ogni cosa: chi promuovere, chi retrocedere. Perché stupirsi? Il calcio italico è la fotocopia di una nazione ammalata e senza regole, che ha bisogno sempre più di commissari straordinari ovunque dai Comuni alle federazioni sportive. Così lo sporco non si vede. I dirigenti sportivi si comportano e agiscono come molti politici sbracati e truffatori. Che cosa diceva Tavecchio dei giocatori stranieri, dei gay e degli ebrei? Abbiamo un management debole, imbarazzante, maneggione. Un sistema di potere e di interessi sui cui vuole vederci chiaro la Procura di Milano: l’asta dei diritti tv è sospetta, dicono i magistrati. Le società di calcio e la Infront, advisor della Lega Calcio per la vendita dei diritti tv (contratto di sei stagioni con minimo garantito di 5,4 miliardi all’anno) hanno giocato sporco. Sostengono gli accusatori che ci sono stati accordi sottobanco tra i colossi televisivi (Sky, Mediaset) e Lega. E finanziamenti a un paio di club. Non è stato forse Lotito a vantarsi di aver fatto incontrare Murdoch e Berlusconi?
7° POVERA ATLETICA
Se tutto il Paese si è stropicciato gli occhi per la finale Pennetta-Vinci agli Us Open e si è coccolato Paltrinieri come versione maschile della Pellegrini, l’atletica leggera azzurra è sprofondata ai Mondiali di Pechino. Zero medaglie. In più, a fine anno, su piste e pedane si è abbattuto il ciclone dei 26 deferimenti per il pasticciaccio doping sulla mancata reperibilità in caso di controlli. Male è andata anche la stagione della canoa e del judo (che solitamente danno oro alla patria). Ad agosto 2016 ci saranno le Olimpiadi di Rio. L’allarme è più che rosso. Nel frattempo il presidente del Coni, Malagò, e quello del Consiglio, Renzi, sfilano a braccetto, si fanno l’occhietto, spingono per le Olimpiadi in una Roma messa sempre peggio (e Marino non c’è più). Carlo Vittori, il grande maestro di Mennea morto in questi giorni, ha predicato invano su sport e scuola. Si è arreso, deluso da tante chiacchiere. Malagò e Renzi invece ne parlano a ogni passerella.
6° MOURINHO
È caduto anche lui, Mourinho. La peggiore stagione da quando allena. E sì che pochi mesi fa era lì in cima alla Premier League, vincitore con il suo Chelsea. A buttarlo giù ci si è messo anche Claudio Ranieri, che lo ha sconfitto con il suo Leicester. Ranieri, quello «che non sapeva dire nemmeno “buongiorno” in inglese». Ranieri «uno che ha vinto solo una coppetta». Parole del Number One portoghese. Anche queste sono piccole soddisfazioni.
5° BALOTELLI
Sembra Cicchitto: scomparso. D’accordo, si è infortunato ed è stato anche operato. Mario Balotelli, quello che doveva essere il giocatore top del calcio italiano, non esiste più da due stagioni. Il Liverpool se ne è sbarazzato, al Milan non lo hanno ancora visto. Ha detto bene Prandelli – in una intervista a Repubblica – aproposito dei calciatori di oggi: «L’attuale generazione non mette la professione al primo posto. Ai miei tempi, se perdevi una partita mica andavi in discoteca, ti chiudevi in casa mortificato e al martedì t’allenavi con le orecchie basse…».
4° LE MAGLIE
Brutte, kitsch, sgargianti, incomprensibili. Hanno vinto le leggi del marketing ma noi non ci arrendiamo. Il calcio è sempre più spettacolo e sempre meno sport. Dunque, non state a chiedervi se quello è Messi solo perché ha una maglia strana, a strisce orizzontali (e non verticali come da sempre) rosse e blu oppure verticali gialle e rosse. Non cambiate canale se pensate che la squadra in campo non sia l’Inter solo perché nelle strisce neroazzurre, l’azzurro è quasi scomparso. La Lazio è tutta nera, il Manchester è in giallo, la Juve è verde e il Napoli s’è messo il jeans sulle spalle. Signori stilisti, la vostra fantasia ci lascia perplessi. Va bene diversificare il prodotto e conquistare nuovi mercati. Va bene che le nostre squadre del cuore hanno bisogno di tanti quattrini per vincere. È tutto chiaro. Ma perché dovete stingere anche la nostra passione?
3° LA RUSSIA DOPATA
Dunque la Russia ha praticato il doping di Stato. Nell’atletica e forse anche in altri sport. La Russia di Putin come l’Unione Sovietica di Breznev. Ed è in un clima da guerra fredda che scoppia lo scandalo mondiale nello scorso novembre. La Wada, l’agenzia mondiale antidoping, ha presentato i risultati di una inchiesta durata molti mesi sull’atletica leggera russa e ha chiesto alla Iaaf, la Federatletica internazionale, di squalificare tutti gli atleti russi. A Rio de Janeiro, alle prossime Olimpiadi potrebbero non esserci. «Non ci sono prove», la risposta di Mosca. Ma l’inchiesta ha detto anche un’altra cosa: che la Russia potrebbe non essere l’unico paese sospetto di pratiche farmacologiche nello sport. Si parla anche di alcune nazioni africane dove i controlli sono superficiali e manomessi. Sta a vedere che tra non molto chiuderemo lo sport. Intanto continuano a ingannarci.
2° PLATINI
Vedi sotto.
1° BLATTER E LA FIFA
Lo scandalo Fifa è al primo posto della graduatoria 2015. Tutto è cominciato a maggio con gli arresti di Zurigo. 7 alti dirigenti e membri dell’organizzazione, tra i quali l’ex vicepresidente Jack Warner, sono stati arrestati su richiesta della giustizia Usa. L’accusa: mazzette e tangenti per 150 milioni. Qualche settimana fa la sentenza del comitato etico (un aggettivo che suona beffardo in quell’ambiente) della stessa Fifa che ha tolto di mezzo i due compari Blatter e Platini: squalifica di otto anni per corruzione. Viene da chiedersi dove erano questi giudici inflessibili quando le voci di malaffare si moltiplicavano. Questo sistema non è nato con Blatter. C’è un libro pubblicato tre mesi fa da Rizzoli con un pessimo titolo, Omertà, rispetto all’originale The dirty game, cioè Il gioco sporco, che spiega la genesi del male. Andrew Jennings, giornalista investigativo britannico, autore del volume, dimostra con enfasi ma con carte alla mano che tutto ebbe inizio con Joao Havelange, il brasiliano che ha diretto per 24 anni la Federcalcio internazionale. Fu lui a trasformare il calcio tra il 1974 e il 1998 in una industria sorretta dalle tv e dagli sponsor. Era la Isl, l’agenzia che gestiva i diritti tv, che raccoglieva i miliardi del calcio e distribuiva tangenti. Un sistema criminale, secondo Jennings, con dentro mafiosi brasiliani, conti offshore, dirigenti che aspettavano bustarelle e lingotti d’oro, mondiali dirottati su un paese piuttosto che su altri. Così fu per Germania 2006. Così è stato per Russia 2018 e Qatar 2022. Blatter agli inizi faceva il portaborse, ma vedeva e sapeva ogni cosa. Le accuse più pesanti sono arrivate in questi mesi e riguardano la vendita dei diritti tv per i mondiali 2010 e 2014 ai Caraibi: gestione fraudolenta. Poi c’è l’appropriazione indebita che i magistrati svizzeri contestano al grande capo coinvolgendo anche Platini. 2 milioni di franchi svizzeri al francese nel febbraio 2011 per lavori svolti tra il 1999 e 2002. Il pallone è sempre più sporco: va bucato e sgonfiato per ricominciare. Un’impresa quasi impossibile.