Filippo La Porta
Un'autrice da non dimenticare

Adele, la temeraria

Ricordo di Adele Cambria, scrittrice e giornalista capace di unire osservazione di costume e riflessione socio-politica, racconto autobiografico e informazione storica, levità di stile e rigorosa militanza femminista

La scomparsa di Adele Cambria, nel novembre scorso, a 84 anni, ha avuto un’attenzione un po’ distratta da parte di quotidiani e media. Eppure è stata una delle nostre rare scrittrici-giornaliste, fin dal suo esordio – nel 1956 – capace di unire osservazione di costume e riflessione socio-politica, racconto autobiografico e informazione storica, levità di stile e rigorosa militanza femminista (che però nel suo recente Diario di Istanbul – Donzelli 2012 – si scopre indulgente nei confronti delle donne velate), impegno civile e un tocco di amabile svagatezza (ha scritto su innumerevoli testate, dall’Espresso a Paese sera). Aveva interpretato “Nannina la napoletana” in Accattone dell’amico adorato Pasolini, ma non avrebbe sfigurato in una commedia leggera di Lubitsch.

Sempre un po’ eretica e inappartenente (si veda la sua esilarante autobiografia di giornalista: Nove dimissioni e mezzo, Donzelli 2010), ostinata e a volte temeraria, si offrì come direttore responsabile di Lotta continua all’epoca dell’omicidio Calabresi, pur non condividendone molte delle idee (per quel gesto la madre la scomunicò per sempre). L’ho conosciuta tardivamente ma eravamo diventati amici, e mi invitata spesso nella sua fiabesca abitazione a due passi da via Giulia. Potrebbe evocarci un’altra grande giornalista di costume, anche lei impegnata a favore delle cause civili, Camilla Cederna. Ma nelle cose che ha scritto Adele – nel giornalismo, nella narrativa, nel teatro (e perfino per la televisione) – c’è sempre una qualità letteraria preziosa, una prosa attenta e ricca di umori, e poi un fondo meridionalissimo, sensuale, solare e volentieri aperto al mito e agli dei della Magna Grecia (si veda il delizioso In viaggio con la zia, Edizioni del sole 2012, ecco un titolo di commedia!).

adele cambria2Una volta mi raccontò che Pasolini pretese di spiegarle la  ragione segreta dell’eroica resistenza dei trecento soldati alle Termopili. Il punto è che, secondo Pasolini, erano formati da coppie di opliti – i fanti spartani – legati tra loro da un rapporto amoroso, e dunque ciascuno si batteva fino ai denti per difendere il proprio compagno (a me, e pure a Adele, sembra una leggenda metropolitana: ho fatto una ricerca in Rete e queste caratteristiche pare le avesse solo un battaglione di Tebe, ma sono pronto a essere smentito…). Recentemente Adele mi chiese la prefazione a un diario spagnolo, che dovrebbe pubblicare il suo editore di questi ultimi anni, Carmine Donzelli. Un libro bellissimo, impregnato di Andalusia: nel linguaggio, nei colori, nel preziosismo barocco delle immagini, nella fascinazione per i Mori, per Isabella la Cattolica (che non voleva schiavi nel suo regno!) e per la Carmen.

La figura fisica di Adele Cambria conteneva una regalità sommessa: energica e delicatissima, minuscola e infrangibile. A volte era generosa, affabile, altre volte insofferente e improvvisamente indurita – verso le persone che la esasperavano, ad esempio quelle maleducate – perfino dispotica. In lei si esprimeva un Sud gentile e pieno di passioni, incantato e combattivo.

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