Ritratto d'artista
Essere o recitare
«La battuta più difficile da dire in scena? "Ti amo". La libertà cui non vorrei rinunciare mai? Quella di cambiare idea». Il teatro secondo Bianca Nappi
Nome e cognome: Bianca Nappi.
Professione: Attrice.
Età:35.
Da bambina sognavi di fare l’attrice? Sì, ho iniziato a pensarci da piccolissima.
Cosa significa per te recitare?Che domanda difficile! Mi viene da dire che in qualche modo recitare equivale ad esistere; una sorta di ricerca giocosa della verità che c’è in un’emozione, in un gesto, quindi nello stare a questo mondo.
Il tuo film preferito?La signora della porta accanto, di François Truffaut.
Il tuo spettacolo teatrale preferito? (Fatto da te o da altri)In assoluto, credo che uno degli spettacoli più belli e intensi che abbia visto finora è stato Zio Vania con la regia di Lev Dodin; attori meravigliosi e una regia di grandissima autenticità.
Qual è l’attrice da cui hai imparato di più?Ci sono tantissime attrici che ammiro, del presente e del passato; fra quelle con cui però ho avuto occasione di lavorare direi senz’altro Lunetta Savino: una donna speciale e un’attrice fantastica e appassionata.
Qual è il regista da cui hai imparato di più? Da molti anni, in teatro, mi succede di collaborare con Marcello Cotugno, un regista che mi ha aiutata molto a crescere, e che ogni volta riesce a farmi scoprire nuove parti di me che nemmeno pensavo di avere.
Il libro sul comò: In questo momento La ferocia di Nicola Lagioia.
La canzone che ti rappresenta:Probabilmente La collina dei ciliegi di Lucio Battisti; una canzone spirituale ma con una melodia vivace e popolare.
Descrivi il tuo giorno preferito.Mi piace pensare che debba ancora venire e, ovviamente, me lo immagino ricco di sorprese positive!
Prosecco o champagne? Tutti e due, a seconda della circostanza.
Il primo amore, lo ricordi?Come no! All’asilo, un bellissimo bambino biondo di nome Fabrizio; ovviamente non mi filava di striscio.
Il primo bacio: rivelazione o delusione? Rivelazione assoluta.
Strategia di conquista: Qual è la tua? Dipende dalla circostanza, ma in genere non nascondo quello che provo.
Categorie maschili che non ti piacciono? I vigliacchi, i bugiardi cronici, gli inaffidabili.
Classifica per sedurre: bellezza, ricchezza, cervello, humour. Cervello e humor al primo posto, perché alla fine è di quelli che ci si innamora; quindi bellezza e ricchezza.
Il sesso nobilita l’amore? O viceversa? L’amore rende tutto magico e necessario, sesso compreso.
Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti?Sto ancora cercando di capirlo.
Costretta a scegliere: cinema o teatro? Forse il teatro, perché rappresenta una sfida più intensa con te stesso.
C‘è qualcosa che rimpiangi di non avere detto a qualcuno?No, piuttosto rimpiango di essermi aperta troppo a volte con persone che non erano quelle giuste.
Shakespeare o Beckett?Shakespeare senza dubbio!
Qual è il tuo ricordo più caro? Ce ne sono molti, come per esempio i giochi con la mia adorata nonna Rosa.
E il ricordo più terribile? La scoperta della malattia che ha portato via mio padre molto presto.
L’ultima volta che sei andata a teatro, cos’hai visto? Pre Amleto di Veronica Cruciani; un lavoro di drammaturgia molto interessante e attori bravissimi.
Racconta il tuo ultimo spettacolo: Tante facce nella memoria di Francesca Comencini; un viaggio duro e commovente nelle vite di sei donne che hanno vissuto la liberazione di Roma e che sono state coinvolte nell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Perché il pubblico dovrebbe venire a vederlo? Perché rappresenta un documento storico di altissimo valore; Francesca infatti ha montato le vere interviste che queste sei donne, partigiane e familiari delle vittime, diedero molti anni fa allo storico Alessandro Portelli. Nessuna delle parole che viene detta da noi attrici è stata scritta da qualcuno, ma realmente riferita da chi ha vissuto quel periodo terribile e il valore di questo è, a mio avviso, inestimabile.
Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? Non mi è mai capitato di imbattermi in situazioni corrotte, e d’altra parte come attrice tendo a preoccuparmi di altro, come fare al meglio la mia parte e restituire al pubblico quello che si aspetta; se esistono situazioni corrotte, e immagino ce ne siano, credo che debbano necessariamente essere le istituzioni ad occuparsene.
Come e dove ti vedi tra cinque anni? Mi immagino continuare il mio percorso d’attrice, magari con qualche traguardo in più raggiunto, e vivere la mia vita senza mai perdere l’ironia.
La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. La libertà di poter cambiare idea.
Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Che sono un’accanita divoratrice di gialli di quart’ordine, quelli che in genere si vendono nelle stazioni: ne ho una sorta di collezione!
Piatto preferito: Farei prima a dire cosa non mi piace.
Quanto conta la bellezza per un’attrice? Che domanda complicata… Credo che conti avere un certo fascino, un magnetismo capace di creare intorno a te curiosità e interesse. È ovvio che chi è molto bello spesso viene facilitato, ma ti dico anche che conosco donne bellissime che comunque non riescono a fare questo lavoro. Quindi credo dipenda molto da chi sei e da cosa sei capace di offrire al di là della pura bellezza estetica.
C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? Inutile girarci intorno; viviamo in un paese in cui la parità è ancora lontana dall’essere raggiunta e il teatro in questo non fa eccezione, anche se negli ultimi anni qualcosa sta lentamente migliorando.
Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Un paio di volte.
Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? Non so se fossero davvero occasioni, ma sicuramente in qualche circostanza mi pento di non aver insistito.
Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare nel cinema? Cabiria: un ruolo fantastico, così concreto e sognante allo stesso tempo. È uno dei miei personaggi preferiti del cinema in assoluto.
Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare in teatro? Edda Gabbler; ma non escludo che possa capitarmi prima o poi.
Da chi vorresti essere diretta?Al cinema sicuramente da Matteo Garrone, in teatro da registi giovani, che abbiano voglia di sperimentare.
Tre doti che bisogna assolutamente possedere per poter fare l’attrice. Capacità, adattabilità e caparbietà.
Tre difetti che non bisogna assolutamente avere per poter fare questo mestiere. Essere presuntuosi, che può costare assai caro, essere pigri ed essere inaffidabili.
Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Smetterebbe di guardarsi allo specchio e sarebbe un problema fatale.
Gli alieni ti rapiscono e tu puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Fare un tuffo indietro nel passato, nell’antica Roma per esempio.
La frase più romantica che ti sia capitato di dire in scena. «Ti amo», ed è forse una delle frasi più difficili da “recitare” bene.
La frase più triste che ti sia toccato di dire in scena.«Le brigate rosse si richiamavano alla Resistenza e questo mi è sembrato subito un tragico malinteso»; è una battuta del mio personaggio, Marisa Musu, in Tante facce nella memoria; esprime molto bene un momento tristissimo della storia d’Italia.
Mai capitato di dimenticare una battuta? Che succede in questi casi?
Sì, qualche volta può succedere e il segreto credo che sia andare avanti, senza lasciarsi prendere dal panico del momento. Se poi hai un partner di scena che abilmente ti riporta sulla giusta via, allora può diventare addirittura divertente.
Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? Sarebbe già un gran privilegio essere ricordata.
Hai mai litigato con un regista per una questione di interpretazione del personaggio?No, ma certamente dei confronti ci sono stati. Tendo però ad allinearmi il più possibile alle idee del regista con cui lavoro, perché in fondo è lui ad avere la visione totale di quello che succede in scena e non è detto che quello che sente un attore in un preciso momento sia utile alla composizione del tutto.
Se potessi svegliarti domani con una nuova dote, quale sceglieresti? Vorrei saper cantare come Whitney Houston!
Se potessi scoprire la verità su te stessa o sul tuo futuro, cosa vorresti sapere? Credo nulla.
Se sapessi di dovere morire, che cosa cambieresti nella tua vita? Avrei voluto vivere i miei vent’anni con più spensieratezza, invece sono stati anni turbolenti, anche psicologicamente. Quindi credo che cambierei quella fase lì della mia vita, la renderei più scanzonata e rischierei di più.
Che cosa è troppo serio per scherzarci su? Tutto e niente; credo dipenda sempre dalla circostanza.
Progetti futuri?Sto girando una commedia sofisticata e divertente, La mia famiglia a soqquadro; si tratta dell’opera prima di Max Nardari e io sono Anna, una donna che dopo aver sacrificato le sue ambizioni per il matrimonio, decide di riprendersi la sua libertà. In teatro invece sarò in scena per il terzo anno con uno spettacolo che consiglio veramente a tutti, Some girl(s) di Neil LaBute, con la regia di Marcello Cotugno. Quindi proseguirò la tournée di Tante facce nella memoria, di Francesca Comencini.
Un consiglio a una giovane donna che voglia fare l’attrice. Ad una giovane donna che voglia diventare un’attrice suggerisco innanzitutto di mettersi alla prova quanto prima e di analizzarsi schiettamente, per capire se ha davvero l’attitudine per questo lavoro, che è anche un modo di essere e di vedere il mondo. Quindi consiglio di non mollare mai, di studiare, e infine di affidarsi alla sua buona stella!