Due Italie a confronto
L’eco del dolore
Quanto contrasto tra il vuoto di idee e prospettive dei nostri tempi e le parole pronunciate dalla famiglia Solesin al funerale di Valeria. Una lezione da non dimenticare
Anche se le parole sono state riportate dai media, riproporle in Succedeoggi, testimone civile dei nostri giorni, aiuta – spero – a far sì che l’emozione del momento non lasci spazio all’oblio successivo. Custodire la memoria di ciò che è stato detto il giorno 24 novembre, protegge dagli effetti nocivi delle celebrazioni mediatiche e della morchia di cui sono rivestiti molti hashtag e post. Il funerale di Stato di Valeria Solesin in Piazza San Marco a Venezia, ha superato la dimensione dell’ufficialità, trasformandosi in una lezione di civiltà della tolleranza, del rispetto, della responsabilità in una comunità libera. È accaduto per merito dell’esempio donato da una famiglia abbattuta dal dolore per l’assassinio di Valeria Solesin. E nulla, meglio delle parole che i genitori e il fratello hanno usato, può testimoniarlo con maggiore forza.
Ma prima di riproporle, quelle parole, voglio soffermarmi su un passaggio. Nell’affrontare le ultime frasi, lette davanti ai molti presenti in Piazza, la voce di Alberto Solesin ha avuto un’esitazione, un abbassamento, un tremito, nel dire:«Infine un pensiero per lei… per Valeria». Alla commozione che stava per sommergere le ultime frasi, la moglie Luciana Milani, che si teneva al suo braccio sinistro con la sua mano destra, ha reagito stringendolo ripetutamente, e la voce è ripresa, si è innalzata per pronunciare l’ultimo saluto alla figlia e ai figli della nostra generazione, che vivono già l’Europa come la loro primaria dimensione. Temo che gliela stiamo consegnando così preziosa, eppure ancora fragile e debole: se è di qualcuno, quell’Europa è loro. E li ha invitati a non arrendersi.
Questo verbo ha chiuso il saluto a Valeria. E i loro volti, di Alberto, di Luciana e di Dario che non nascondeva il suo pianto, si sono stagliati per un momento che mi è parso rallentasse il trascorre del tempo. Mi è parso che avessero scalato una vetta ardua, superando il limite delle forze, e che dalla cima avessero visto un orizzonte di dolore che li attendeva ancora più grande, grande più della folla, attonita testimone di quello sgomento.
* * *
«Quello che a me preme, e anche a mio marito, è un ricordo di nostra figlia, che era una persona meravigliosa. Se questo ricordo può essere diffuso, questa è l’unica cosa che ci preme. Porteremo sempre nel cuore nostra figlia nel suo essere figlia e anche persona, cittadina, studiosa. Potrei parlare delle mille sfaccettature … era una persona meravigliosa e ci mancherà molto e mancherà, potrei dire, anche al nostro paese… Poi era simpatica, spiritosa, …ha lavorato con i barboni della metropolitana di Parigi per un periodo, quando, appena arrivata, voleva integrarsi in questa città non tanto facile. Aveva trovato questo modo di conoscere: era una persona che voleva conoscere e aveva una grossa spinta etica, morale, perché le cose andassero bene, funzionassero…» (Luciana Milani, TGR ,15 dicembre 2015).
* * *
«Ho preferito ricordarla come l’avevo vista una settimana prima, nella casa nuova: 35 metri quadrati nell’XI arrondissement, lei e Andrea si erano appena trasferiti, prima vivevano in venti. Gli scaffali li avevano fatti con i bancali della frutta fresca presi nel supermercato dove lavora lui. L’ultima sera che siamo stati insieme abbiamo dormito nello stesso letto, emarginando Andrea che si doveva svegliare presto per andare a lavorare. Poi di mattina Valeria mi ha svegliato e mi ha preparato il caffè, come una mamma». (Dario Solesin al Corriere della Sera 24 11 2015)
* * *
«Buon giorno a tutti. Assieme a tutti i presenti in questa piazza, assieme a chi ci ascolta, desidero inviare un pensiero a tutte la famiglie che in questo momento in Francia e in numerosi altri paesi in Europa e non solo, cercano come noi di superare il dolore della perdita di un figlio, una figlia, un congiunto, un amico, un amore. Lo straordinario sentimento di vicinanza, di stima, di affetto che mio figlio, mia moglie ed io abbiamo vissuto in tutti questi giorni acerbi, prima a Parigi poi a Venezia, richiede di rivolgere ora a tutte le altre vittime lo stesso senso di umana partecipazione. Ringrazio i rappresentanti delle religioni, cristiana, ebraica, musulmana, presenza congiunta in questa piazza, simbolo del cammino comune degli uomini nel momento in cui il fanatismo vorrebbe nobilitare il massacro con il richiamo ai valori di una religione. Ringrazio il Presidente della Repubblica che ha voluto, con la sua presenza, dare un segno di unità nazionale. Ringrazio le istituzioni di questo paese, il ministro che qui è presente, il sindaco di questa città, i suoi collaboratori e funzionari che in questi giorni ci hanno accompagnato. Un nostro pensiero va in particolare alla unità di crisi della Farnesina e alle autorità diplomatiche in Parigi, non solo per l’aiuto accordatoci, ma anche per l’umanità e la sincera personale partecipazione con cui hanno realizzato il loro compito. Saluto l’ambasciatore di Francia, paese che ha accolto mia figlia sette anni or sono, spinta dalla curiosità del mondo, paese nel quale aveva iniziato a definire il suo progetto di vita. Ringrazio soprattutto i cittadini che negli ultimi due giorni hanno manifestato così in tanti il loro affetto e commozione portando un fiore o un saluto. Voglio ancora ricordare, poi, tutti gli amici che in questi giorni ci son stati attorno ,ci hanno accompagnato, ci hanno accompagnato per superare i momenti più duri.
«Infine un pensiero per lei, per Valeria. Ripensandola, non voglio isolare la sua immagine dal contesto in cui ho visto lei viveva in Parigi, l’università, l’INED l’Istituto Nazionale di Studi Demografici, i bistrò, le birrerie dove amavano incontrarsi tante ragazze e ragazzi come Valeria, gioiosi, operosamente rivolti ad un futuro che tutti, mi pare , assieme a lei vogliono migliore. Qualcuno ci dice, ci ha detto in questi giorni, che la nostra famiglia ha rappresentato un esempio di compostezza e dignità. Mi è capitato di sentire parole tali, quasi che noi potessimo rappresentare un esempio per molti. Se questo è appena lontanamente vero, questo era dovuto. E’ dedicato a tutte le Valerie e Andrea che lavorano, studiano, soffrono e non si arrendono. Un ultimo pensiero prima di chiudere a mio figlio Dario che ha perso, oltre che una sorella, un riferimento che dovrà ora ritrovare in se stesso, e ad Andrea, il compagno di mia figlia, che so tra quelli che non si arrendono». (Alberto Solesin, Piazza S. Marco, 24 11 2015).