Furio Terra Abrami
Tutti gli eccessi di un rito

Il santino di Pasolini

Le celebrazioni per il quarantennale hanno trasformato uno scrittore arrabbiato in un'icona compiacente: ciò che a Pasolini avrebbe detestato con furia

Il 2 Novembre è ricorso il quarantennale della morte di Pasolini. Forse la cosa è sfuggita a qualcuno? Possono esserci persone che sono riuscite a sottrarsi al profluvio ininterrotto ed encomiastico della ricorrenza? Ne dubito proprio, anzi sono quasi sicuro di no. Proprio secondo le sue – oramai un poco datate – intuizioni, la pervasività dei mass madia ha messo in scena una delle più stucchevoli e poco sopportabili commemorazioni ufficiali che si potessero immaginare. Non c’è stato luogo istituzionale o organo di riflessione oppure mezzo di comunicazione che non si sia, abbondantemente e con compresa serietà,  occupato della cosa e non abbia lanciato in alto i suoi peana laudativi, fino alla banalizzazione più sgradevole e, quel che è peggio fino alla distorsione beatificante a un passo, anzi, implicitamente dentro, alla falsificazione vera e propria.

Tutti, tutti, tutti si sono occupati di questa ricorrenza, i racconti, gli aneddoti, le interviste, le riflessioni, le citazioni, le letture, l’esegesi, gli omaggi, le leggende, tracimavano – e continuano a farlo – da tutte le parti : ora la radio al mattino presto,  oppure a sera, o di giorno, la televisione (per chi ce l’ha ), i giornali, una massa sterminata di articoli su carta stampata, nella rete, continue manifestazioni pubbliche in teatri, in luoghi istituzionali di cultura , nei cinema… Neanche Succedeoggi, la testata che ospita questa riflessione, ovviamente, si è sottratta al coro.

Ora non è mai gradevole parlare male di uno scrittore, non mi piace, e in ogni caso è sempre molto più creativo e accende molto di più, il parlarne bene: il riconoscere il nostro debito di gratitudine per ciò che l’artista (sia esso poeta o pittore o scrittore o che altro) ci ha donato. Quindi  vorrei che fosse chiaro che non sto “parlando male “ o criticando lo scrittore o l’uomo Pasolini. Ma Pier Paolo Pasolini è stato uno scrittore complesso, difficile (a onta della sua apparente e ricercata “facilità”). Non solo: come se non bastasse questo, anche il suo essere uomo e la sua vita stessa sono stati complessi, difficili, controversi, contraddittori:  e certo la sua propensione per lo scandalo e la drammaticità non chiariscono né semplificano le cose. No. Non è mia intensione in questa brevissima sede d’affrontare discorsi molto più ampi e profondi che, comunque la si pensi,  lo scrittore merita e necessita.

Però una cosa bisogna pure che venga detta e che qualcuno la dica, una cosa di cui sono sicuro: il primo ad essere inorridito, disgustato e rivoltato da questa valanga di incensamenti, da questa vera e proprio creazione di un santino da portare con sé e poi mostrare con compiacimento in pubblico, sarebbe stato proprio lui. Lui che detestava e comunque guardava con diffidenza e anti-patia ogni commemorazione, avrebbe scritto probabilmente articoli di fuoco o di (mite s’intende!…) denuncia per uno spettacolo di tale insopportabile appiattimento di massa.

Guardavo l’altra sera il pubblico radunatosi per celebrarlo e commemorarlo, pubblico che partecipava compunto, serio e tutto compreso in uno di questi appuntamenti… guardavo questi giovani, così compenetrati nella profondità dell’evento e della celebrazione. Un pubblico beato, incantato e pieno di sé e della propria “culturalità”… Ecco, costoro erano proprio il risultato di ciò che Pasolini – a mio parere s’intende – più detestava… anzi di più: il risultato di ciò che, a torto o a ragione, più odiava e che più ha combattuto nella sua vita.

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