Ambientalismo truccato
La fine del diesel
Lo scandalo dei controlli manomessi dalla Volkswagen è destinato a cambiare radicalmente i consumi di energia. Condannando il Diesel. Ma chi ricaricherà le auto elettriche?
Lo scandalo che sta travolgendo la Volkswagen e che si ripercuote su tutta l’industria automobilistica tedesca, con probabili riflessi anche sullo stesso governo Merkel, accusato dai Verdi tedeschi di essere a conoscenza della truffa, potrebbe segnare una svolta epocale anche per l’ambiente.
Fino agli Anni Settanta i motori diesel, lenti e pesanti, erano considerati poco adatti alle automobili e solo qualche modello Mercedes e Peugeot ne era dotato. Fu proprio la Volkswagen a lanciare la prima Golf d, con un motore diesel piùleggero, dai consumi ridotti rispetto a un equivalente a benzina e a dare una nuova vita a questo propulsore. In breve, tutte le maggiori case automobilistiche europee hanno offerto i loro modelli anche in versione diesel e in quarant’anni questo tipo di automobili ha conquistato la metàdel mercato del vecchio continente. Questo successo èdovuto al consumo inferiore di circa il trenta per cento rispetto all’equivalente a benzina, cosa che èdiventata molto importante nella scelta di un autoveicolo con lacostante crescita del prezzo dei carburanti.
Il motore diesel peròsolo da pochi anni era riuscito a scrollarsi di dosso la fama di motore “sporco”, che inquinava piùdel fratello a benzina piùvorace. Grazie all’adozione di nuovi sistemi di iniezione del carburante e con lo sviluppo dell’elettronica, il diesel sembrava ormai diventato un motore “pulito”, anche se non tutti ne erano convinti. I costruttori giapponesi, ad esempio, hanno preferito sviluppare la propulsione ibrida (un motore a benzina accoppiato a uno elettrico) per ottenere lo stesso risultato di riduzione dei consumi. Anche gli automobilisti americani hanno guardato sempre con diffidenza le auto a gasolio, pure grazie ai prezzi della benzina sicuramente piùcontenuti, rispetto a quelli europei.
Ma il motore diesel ha un altro vantaggio su quello a benzina: abbiamo visto che a paritàdi prestazioni il motore diesel consuma meno di quello a benzina e quindi emette una minor quantitàdi CO2, il famigerato gas serra responsabile del riscaldamento globale. Ciòpermetteva ai modelli della Volkswagen incriminati di rientrare nei limiti di emissioni di CO2 imposti in molti stati USA. Per gli altri elementi inquinanti, contenuti nei gas di scarico e in particolare gli ossidi di azoto, era l’elettronica truccata che aiutava a passare i test di omologazione.
Mentre èfacile prevedere come reagiràil consumatore americano a questo scandalo, visto l’atteggiamento rigoroso che ha da sempre verso chi mente e trucca le carte e data la nota diffidenza verso il diesel, piùcomplessa appare la situazione europea.
Anche qui infatti si puòprevedere una forte diffidenza nei confronti delle automobili a gasolio, vista la crescente coscienza ambientale del consumatore europeo, mitigata in parte dal vantaggio economico del propulsore diesel.Lo scandalo obbligheràperòle autoritàeuropee a imporre controlli piùrigorosi sulle emissioni con conseguenze sulle prestazioni del diesel e quindi diminuzione del vantaggio sul motore a benzina.
Insomma la fine del motore diesel èmolto vicina. Le case automobilistiche – prima fra tutte la Volkswagen se vorràuscire dalla tremenda crisi che inevitabilmente la colpirà–dovranno rivedere i loro piani di sviluppo e dare impulso alla produzione di nuovi modelli con motori puliti ibridi e soprattutto elettrici.
Non dimentichiamo che le auto elettriche, che di per sé sono pulite perchénon emettono gas di scarico, hanno bisogno di energia elettrica per la ricarica delle batterie. Se questa accresciuta domanda di energia non venisse soddisfatta sfruttando fonti rinnovabili ma bruciando piùcombustibili fossili, non si otterrebbe alcun beneficio a livello globale sulla riduzione delle emissioni di gas serra. In definitiva perchél’automobile elettrica possa contribuire sostanzialmente al miglioramento dell’ambiente, rendendo finalmente respirabile l’aria delle nostre metropoli, si deve diffondere di pari passo con le energie rinnovabili.