Riletture postume: Sándor Márai
Le verità di Márai
“La donna giusta” è un romanzo che scompone la storia nelle varie sfaccettature di chi la vive. Un gioco letterario che punta a rappresentare l'irrappresentabilità della realtà
La donna giusta di Sándor Márai, letto nella versione cartacea dell’Adelphi (444 pagine, 19 euro), è un libro che si presta a molteplici chiavi di lettura già ad iniziare dalla struttura dell’opera, comunque non nuova. Un’unica storia analizzata da diversi punti di vista dove ognuno dei personaggi dà la sua “versione”. Immaginate un cadavere sul tavolo autoptico con dottori di varia estrazione specialistica che eseguono l’autopsia. Ognuno porrà attenzione particolare alla sua branca medica, ne verrà fuori un referto comunque condizionato dal punto di vista del singolo dottore con il risultato che nulla sarà certo e definitivo. In fin dei conti non esiste una verità unica, come ci è stato insegnato. Sándor Márai in questo è molto bravo, confonde le acque, le tesi, lo svolgimento e poi il lettore, se può, ne tragga la sua personale convinzione, Ricrei la storia d’amore, la ricerca della donna giusta, se esiste, con i dati, le sensazioni che gli sono stati forniti. Limitarsi, comunque, a parlare del libro come se fosse solo una storia d’amore è riduttivo, nelle storie narrate, perché alla fine saranno quattro, c’è di tutto anche perché l’azione si dilata nel tempo e in epoche diverse cosa che ha spinto poi Sándor Márai a scrivere l’epilogo che sposta l’azione, l’ambientazione al di là dell’oceano.
C’è il conflitto di classe, la borghesia ungherese pre e post seconda guerra mondiale la fa da padrona e viene sottoposta a critica dall’autore, c’è la critica all’ordinamento sociale che è cambiato, alla struttura della famiglia, alle convenzioni che bloccano i rapporti o almeno li influenzano con i piccoli o grandi scandali veri o presunti che assumono tale veste a seconda della morale del tempo. Come c’è la critica al nuovo ordinamento con l’avvento del comunismo e che avrà una parte importante nell’epilogo della storia.
Inizia tutto con un incontro casuale in una pasticceria del centro di Budapest. È li che Marika vede il suo ex marito, Peter, e ciò dà il via alla sua lunga narrazione ad un’amica della sua storia d’amore ormai finita da tempo. Una dissezione del perché il matrimonio sia andato in fumo. Delle convenzioni borghesi che lo hanno rinchiuso in un freddo rapporto con un uomo incapace di dimostrare il proprio amore fino a che Marika non scopre casualmente nel portafoglio del marito un indizio di una storia diversa. E sarà poi Peter, dopo aver visto all’interno di un bar l’altra a raccontare il suo punto di vista ad un amico, a cui Sándor Márai non dà spazio e voce così come avvenuto con l’amica di Marika, il suo punto di vista, la sua versione. Arriva la guerra e la storia si trasferisce in un piccolo albergo di Roma dove l’altra, Judit, in un monologo rivolto al suo nuovo uomo, racconta la sua storia. E anche qui nuovi particolari spostano l’attenzione confondendo ancor più le cose e chiarificando rapporti rimasti in secondo piano. Principalmente quello con lo scrittore Làzàr amico di Peter che ritroviamo in ogni sezione del libro. Tutto si conclude al bancone di un bar newyorkése dove un barman, il batterista muto dell’albergo di Roma, chiude il cerchio raccontando la sua personale interpretazione della storia.
Mentre le prime due parti a tratti risultano un po’ pesanti in alcuni passi, la terza, quella della cameriera Judit, e l’epilogo del batterista risultano più vivi, più coinvolgenti. Cambia lo scenario con l’introduzione della guerra, delle difficoltà nel sopravvivere, l’avvento dei comunisti, la fuga del bel giovane batterista a cui i nuovi padroni dell’Ungheria chiedono di collaborare, tutte cose che rendono la scrittura di Marai molto più interessante.
A questo punto individuare la donna giusta, meglio sarebbe dire il partner ma quando Sándor Márai ha scritto il libro certe sensibilità ancora non si erano sviluppate, sembra veramente il problema minore in mezzo alle contraddizioni, agli scontri di classe, alle lotte sociali in cui le storie dei singoli si sviluppano. Troppe variabili indipendenti per cercare il partner giusto con schemi studiati a tavolino. Resta il dubbio, a fine lettura, di una non alta considerazione della donna da parte di Sándor Márai.