Radiografia del terrorismo/15
Il profeta dell’odio
«Gli ebrei e gli americani hanno inventato il mito della pace sulla terra. Questa è una favola». Breve storia di Osama bin Laden, l'uomo che ha trasformato la violenza e la sopraffazione in una missione
Nel 1996 lo sceicco Osama bin Laden, che partecipò alla guerra afghana contro l’Unione Sovietica, si trasferì di nuovo dal Sudan all’Afghanistan. Questo cambiamento gli offrì la prima opportunità di costruire qualcosa che potesse essere definita come un’organizzazione terroristica. Effettivamente, dal 1996 al 2001, fu formato qualcosa che si avvicinava molto ad un gruppo organizzato che, però, faceva ancora capo ad un numero ridotto di militanti. Grazie ad una serie di fatti storici operanti a suo favore, bin Laden fu in grado di tradurre in realtà la sua idea di organizzazione terroristica islamica e in questi cinque anni definì la struttura di Al Qaeda.
All’Università Re Abdul Aziz, a Gedda, ad insegnare Studi islamici a Osama bin Laden fu Muhammad Qutb, che influenzò molto la visione del giovane. Nonostante fosse più moderato del fratello Sayyed Qutb, noto ideologo dell’Islam radicale, Muhammad condivideva con lui la convinzione che l’Occidente soffrisse di una grande povertà spirituale.
Del carattere di Osama bin Laden si conosce meno di quanto comunemente si creda. Nato a Riyadh, in Arabia Saudita, diciottesimo di cinquantadue figli in una famiglia di quattro mogli e numerose concubine, Osama era il solo figlio di sua madre. Suo padre, facoltoso uomo d’affari specializzato in grandi progetti edilizi, veniva dalla Hadhramaut, una regione nel protettorato di Aden, oggi Repubblica dello Yemen, che è stata per lungo tempo coinvolta in traffici internazionali. Sua madre era una siriana, che divorziò da suo marito poco dopo la nascita di Osama. Si dice che Osama abbia sofferto per il basso status riconosciuto dalla famiglia a sua madre, e implicitamente a lui. Si dice anche che, cresciuto nel lusso, bin Laden abbia vissuto la vita del playboy durante la sua giovinezza, godendo da studente delle libertà del Libano e comprandosi una Mercedes color giallo canarino, con interni arancione scuro, aria condizionata, una centralina elettronica per la navigazione e finestrini a comando elettrico.
L’attendibilità di queste voci è difficile da accertare. Ciò che sembra chiaro è che bin Laden, come molti islamici radicali, ha reagito duramente contro l’edonismo e l’individualismo della vita occidentale. Vivendo per un certo periodo a contatto con la cultura libanese, in gran parte occidentalizzata, coltivò il disprezzo per i valori secolari. Al suo ritorno in Arabia Saudita subì una sorte di conversione e si riavvicinò all’Islam. Egli sin dall’inizio concepì la lotta contro l’Occidente come uno scontro militare.
Al Qaeda viene dalla radice araba qaf-ayn-dal. Può indicare una base, come il “campo base” o nel senso di “sede”, un fondamento, come quello che sta sotto un edificio, o un piedistallo che sostiene una colonna. Può significare lo strato più ampio di una nube del tipo chiamato cumulonembo. E, fondamentalmente, può anche indicare un precetto, una norma, un principio, una massima, una formula, un metodo, un modello. Per Osama e i suoi sostenitori, Al Qaeda contiene in sé questi due aspetti: è il fondamento della diffusione della religione islamica e, allo stesso tempo, il metodo d’azione. Il motivo della scelta del nome Al Qaeda viene illustrato dallo stesso bin Laden in un’intervista trasmessa da Al Jazeera nell’ottobre 2001: «Il nome di Al Qaeda è molto vecchio. Esso fu utilizzato nonostante nessuno l’abbia mai veramente scelto. Il compianto Abu al Ubaida Banshiri (un attivista egiziano, affogato nel Lago Vittoria nella primavera del 1996, mentre stava organizzando cellule per una rete nell’Africa orientale, ndr) aveva creato una base militare per educare i giovani nella battaglia contro il terrorismo sovietico. Questo campo di addestramento si chiama “la base” (Al Qaeda). E il nome si dilagò. Noi siamo i figli di un’unica nazione (ummah), che si estende dal Medio oriente alle Filippine, Indonesia, Malaysia, India, Pakistan, fino ad arrivare in Mauritania».
Bisogna evitare di vedere Al Qaeda, anche al momento della sua massima strutturazione nel 2001, come un’organizzazione terroristica coerente e articolata con cellule ovunque o presumere che abbia assorbito nella propria rete tutti gli altri gruppi. Il gruppo di Osama bin Laden era solo uno dei numerosissimi organismi dell’Islam radicale operanti in Afghanistan a quel tempo, tanto che il gruppo di Al Qaeda non veniva identificato espressamente da nessuno.
Nella struttura del jihad, nessun seguace di Al Qaeda intende le vittime come “innocenti”. Gli ebrei sono i bersagli preferiti, non solo in riferimento allo Stato di Israele o alla politica del governo israeliano ma in un ontologico, essenziale senso. Pertanto, nell’ottobre 2001 quando il giornalista Tayseer Alluni chiese a bin Laden se fosse d’accordo con il concetto di scontro di civiltà, ricevette questa risposta: «Assolutamente sì. Il Corano lo afferma chiaramente. Gli ebrei e gli americani hanno inventato il mito della pace sulla terra. Questa è una favola. Tutti loro hanno condotto i musulmani verso un massacro. E il massacro continua. Noi difendiamo noi stessi, loro ci chiamano terroristi. Il Profeta disse: “L’Ora non arriverà fino a quando i musulmani combatteranno gli ebrei e li uccideranno”. Quando un ebreo si nasconde dietro una roccia o un albero, esso dirà: “O musulmano, o servo di Allah! C’è un ebreo dietro di me, vieni e uccidilo!”. Quelli che reclamano che ci sarà una pace duratura tra noi e gli ebrei sono non credenti poiché essi sono in disaccordo con il Libro e i suoi contenuti».
Dal 1996 al 2001 Osama bin Laden riuscì a costruire il cosiddetto «nocciolo duro di Al Qaeda». Egli riuscì ad attirare, oltre a una decina di compagni che stavano con lui fin dai tardi anni Ottanta, molti fra i più eminenti militanti attivi in tutto il mondo. Fu un successo fondamentale per il futuro sviluppo della rete terroristica. Insieme, quegli uomini formarono il nucleo del progetto Al Qaeda e il cuore della capacità operativa di Al Qaeda. L’Afghanistan tra il 1996 e il 2001 era un ottimo luogo per i militanti che per anni avevano cercato di mobilitarsi ed entrare in azione, lottando sia contro i servizi segreti dei propri paesi, sia con «organizzazioni di monopolio internazionale» come la Cia. In Afghanistan il personale, la conoscenza, le idee e perfino il contante erano a disposizione dei militanti. Bin Laden e i suoi associati gestivano un intero reparto.
Al momento degli attentati dell’11 settembre bin Laden e i suoi più stretti collaboratori erano stati in grado di richiamare e assicurarsi la fedeltà di circa cento individui fortemente motivati, provenienti da tutto il mondo islamico, in possesso di competenze fondamentali. Una parte considerevole di questi uomini era costituita da veterani della guerra contro i sovietici in Afghanistan e molti avevano preso parte a combattimenti in Bosnia, Cecenia, Algeria o Egitto. Una volta in Afghanistan questi uomini, esprimendo fedeltà a bin Laden, agivano come addestratori e amministratori e, occasionalmente, venivano mandati all’estero per compiere opera di reclutamento per il gruppo dello sceicco.
Il secondo elemento di Al Qaeda, nel periodo 1996-2001, coinvolgeva le decine di altri gruppi islamici militanti in tutto il mondo che, in qualche modo, erano legati a bin Laden e ai suoi associati. Sarebbe, quindi, errato etichettare tutti i gruppi locali con il nome di Al Qaeda poiché sminuirebbe gli specifici fattori locali che hanno portato al loro emergere. Bin Laden non ha mai sequestrato giovani per sottoporli ad un’opera di indottrinamento. I giovani che sono affluiti in Afghanistan per cercare addestramento militare e, soprattutto, terroristico, lo facevano per libera scelta. La disciplina era rigida ma chiunque volesse andarsene poteva farlo. La maggior parte dei volontari, del resto, si era consacrata alla causa islamica ben prima di raggiungere i campi di addestramento. I compagni di bin Laden trascorsero molto tempo selezionando le tante richieste di assistenza per scegliere quali accogliere. Le richieste di denaro, esperienza, consigli e altro supporto logistico arrivavano da ogni luogo, dal Marocco alla Malaysia. Non si chiedevano aiuti per costruire moschee o campi profughi, bensì per compiere attentati a base di bombe, assassini e stragi su larga scala. Queste richieste provenivano da giovani che dedicavano gran parte della loro vita alla frangia estrema della militanza islamica. Essi, pur non facendo parte fisicamente di Al Qaeda, ne condividevano pienamente la visione del mondo, parlavano la stessa lingua.
La capacità di bin Laden di unire gruppi e richiamare sotto la sua bandiera militanti esperti e giovani volontari, dipendeva dalle risorse che era in grado di offrire. Con la perdita delle sue basi in Afghanistan alla fine del 2001 e l’attenzione delle forze di sicurezza americane, pachistane e di altri paesi, quelle risorse quasi sparirono. Il nocciolo duro di Al Qaeda si smembrò e con essa buona parte del potere dello sceicco. Alcuni dei militanti esperti che si erano trovati in territorio afghano tra il 1996 e il 2001 sfuggirono alla cattura o alla morte e sono ancora vivi, ma alcuni di essi sono stati resi non operativi.
Al Qaeda non si sciolse dopo il 2001. Ne è dimostrazione una notizia pubblicata nel febbraio 2006 sui giornali di tutto il mondo che non solo dimostra come Al Qaeda alcuni mesi dopo l’attacco americano fosse ancora ben organizzata, ma anche come la struttura organizzativa di reclutamento fosse più moderna di quanto si potesse pensare. Dai documenti del West Point Combating Terrorism Center, Centro Studi dell’Accademia militare USA, attraverso un’accurata analisi delle carte sequestrate all’organizzazione di Osama bin Laden, si rileva un testo molto suggestivo: un vero e proprio contratto di lavoro. In questo documento, accompagnati da versi del Corano, vengono illustrati diritti e doveri, ferie, stipendio e missione del «gruppo islamico dedito al jihad». Il contratto è datato 20 marzo 2002, dunque, è redatto cinque mesi dopo l’invasione americana dell’Afghanistan, quando Al Qaeda era pienamente operativa.
Il 2 maggio 2011, nel corso della cosiddetta Operation Neptune Spear, Osama bin Laden fu ucciso in Pakistan dall’esercito americano. Dopo la sua morte, il potere direttivo passò nelle mani di Abu Musab al Zarqawi, che aveva già sfidato apertamente la leadership storica di Al Qaeda, accendendo l’antico e sanguinoso conflitto tra sunniti e sciiti e aprendo le porte all’ISIS.