Lettera dall'Inghilterra
Londra in bilico
Si vota in Gran Bretagna. Per la prima volta dopo molti anni, il risultato non è scontato. Si parla più di immigrazione che di Europa, ma il vero scontro è su scuola e sanità
Mentre in Italia l’Italicum è legge, tra polemiche, controversie e reciproche accuse, anche la Gran Bretagna si prepara al voto: le elezioni britanniche sono fissate per domani, 7 maggio quando i sudditi di Sua maestà sono chiamati a eleggere il 56° Parlamento della storia inglese. I leader dei principali partiti si sfidano a colpi di botta e risposta su temi caldi che animano le pagine dei giornali e le conversazioni più impregnate: immigrazione, economia, occupazione sono tutti all’ordine del giorno nei manifesti e nei discorsi elettorali. I toni sono sicuramente accesi, dalla satira al cattivo gusto: il candidato Tory Craig Whittaker è per esempio nel mirino delle polemiche per aver tweettato l’articolo di Richard Littlejohn apparso sul DailyMail: «Trust Labour? I’d rather trust Jimmy Savile to babysit» («Fiducia nei Labouristi? Avrei piuttosto fiducia in Jimmy Savile come babysitter»). Jimmy Savile era un noto disc-jockey e conduttore britannico poi accusato di pedofilia e abusi sessuali.
David Cameron, leader dei Conservatori e attuale primo ministro inglese, è deciso più che mai a non abbandonare le comode stanze di Downing Street. In fatto d’immigrazione, la sua linea è stata chiara, se pensiamo alle sue dichiarazioni dopo il vertice straordinario UE a seguito delle ultime tragedie nel Mediterraneo: va bene i soldi e le navi, ma niente asilo politico. Il tormentato tira e molla tra l’Inghilterra e l’Unione Europea sembra essere invece passato in secondo piano: proprio per lui, David Cameron, che aveva promesso un referendum per dare un messaggio forte, lui che aveva lanciato un aut aut alle richieste finanziarie di Bruxelles. Acqua passata!
Sull’ala opposta, è il leader del Labour Party Ed Miliband. Negli scorsi giorni ha apertamente sfidato il partito Tory in materia di sanità, accusando Mr. Cameron di non essere stato chiaro su quello che succederà al Sistema nazionale inglese dopo le elezioni. La recente intervista con il conduttore radiofonico Russell Brand sembra essergli valsa una discreta notorietà. Pubblicata sul canale Youtube di Brand, fa notare The Guardian, l’intervista ha avuto più di 500.000 visualizzazioni, mentre sul canale Youtube dei Labour solo 28.000. Strategia vincente per parlare ai giovani, spesso dimenticati da un sistema politico vecchio e superato, e guadagnarsi così preziosi voti last-minute?
Nel frattempo, Nick Clegg, capopartito dei Liberal-democratici e vicepremier in carica, sembra essere cosciente della propria posizione di non-favorito e della necessità di una coalizione post-elezioni, che potrebbe essere tanto con i conservatori come con i laburisti. Uno dei più convinti politici filo-europei, ha recentemente ammesso però che sarebbe pronto ad accettare un referendum sull’Unione Europea se il partito Tory gli venisse incontro in materia di scuola e stipendi.
E poi c’è l’Ukip, che cavalca l’onda degli ultimi successi alle elezioni locali e, soprattutto, in quelle europee nel maggio 2014 dove guadagnò più voti dei partiti tradizionali. Nato nel 1993, l’United Kingdom Indipendence Party ha fatto dell’euroscetticismo la propria bandiera. Il suo leader attuale Nigel Falange non ha mai nascosto la sua vicinanza alle frange più nazionaliste, basti pensare a un episodio di qualche mese fa quando Mr Falange, in ritardo a un appuntamento politico, aveva affermato che l’aumento incontrollato della congestione sulle strade inglesi, nel caso specifico la M40, era dovuto ai tanti, troppi immigrati. Per lui e il suo partito, queste elezioni rappresentano la possibilità di ottenere finalmente una solida presenza a Westminster.
Insomma, la scena politica inglese appare estremamente frammentata e non ci si aspetta una vittoria scacciante di nessuno delle due wings, destra o sinistra che sia. In un sondaggio per The Guardian, la società ICM ha riscontrato che il 44 % degli intervistati ritiene che David Cameron, nelle ultime apparizioni televisive, abbia avuto maggior successo, seguito da Mr Miliband al 38% e da Nick Clegg al 19%. Non resta che aspettare e vedere a chi spetterà governare la sesta potenza mondiale.