Ritratto d'artista: Roberto Latini
Per “fare” la verità
«A un giovane dico di crederci, di guardare e fare la verità. I ruoli che vorrei recitare? Quasi tutti quelli interpretati da Giulia Lazzarini con Strehler». Il teatro di Roberto Latini
Nome e cognome: Roberto Latini.
Professione: Teatrante.
Età: 44,09.
Da bambino sognavi di fare l’attore? No e mai pensato fino ai 19.
Cosa significa per te recitare? Avere a che fare col concetto di “perdita” nei significati di essere sconfitti e lasciare andare le cose. Esserne nel dono.
Il tuo film preferito? Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders.
Il tuo spettacolo teatrale preferito? Amletas di Nekrosius.
Qual è l’attore da cui hai imparato di più? Perla Peragallo.
Qual è il regista da cui hai imparato di più? Tanto da tanti, anche senza lavorarci direttamente.
Il libro sul comò: Poesie, oggi Rilke.
La canzone che ti rappresenta: Testardo di Daniele Silvestri.
Prosecco o champagne? Champagne.
Il primo amore, lo ricordi? Con tutto il cuore.
Il primo bacio: rivelazione o delusione? Tilt. Poi, rivelazione.
Strategia di conquista: Qual è la tua? Giocare.
Categorie umane che non ti piacciono? I disonesti, i furbetti e i parassiti.
Classifica per sedurre: bellezza, ricchezza, cervello, humour? Ricchezza spererei proprio no.
Il sesso nobilita l’amore o viceversa? Versa e viceversa.
Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? A seconda del momento.
Costretto a scegliere: cinema o teatro? Teatro.
L’avaro o L’Amleto? Amleto.
Pirandello o Beckett? Pirandello.
Bob Wilson o Antonio Latella? Entrambi, ma non nella stessa sera…
L’ultima volta che sei andato a teatro, cos’ha visto? Slava’s Snow Show.
Racconta il tuo ultimo lavoro: I Giganti della Montagna: fantasmi, parole e cenere.
Perché il pubblico dovrebbe vederlo? Non dovrebbe, ma se volesse spererei fosse per immaginarsi altro.
Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? Nella miseria di alcune persone, come in tutti i campi dove qualcuno decide che il proprio orizzonte deve essere più verticale di altri.
Come e dove ti vedi tra venti anni? Al mare.
La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. Camminare.
Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Che ogni volta che entra il pubblico spero sempre che il primo spettatore sia una donna.
Piatto preferito: Pesce e sue declinazioni.
La morte: paura o liberazione? Chissà.
C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? Non quando si ha a che fare col potere e le sue debolezze.
Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Sì, alcune volte per ragioni diverse.
Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? Non mi sembra particolarmente; il rimpianto per quello che non mi succede non resiste al fatalismo che mi detiene.
Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare? Quasi tutti quelli interpretati da Giulia Lazzarini con Strehler.
Con chi vorresti lavorare (un attore e un’attrice)? Ermanna Montanari e Danio Manfredini, Elena Bucci e Marco Sgrosso, ancora con Sandro Lombardi e non, per ultimi, Michele Di Mauro e Leonardo Capuano.
Da chi vorresti essere diretto? Claudio Morganti? E Virgilio Sieni.
Tre doti che bisogna assolutamente possedere per poter fare l’attore. Testa, gambe e cuore (o la dote di una moglie ricca).
Meglio essere: felice, contento o sereno? Felice, con la promessa che ci si renda conto di esserlo.
Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Perderemmo l’illusione di poter avere a che fare con l’illusione.
Gli alieni ti rapiscono e tu puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Non mandare la richiesta di riscatto a una lista che allegherei.
La frase più romantica che ti sia capitato di dire in scena. «Tienimi».
La frase più triste che ti sia toccato di dire in scena. «Crediamo di conoscere il dolore quando perdiamo qualcuno che amiamo; ma c’è una sofferenza ancora più terribile: quando ci rendiamo conto che anche i dolori non durano a lungo». (A. Camus).
Dimentichi una battuta: condannato o graziato? Dipende dalla qualità del vuoto.
Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? Che non è vero che non sorrido agli applausi.
Hai mai litigato con un regista per una questione di interpretazione del personaggio? Litigato proprio non mi sembra, ma discusso, certo.
Hai mai litigato con un produttore per una questione di soldi? Anche ferocemente.
Progetti futuri? Metamorfosi di Ovidio.
Un consiglio a un giovane che voglia fare questo mestiere. La strada è diversa per tutti. Bisogna imparare a riconoscere la propria ed è già sotto i piedi. Guardarci e “fare” la verità.