Pier Mario Fasanotti 
Consigli per gli acquisti

I Signori del giallo al tempo della crisi

Malvaldi, Manzini, Recami, Pariani & Co. sono gli autori di una raccolta ispirata a un tema decisamente attuale, mentre sono le donne che uccidono il soggetto di una serie di racconti di scrittrici. Poi c'è Patterson, il più ricco artigiano della scrittura

Le povertà – Non esiste un solo tipo di povertà in Italia, ma tante. I dati Istat, o di qualsiasi istituti di sondaggio, elencano freddamente i numeri. Le (non sempre frequenti) inchieste dei quotidiani e dei periodici ci lasciano un sapore di incompiuto. Semmai è la letteratura la chiave più veritiera e più emotiva per scardinare le porte del silenzio o del non sufficientemente descritto. Non è la prima volta, da secoli a questa parta. Oggi la cosiddetta fame di notizie mette in mostra gli angusti limiti della carta stampata, e quindi la sua inevitabile crisi: ma quando i giornali decideranno una radicale rivoluzione? La casa editrice Sellerio, come ormai è sua abitudine, pubblica una serie di racconti che si ispirano a un tema. Stavolta è “la crisi” (La crisi in giallo, 290 pagine, 14 euro). Tema quanto mai attuale. Gli autori sono Fantini e Pariani, Malvaldi, Manotti, Manzini, Recami, Savatteri. Tutti di buon livello. Mi soffermo sul racconto di Francesco Recami, intitolato Chi ha pane non ha denti, chi ha denti non ha pane. L’ambiente è quello di Gorla, stazione della metropolitana, a nord di Milano. C’è Claudio Giorgi, che all’ospedale di Niguarda ha seguito un corso per combattere l’alcolismo. Ora vive in una casa-famiglia. Due volte la settimana va a trovare moglie e figli. Casa di ringhiera.

Crisi«Era abulico e assente, il suo colorito dava sul grigiastro, era anche dimagrito, gli abiti stazzonati gli cadevano addosso», annota l’autore. Sua moglie Donatella è stata licenziata da una ditta alimentare (fallita). Si rimbocca le maniche. Se una volta il marito portava a casa 1650 euro e lei mille, ora la donna deve far fronte a tutto con 400 euro in nero. Come tuttofare. Altri lavoretti precari le fruttano al massimo 300 euro. «Si chiedeva che impressione potevano avere i bambini, vedere loro padre ridotto a niente, senza alcun futuro e possibilità». Lei stessa si vergogna quando nega ai figli piccole cose che piacciono ai ragazzi. Il quartiere è quello della miseria che non compare nelle statistiche. Una comune rabbia la solleva l’ottantenne Luigi, possessore di una Bmw: «Con la crisi che c’è…», «Pensionati di merda», gli urlano contro. Luigi sarà il protagonista di un divertente aneddoto. Intanto Donatella, per arrotondare, va a fare la badante a un’anziana bisbetica, che si lamenta di piccoli furti. Donatella alla fine non ce la fa. Allora le dà il cambio il marito. Inaspettatamente Donatella vince al “gratta e vinci”. Dispone le banconote sul letto, 2500 euro, apre il solito romanzetto horror, poi lo chiude: «Fra sé e sé – racconta Recami – pensò: ma vaffanculo».

 

DonneAssassine – L’editore Guanda ha raccolto una serie di racconti di donne che uccidono: Il cuore nero delle donne, (277 pagine, 17,50 euro). Le autrici sono: Morazzoni, Di Gregorio, Mogliasso, Pastor, Bucciarelli, M. Gregorio, Ghinelli, Tani. Trame ben scritte, alcune molto scontate. La torinese Rosa Mogliasso affronta con originalità di stile Lucrezia Borgia, che in prima persona, quasi con orgoglio, afferma: «Dicono che io sia la più grande puttana di Roma». L’autrice parla del «destreggiarsi di una piccola donna circondata da uomini grandi, talvolta grandissimi, disposti a tutto pur di conquistare e conservare il potere. In altre parole, un bell’esempio di ciò che Darwin definiva la sopravvivenza del più adatto». Ossia di quello che è il più spregiudicato, quello che cammina sul filo della simulazione e della dissimulazione. Tono assolutorio? Può darsi, sta di fatto che compare una Lucrezia che «ha sempre chinato il capo». Vittima dell’arrogante fratello Cesare che coltiva il sogno di uno Stato “grande”, vittima del padre, nonché papa Alessandro VI. Può dire di no? Può assecondare il fratello che la vorrebbe sposa di uno Sforza. Ma a una condizione: che la sorella abbandoni, anzi uccida, il suo tenero amante Pedro Calderòn. Cesare ha un potere immenso, anche sul corpo della sorella, che asseconda le sue voglie cercando di ammorbidirlo. Quella dei Borgia è una famiglia marcia fino al midollo. Dice a se stessa Lucrezia: «Cesare non si fida di me, proprio perché in lui scorre lo stesso sangue mio, ora so che cosa devo fare, da quando Pedro ha reso azzurro il cielo plumbeo dei miei soliti giorni, una nuova corrente vitale mi scorre nel corpo. Perché noi donne possiamo essere resistenti come la pietra quando si tratta di difendere l’amore, o il figlio». In mezzo a ossessioni di sangue e di potere c’è la più desolante solitudine.

 

pattersonIl numero uno – Con trecento milioni di copie vendute James Patterson può sfidare, commercialmente, tutti. È considerato lo scrittore (classe 1947) più ricco del mondo: al secondo posto figura Danielle Steel, al terzo posto Stephen King. La sua fama s’impennò nel 1993 con la pubblicazione di Ricorda Maggie Rose. Da allora una valanga di romanzi, anche di carattere sentimentale e storie per ragazzi. Ma il suo piatto forte è il thrilling a sfondo spionistico. Alcune sue pagine sono diventate film. L’attore Morgan Freeman interpretò l’affascinante Alex Cross, psicologo e poliziotto, proprio nella pellicola tratta da Ricorda Maggie Rose. Patterson – e come potrebbe altrimenti sorreggere il suo essere straordinariamente prolifico? – si avvale di una squadra di collaboratori che gli forniscono spunti, idee, trame. Spesso, ma non sempre, pone accanto al suo nome quello del collaboratore. Nel terzultimo romanzo, Conto alla rovescia (Longanesi, 309 pagine, 16,40 euro), è quello di Michael Ledwidge. Qui entra in scena il detective Michale Bennet (uno dei sui favoriti, dopo Alex Cross), il quale è costretto a rinunciare a una vacanza con la sua numerosa famiglia. Una telefonata lo informa che qualcuno ha collocato una bomba nella sede centrale della New York Public Library. C’è anche un messaggio oscuro e minaccioso. Bennet si accorge di avere come avversario un uomo dalla mente perversamente raffinata. Comprende immediatamente che quell’ordigno non è un unicum. Poi ci sono due cadaveri trovati in un’auto, nel Queens, assieme a un messaggio rivolto proprio al detective che indaga. L’anonimo scrive di essere il “Figlio di Sam”, l’assassino che ha terrorizzato l’America negli anni Settanta. Quesito: come può essere, visto che si trova nel carcere di massima sicurezza? Elemento decisamente scontato, anche per chi segue in tv le criminal stories. Da buon artigiano della scrittura, Patterson cattura il lettore con il ritmo e capitoli brevi (anche solo di due pagine), dosando astutamente la suspence. Sulla scia dell’altro filone, ossia Le donne del club omicidi, lo scrittore nativo di Newburg, assieme a Maxime Paetro, in Le testimoni del club omicidi (Longanesi, 304 pagine, 16,40 euro), adotta San Francisco come sfondo narrativo. Ancora una volta una vacanza rovinata: la detective Lindsay Boxer deve capire il contenuto di una testimonianza: un docente di inglese dice di aver visto una quarantenne uccisa da tre proiettili mentre stava comprando un gelato. La polizia indaga: nessun omicidio, almeno di quel tipo, è stato commesso. Il teste, provvisto di un alibi forte, confessa di aver sognato. Sogno o non sogno, seguono altri delitti. E Lindsay è fatta bersaglio nella sua vita privata. Intanto, a proposito del facoltoso Patterson, è appena comparsa un’altra sua detective-story: Uccidete Alex Cross. Staremo a vedere. Anzi: a leggere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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