«Pronto France'?» pubblicato da Fazi
L’editor di France’
Massimiliano Ciarrocca ha dipinto una galleria di eroi e antieroi (da Dante a papa Francesco) per raccontare i vizi della nostra società. Sempre più piena di maschere e contraddizioni
Per fare satira bisogna essere feroci, una satira che non fa male a nessuno non ha alcuna utilità. Massimiliano Ciarrocca è feroce, cattivissimo, divertentissimo e non risparmia niente e nessuno. Nel suo Pronto France’? appena edito da Fazi (2014, 205 pp., 12 euro), affronta i temi più importanti della nostra contemporaneità, in modo sicuramente leggero, comico, satirico ma anche, e ciò fa di lui un autore, spietato. I personaggi che vi compaiono sono gli eroi biblici, oppure grandi classici come Dante, Manzoni e Leopardi, o supereroi al bar come Superman, o ancora ricchissimi imprenditori come Bill Gates, famosi e penosi cantanti come Gigi D’Alessio, ma più di tutti è preso di mira quello che sembra essere il vip del momento e che dà il titolo al libro: Papa Francesco, come uomo marketing. Malgrado le sue grandi capacità, o forse proprio per queste, proprio per la sua potenza comunicativa, viene qui descritto in modo scherzoso e canzonatorio, sempre alle prese con una improvvisa chiamata, nel senso proprio di telefonata, con Gesù che lo tira per orecchie per qualche nuova sciocchezza commessa. Ciarrocca ne dà una visione non più di eroe ma di un nuovo Don Camillo, alle prese con un Gesù talvolta nichilista e pieno di sé, talaltra, come nei dialoghi con Dio, sottomesso e un po’ ingenuo. I personaggi sono umanizzati, parlano e pensano proprio come parlerebbero e penserebbero degli amici al bar.
È chiaro che il principale bersaglio di Ciarrocca è proprio la Chiesa e il papato, anche questo papa all’apparenza così progressista, è pur sempre un sovrano assoluto e tutto quel che fa lo fa in funzione del mantenimento o potenziamento della sua forma di monarchia assoluta. È un libro fatto solo di dialoghi per cui esce dall’ordinario, ogni dialogo però a livello strutturale è un piccolo racconto, poiché in ognuno di questi, potremmo definirli episodi, accade qualcosa, qualcosa di fondamentale viene messo in questione, in discussione, e c’è sempre un epilogo che spazza via l’idea che ci si poteva esser fatti in partenza cominciando a leggere. Si può dire che sia un libro sulla contemporaneità, con tutti i suoi personaggi umani e inumani, in un dialogo vediamo all’opera windows e un processore, in un altro una donna in auto che tenta di mandare un messaggio tramite l’applicazione parlante Siri.
In alcuni dialoghi, in uno in particolare, in cui Gesù e Giuda litigano dopo aver visto a teatro Jesus Christ Superstar, vengono affrontati scherzosamente temi ideologici molto complessi, il bene e il male sono sempre in gioco ma costantemente si rovesciano l’uno nell’altro, come necessità l’uno dell’altro, il bene stesso, Dio in questo caso, perché il bene si compia necessita anche del male, del tradimento, di tutto ciò che sembra sfuggire al suo dominio e che in realtà è un altro lato della necessità. Il modo romanesco e scanzonato in cui parlano questi personaggi, che vanno dall’altissimo al bassissimo, è l’unico modo possibile per riportare al quotidiano ciò che altrimenti sarebbe irraccontabile e incommensurabile, come diceva Freud «scherzando si può dire tutto persino la verità». C’è una forza in questi dialoghi molto particolare, ma si tratta solo di far ridere? La società italiana è basata sulla comicità e sullo svago ma nella ricerca forsennata di divertimento, cui oggi tutti andiamo incontro, c’è anche una forma di intossicazione, l’impossibilità di raggiungerlo, di lasciarsi davvero andare al gioco, mentre in questo humor, in questa comicità, c’è qualcosa di più della capacità d’evasione, c’è proprio la necessità di giocare con qualcosa di sacro, la capacità di portare in giro chi legge in situazioni così straordinarie da potersi raccontare solo immergendole nell’ordinario, finché la storia non ha un epilogo e si chiude mantenendo sempre il patto con il lettore: la sospensione dell’incredulità.
Molto divertenti i dialoghi tra Dante e l’editor, tra Leopardi e l’editor, tra Manzoni e l’editor, e in effetti, a pensarci bene, con il cinismo dei tempi che contraddistinguono il nostro presente, chissà, magari questi mostri sacri oggi come oggi non li pubblicherebbe nessuno.
…
EDITOR «E allora sai qual è la differenza tra un romanzo rosa e un romanzo vero?»
MANZONI «Qual è?»
EDITOR «La tensione. Alex, amico mio, lasciati dire una cosa da uno che è cresciuto per strada. I bigotti campano poco e male, perché poi un giorno a forza di essere bigotti vanno fuori di testa, prendono l’accetta e sterminano la famiglia»
MANZONI «Cioè, tu vuoi che Renzo uccida Lucia?»