Erminia Pellecchia
L'attrice è in scena a Salerno

La canzone di Iaia

Iaia Forte è Tony Pagoda, il divo inventato da Paolo Sorrentino. «Non importa che io sia una donna travestita da maschio allucinato e gradasso, conta la ricerca della verità che fa un attore, attraverso emozioni e sensazioni, sul palcoscenico»

Smoking bianco di raso, camicia rossa, cravatta bianca di strass, capelli rossi ossigenati, taglio alla Bongusto, occhialoni anni Settanta, voce arrochita da abuso di alcool, droga e sigarette, profonda come quella del Califano di Tutto il resto è noia. Spavalda e malinconica come “er Califfo”, irriconoscibile questa Iaia Forte al maschile nella sua trasformazione-identificazione in un cantante da night cocainome, istrionico e sguaiato, dalla «vanità malsana», «fradicio di se stesso» col peso di quarantaquattro anni «carichi e feroci» e l’ultimo sogno, quello americano, di esibirsi al Radio City Music Hall di New York dinanzi al suo idolo Sinatra. L’attrice napoletana dal talento ispirato ed eclettico, nel suo omaggio scenico all’amico Paolo Sorrentino, veste i panni di Tony Pagoda, il tragicomico antieroe ripreso dal film rivelazione del 2001, Un uomo in più con uno straordinario Tony Servillo, e protagonista del debutto allo scaffale del premio Oscar con il libro Hanno tutti ragione (Feltrinelli, 2010) che ha stregato pubblico e critica.

Nato in forma di studio al Festival di Ravello del 2011, l’assolo “molto pop”, di cui la Forte firma anche la regia (una curiosità: i costumi vintage li ha acquistati ai grandi magazzini Mas di piazza Vittorio a Roma, “soggetto” del documentario The show Mas go on della video artista Ra di Martino in cui Iaia interpreta la proprietaria), ha registrato una pausa «di meditazione ed elaborazione». La ripresa a ottobre 2013 con una tournée partita dal Teatro i di Milano, che ha attraversato l’Oceano con le applauditissime tappe a New York, Washington, Pechino e Shanghai. «È un lavoro molto fisico, dove il corpo è predominante – l’artista spiega le ragioni del successo –. Un gioco profondamente teatrale dove la maschera è il punto di forza. Nel teatro la verosimiglianza è relativa, è un luogo dove il naturalismo può essere bandito; a creare appeal in forma contemporanea è il fantasmagorico, la trasfigurazione. Non importa che io sia una donna travestita da maschio allucinato e gradasso, conta la ricerca della verità che fa un attore, attraverso emozioni e sensazioni, sul palcoscenico e che trasmette, con le sue capacità interpretative e la sua passione, alla platea». Non c’è stato bisogno di sottotitolaggio, agli stranieri il Pagoda-Forte è andato diritto al cuore. «Beh – commenta lei – ci sono le canzoni melodiche napoletane, quelle note in tutto il mondo. C’è la gestualità. Soprattutto c’è il meraviglioso slang partenopeo tra fifth avenue e via Marina della scrittura di Sorrentino che rende universali le vicende pagodiane, la sua rabbia e la sua disperazione, le sue sconfitte e le sue perdizioni, la sua filosofia della sottocultura, la corrotta innocenza di una creatura oltre i generi, vorace, di cui ho cercato di cogliere il retrogusto di umana sensibilità. Mi sono innamorata da subito del romanzo: quando l’ho letto ho trovato nel personaggio, oltre alla durezza ed alla tracotanza, un’anima romantica, un po’ femminile. Così ho deciso di affrontare, d’accordo con Paolo, questa sfida ardita, questo gioco attoriale che mi consente di essere ciò che non si è, di esplorare parti di me sconosciute, di esprimermi in modo diverso. In questi ultimi anni sono stata regina, suora, prostituta, perché non provare la metamorfosi in maschio? Ho cambiato il modo di camminare, ho cercato il baricentro maschile, la voce è venuta  naturale».

Lo spettacolo concerto è approdato al Ghirelli di Salerno (fino al 16 novembre), complice la Fondazione Salerno Contemporanea e la direttrice artistica Igina De Napoli. Iaia Forte sola, disinvolta, diretta; la sua fisicità, la sua espressività, la sua generosità ed esuberanza travolgenti che riempiono la scena e catturano, la voce recitante e quella cantante in un dialogo-delirio tra le parole e le musiche di Pasquale Catalano e Peppino Di Capri eseguite da Fabrizio Romano: un urlo d’amore come quello di Molly Bloom, altra sua figura cult, l’impossibilità di chi non crede più possibile «mettersi comodi perché la vita è carne, sangue, ferite laceranti». «Hanno tutti ragione» è una scommessa vinta. Dal 19 novembre si riparte da Napoli,  al Nuovo, «unico baluardo in città di un teatro non compiacente». Occasione il tributo a Sorrentino con la maratona tra cinema e scene allo start lunedì. Sullo stato di salute del teatro all’ombra del Vesuvio, la Forte taglia corto: «Manco da troppo tempo da Napoli. Posso solo dire che il nostro teatro è in crisi, cosa che si riscontra in tutti i teatri italiani in questo periodo di sbandamento generale. Purtroppo paghiamo venti anni di berlusconismo e pesano tanto. Il sistema cultura va tutto ripensato, ci sono uomini ed idee, penso alla Grande Bellezza di Sorrentino o al Giovane favoloso di Martone che ci danno un senso di riscatto e testimoniano che la cultura è il nostro unico bene esportabile e che bisogna incoraggiare i progetti anche non convenzionali e investire sulla creatività e sui luminosi talenti. Manca, è la grave pecca, una strategia istituzionale, un serio impegno politico. Possiamo solo sperare in tempi migliori, noi ce la mettiamo tutta combattendo la cialtroneria con responsabilità e rispetto per quel che si fa e per il pubblico che desidera ricevere stimoli di qualità».

Iaia attraversa un momento felicissimo della sua già brillante carriera intrapresa tanti anni fa con Teatri Uniti e fatta di molteplici incroci con i vecchi compagni di strada. In bilico tra set e tavole – «mi sento però più animale di palcoscenico» – ha la mente rivolta alle prossime avventure che l’attendono: il film Ho ucciso Napoleone in lavorazione con Giorgia Farina e in uscita a febbraio 2015, e  la Carmen in prosa e musica, riscritta, nella tradizione di Viviani, da Enzo Moscato nella sua lingua colta, lirica e multietnica. La regia è di Mario Martone con la chicca dell’Orchestra di Piazza Vittorio diretta da Mario Tronco. Tra zarzuela e bassi napoletani, l’evento prodotto dalla Stabile di Torino vedrà la “prima”, il 24 febbraio, al Carignano per attraversare il Belpaese partendo da Roma, dove debutterà il 18 marzo all’Argentina. «Un’opera mediterranea, un inno a Napoli che nel suo tour non tocca, però, Napoli», riflette con rammarico la Forte che ne sarà la protagonista. Iaia guarda al futuro, di sogni nel cassetto ce ne sono tanti, mille desideri che non riguardano solo il lavoro. «Vorrei tra le tante cose – sorride l’archeologa mancata – trascorrere due mesi su una spiaggia del Brasile».

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