Da non perdere a Palazzo Chiablese
Avanguardie salvate
A Torino arriva la collezione di George Costakis, un greco che dopo la guerra salvò dal "rogo" i pittori odiati da Stalin. Un grande omaggio a Malevic, Popova, Rodčenko, Rozanova, El Lissitzky, Stepanova
Non perdetevi la mostra Avanguardia Russa, da Malevic a Rodcenko, se siete a Torino. Infatti a Palazzo Chiablese (fino al 15 febbraio) per la prima volta in Italia, dal Museo Statale d’Arte Contemporanea di Salonicco arriva una favolosa collezione di opere dell’Avanguardia Russa. Quella di George Costakis, noto come il «greco pazzo», colui che osò sfidare i diktat e e le proibizioni del regime stalinista nella Mosca post Seconda Guerra Mondiale per raccogliere (e quindi salvare dall’oblio) le testimonianze dell’arte sperimentale russa d’inizio Novecento.
George Costakis, nato nel 1913 a Mosca da una famiglia di greci immigrati, non ebbe alcuna educazione artistica, ma, grazie al suo intuito e all’originale curiosità, creò un inestimabile patrimonio artistico, molto spesso acquistando a basso prezzo opere di notevole pregio, ma bollate dal regime sovietico come «inaccettabili esempi di arte formale non proletari». George Costakis, difatti – dapprima autista all’Ambasciata greca e poi in quella canadese – durante la sua appassionata vita entrò in contatto con le famiglie e gli amici degli artisti dell’avanguardia, (oltre che con quei pittori ancora in vita) creando una raccolta eccezionale che, fino alla metà degli anni Settanta, rimase visibile solo nel suo appartamento-galleria di Vernadskii Avenue, a Mosca.
La sua abitazione non era solo un museo privato e un luogo di incontro aperto a tutti (dagli studenti delle scuole d’arte a personaggi del calibro di David Rockfeller) ma fungeva da insostituibile laboratorio formativo per giovani artisti e intellettuali; Aliki, la figlia di George Costakis, nella sua appassionata introduzione al catalogo della mostra, ricorda come tra queste pareti personalità di tutto il mondo si ritrovavano per mangiare, bere e discutere, lasciando ricordi, commenti e messaggi nel grande “Libro degli Ospiti” posto all’ingresso. Da Henri Cartier-Bresson a Marc Chagall, da Nina Kandinsky ed Edward Kennedy fino a Igor Stravinsky, tutti i più grandi personaggi del Novecento sono ritratti nelle fotografie scattate a casa di George.
La storia della collezione, poi, fu alquanto avventurosa: nel 1977 George Costakis si spostò da Mosca e, dopo un anno passato a Roma (in cui iniziò a dipingere egli stesso, colpito dai colori dell’Italia) lasciò alla galleria sovietica Tretyakov parte della sua collezione. Le 1277 opere rimanenti furono infine acquistate nel 2000 (dopo dieci anni dalla morte) dal Museo di Salonicco, che ne fece la propria punta di diamante.
La mostra Avanguardia Russa dalla collezione Costakis presenta più di 300 opere, tra cui dipinti, porcellane, arte applicata, documenti, libri illustrati, manifesti, gouaches e acquarelli, documenti e fotografie, più un centinaio di disegni di architettura costruttivista. Attraversando le sale di Palazzo Chiablese, illuminate in modo suggestivo (e assolutamente funzionale), l’impressione è di trovarsi in una sorta di enciclopedia delle principali correnti del periodo novecentesco.
Si inizia nelle sale del Nuovo Impressionismo e simbolismo (il magico acquerello di Kljun dedicato alla moglie, nel quale compare sullo sfondo, in mezzo ai fiori del giardino, una figura eterea distesa, presumibilmente la stessa donna morta); i bizzarri prodotti del Cubo futurismo (l’impressionante drappo e lo sguardo magnetico del Modello di costume per Salomè di Aleksandra Ekster) fino ad arrivare all’Arte Analitica e al Laboratorio di Cultura Organica di Matjusin, in cui l’artista era impegnato nel «far progredire i meccanismi funzionali del sistema nervoso di tatto, udito, vista e pensiero attraverso la visione estesa per arrivare a comprendere la reale natura dell’universo». Il Suprematismo di Malevic è ben rappresentato dai maggiori artisti di quegli anni anche attraverso libri illustrati e porcellane, nella sua antiteticità al Costruttivismo di Tatlin, fatto di oggetti grezzi proiettati nello spazio reale, studi sul connubio concreto di arte e tecnologia al fine, per esempio, di creare «un apparecchio di uso quotidiano per aiutare i pendolari russi a spostarsi più velocemente nello spazio e nel tempo», per lo più ispirandosi ai principi dell’aerodinamica e al volo degli uccelli (Letatlin, 1929); infine, il Cosmismo, che, con sfumature impregnate di occulto, si poneva con un approccio spirituale della posizione dell’uomo nell’universo, ma, nello stesso tempo si rivolgeva all’ingegneria dei viaggi spaziali come programma sociale: l’aviatore è visto come apostolo del futuro e lo Spazio è il naturale luogo di espansione per l’umanità (vedasi la meravigliosa Luminescenza di Krudiasev).
Un’immersione totale per comprendere i cambiamenti di quello che è stato definito da Camilla Gray il grande esperimento dell’arte del XX secolo attraverso i capolavori dei maggiori artisti del periodo, come Malevic, Popova, Rodčenko, Rozanova, El Lissitzky, Stepanova.