Simonetta Milazzo
I segreti di un gioiello dell'arte

Roma Gotica

Dopo un lungo restauro, ritorna visitabile l'Aula gotica del Convento dei Santi Quattro Coronati a Roma. Un tempio di arte duecentesta che sembrava dimenticato

Apre al pubblico e agli studiosi un ammirevole dono, custodito nel Convento Monumentale dei Santi Quattro Coronati a Roma: un ciclo di affreschi medievali del Duecento, venuti alla luce solo nel 1995, cui sono seguiti dieci anni di restauri. Gli interventi di valorizzazione delle emergenze del Complesso e di messa in sicurezza degli accessi, condotti nel rispetto delle esigenze della vita monastica che vi conducono in clausura le suore agostiniane, sono terminati; per due giorni al mese sarà consentito l’accesso agli affreschi della cosidetta “Aula Gotica”, situati al primo piano del Palazzo Cardinalizio. L’ingresso sarà gratuito, occorrerà prenotare al numero 335495248 o all’indirizzo e-mail archeocontesti@gmail.com; in calendario le date del 17 e 18 giugno e del 15 e 16 luglio.

Rimosso l’ostacolo costituito dalle scialbature e dalla pittura a tempera, strati eseguiti in un primo momento per celare volutamente la vista del ciclo pittorico (se ne ipotizza il ricorso nel periodo di maggior decadimento del Complesso), si è intrapresa l’opera di restauro dell’Aula a cura della dottoressa Francesca Matera, con il contributo dell’architetto Giuseppina Filippi per i consolidamenti strutturali, con la direzione dei lavori e lo studio storico artistico degli affreschi della dottoressa Andreina Draghi; personale tutto delle Soprintendenze operanti nel Ministero dei Beni e delle Attività Culturali

Quattro coronati4Rimasto segreto per centinaia di anni, il vistoso scenario del Salone appare luminoso e magnifico non appena si varca la soglia al primo piano del Palazzo Cardinalizio, proprio sopra la Cappella di San Silvestro; difficile trattenere l’emozione alla vista di superfici così ampie e colorate – ben 350 metri quadri di pitture con accenti cromatici di azzurrite, blu di lapislazzuli, rossi – sapientemente conservate e restaurate. Certo, una parte cospicua è andata perduta, forse a causa del devastante terremoto del 1349 a danno di alcune porzioni delle volte; anche l’apertura di ampie finestre, lungo le pareti e in epoche successive, ha provocato grandi lacune e perdite, ma l’apparato decorativo che possiamo ammirare conserva in pieno il suo fascino, e suscita al tempo stesso curiosità e divertimento.

Procediamo dunque nella sala a pianta rettangolare, che è costituita da due campate, divise da un’arcata ogivale e coperte da volte a crociera. In un produttivo rapporto di complicità tra architettura e pittura che si esaltano a vicenda, inizia l’avventura degli occhi: la decorazione pittorica della prima campata è dedicata, nei registri inferiori, a “documentare”, scandita dai mesi dell’anno, l’attività umana. Famiglie operose e collaborative sono dedite a lavori rurali; Gennaio è un vecchio, ha l’aspetto di Giano, qui è trifronte! Lungo una corda tesa, su cui sono posti a essiccare dei salumi, corre un topo! A Maggio un cavaliere tiene in una mano un mazzo di fiori e un giovane su un albero raccoglie frutta che porrà in una cesta; a Settembre si cerchiano le botti per la vendemmia.

Quattro coronati2Al di sopra della trabeazione altri registri con le 7 arti liberali, tra cui: la personificazione dell’Aritmetica, con un discepolo che ripete quanto l’Arte gli sta insegnando, e della Musica, nel cui riquadro, forse per la prima volta nella storia, è rappresentato uno strumento, un organo. All’imposta delle volte dell’intera sala si posizionano i telamoni, cariatidi che si sforzano di sostenere i pesi anche con posture curiose e talvolta, con ironia, alquanto acrobatiche. Sempre nella prima campata, ancora sopra, le stagioni – le quattro età dell’uomo – e i venti: senza corpo, alati e soffianti. Gli uccelli sono numerosi e ben distribuiti; la scelta di includerli va rintracciata, pur in epoca definita gotica, nei dettami del mondo classico e paleocristiano. L’accento si sofferma su dei sankofa che procedono in avanti con il capo rivolto all’indietro: metafora evidente! Il presente è in continuità con il passato. Nella parte centrale della volta è raffigurata l’Astronomia, con solo alcuni segni zodiacali superstiti dalle lacune evidenti. Non passano inosservate le mensole classicheggianti con le pietre preziose e i delfini che intrecciano con armonia le loro code.

Nella seconda campata si rappresenta la funzione rigeneratrice della Chiesa. L’organizzazione decorativa sviluppa i temi dell’Antico e Nuovo Testamento; non si interpreta più il vivere quotidiano, qui le Virtù e le Beatitudini sostengono i santi che ne sono protagonisti: Francesco e Domenico, Lorenzo e Pietro. Al centro c’è Salomone, forse perché in quest’aula si amministrava la giustizia. Il messaggio politico si fa forte; i Vizi sono schiacciati così come i rappresentanti delle altre religioni e gli antipapi. È l’ordine divino a governare: il Sole e la Luna sono il Cristo e la Ecclesia.

Quattro coronati3Siamo con certezza a metà del Duecento; la committenza cardinalizia di Stefano Conti nipote del Papa Innocenzo III consente di datare l’opera. Forse prende le mosse da qui un viaggio con modi espressivi nuovi che ha connotato in seguito e altrove il mondo della pittura. Dall’operato di personalità artistiche di valore sicuro, forse i Maestri di Anagni, ma in ogni caso da artisti capaci di “agguantare” la fantasia, per offrire un’evidenza visionaria al complesso materiale del pensiero didattico medievale,

Forse ancora una volta a Roma, grazie a questa sorprendente ricchezza, si riscriverà un passaggio importante non solo nelle vicende artistiche della città, ma nella storia dell’arte in generale e della diffusione del gotico in Italia.

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