La scienza e i consumi industriali
Fa troppo caldo
L'Intergovernamental Panel on Climate Change ha aggiornato in peggio i dati sul riscaldamento globale. Occorrerebbe cambiare sistema energetico. E invece solare e eolico languono. Anche per colpa di certi "ambientalisti"
L’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC) ha recentemente pubblicato il suo rapporto annuale sullo stato del cambiamento climatico globale e le sue raccomandazioni per contrastarlo. Sostanzialmente non è molto diverso dai precedenti. Sicuramente la causa del riscaldamento globale è l’uomo e la sua ostinazione nell’impiego di energie altamente inquinanti. Il continuo aumento di CO2 nell’atmosfera, prodotta dall’impiego di combustibili fossili per la produzione di energia e per la mobilità di merci e persone, sta facendo aumentare la temperatura del pianeta al di là delle previsioni. I 1250 esperti delle Nazioni Unite hanno dovuto aggiornare in negativo gli scenari futuri poiché i governi continuano a fare poco per contrastare l’andamento climatico e soprattutto non trovano un accordo su regole comuni. Maggiori responsabili sono proprio i governi dei paesi che danno il più alto contributo all’aumento di CO2: Stati Uniti e Cina, che rifiutano l’imposizione di norme internazionali. Il primo per non modificare lo stile di vita degli americani basato sul più alto consumo energetico in assoluto e il secondo per non frenare lo sviluppo economico tumultuoso del paese.
Le raccomandazioni dell’IPCC sono semplici: prima si passerà da un’economia basata sui combustibili fossili ad una basata sulle energie rinnovabili, più facile sarà il processo e minore ne sarà il costo.
È ovvio che questo passaggio non può essere immediato ma graduale. Durante la transizione bisognerà da una parte sostituire i combustibili maggiormente inquinanti, come il carbone, con quelli che emettono minor quantità di CO2, come il gas, e dall’altra aumentare costantemente la quota di energia prodotta con le rinnovabili. Bisognerà incrementare l’impiego di sistemi di depurazione dei fumi delle centrali e degli stabilimenti, in particolare della separazione e successivo stoccaggio della CO2 in siti sotterranei (sistema ancora allo stato sperimentale che però l’IPCC suggerisce di sviluppare).
Chi è che non vorrebbe domani svegliarsi in un mondo dove ciascuno si produce l’energia che gli serve con la fonte rinnovabile più disponibile, dove ogni casa, condominio, comunità, stabilimento, fabbrica è un auto-produttore che immette nella rete autogestita quanto non gli serve per lo scambio, dove le grandi multinazionali energetiche sono sparite e anche tutti i mezzi di trasporto sono a emissioni zero mentre non ci sono più rifiuti perché tutto si ricicla?
Realizzare tutto ciò non è impossibile ma richiede decenni di trasformazione della economia, del modo di produrre beni e servizi, di gestione dei rifiuti. Gli ostacoli sono tanti e i nemici numerosi e potenti. Certamente le multinazionali dell’energia, ma anche i grandi gruppi industriali restii agli investimenti in ricerca e sviluppo per produrre beni carbon free. L’industria automobilistica sta iniziando a produrre auto elettriche a emissioni zero, ma come garantire che la ricarica delle batterie sia solo con elettricità prodotta da fonte rinnovabile? Questo è solo un esempio dei numerosi problemi da affrontare, ma che hanno tutti una soluzione non impossibile.
Il passaggio a una green economy può ancora essere un’opportunità di ripresa anche per il nostro paese. Negli anni scorsi abbiamo purtroppo rinunciato, ad esempio, a dotarci di forte industria del solare, malgrado in passato fossimo stati fra i primi sperimentatori. Oggi il mercato dei pannelli fotovoltaici è dominato dai produttori tedeschi per qualità e da quelli cinesi per i prezzi. Ma saremmo ancora in tempo perché il settore continua a crescere. Gli oppositori di questo processo di trasformazione non sono solo coloro i quali hanno grandi interessi nell’economia inquinante, ma anche ambientalisti/paesaggisti e utopisti. In nome della difesa del paesaggio si battono contro pale eoliche e campi di pannelli fotovoltaici. Ma chi stabilisce ciò che bello o ciò che deturpa? Una pala eolica può essere un oggetto bellissimo in sé, non solo se si pensa alla sua funzionalità.
Quando chiedi quale alternativa propongono al solare e all’eolico non hanno argomenti validi: importa solo salvare il profilo delle colline o il verde di campi incolti. Quanto accade al pianeta che corre verso un innalzamento della temperatura globale, i cui effetti catastrofici già si cominciano a vedere nelle estremizzazioni dei fenomeni meteorologici, poco importa!