Succedeoggi
Tutto sulla pittrice messicana

Sulla scena di Frida

In margine alla mostra alle Scuderie del Quirinale, è da non perdere lo spettacolo messo in scena da Enrica Rosso al Teatro di Documenti sull'icona del Novecento

Sta per scoccare l’ora di Frida. Roma si prepara ad accogliere con tutti gli onori uno dei miti del Novecento, quello dell’artista messicana Frida Kahlo, figlia della rivoluzione («… è in quel fuoco che sono nata, portata dall’impeto della rivolta fino al momento di vedere giorno. Il giorno era cocente. Mi ha infiammato per il resto della mia vita…»), vitalissima interprete delle avanguardie artistiche del suo tempo (Pauperismo rivoluzionario, Estridentismo, Surrealismo, Realismo magico), venerata femminista ante litteram («rebellion con todo lo que te encadena…», «..yo soy la desintegración»), maestra dell’autorappresentazione.

E mentre si apre alle Scuderie del Quirinale la prima retrospettiva in Italia a lei dedicata con circa 130 opere tra dipinti e disegni (fino al 31 agosto, ne parla qui sopra Danilo Maestosi), un’altra occasione ci si offre per capire meglio il mistero di questa donna che mise se stessa al centro dell’immaginario del Novecento. Ed è un’occasione teatrale che ci viene offerta da Enrica Rosso, sempre a Roma, al Teatro di Documenti da domani (20, 21 ,22, 23 marzo, via Nicola Zabaglia 42, info 06 5744034 – 347 0403728). Uno spettacolo dedicato al mito Frida e al tormento finale della sua vita privata. Perché non si può entrare davvero nel mito senza conoscere la vicenda personale del personaggio, perché arte e vita sono nel suo caso non genericamente coniugati (o criticamente coniugabili), ma rappresentano il nucleo, l’origine, l’essenza irrinunciabile.

frida e diegoCom’è noto Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón, nata a Coyoacán il 6 luglio 1907 e morta nello stesso luogo il 13 luglio 1954, all’età di 18 anni ebbe un tragico incidente che segnò il suo destino costringendola a vivere per anni a letto, imprigionata in un busto di gesso (nello scontro tra un autobus su cui viaggiava e un tram, fu sventrata dal fianco alla vagina da un corrimano, riportando la frattura in tre punti della colonna vertebrale e altre varie e diffuse). Fu in quella situazione, dotata di un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto e di colori, che iniziò a dipingere se stessa «perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio». In seguito riuscì a camminare ma con forti dolori che sopportò per tutta la vita. Centrale nella storia di Frida l’incontro con Diego Rivera, pittore illustre, figura di spicco del Partito comunista messicano, che divenne suo marito nel 1929. Una relazione intensissima e sofferta, scandita da tradimenti, abbandoni e ritorni, che è al centro della mostra di Palazzo Ducale a Genova, dedicata all’influenza dell’universo privato dell’artista sulla sua opera (dal 20 settembre 2014 al 15 febbraio 2015).

Ebbene, ecco perché per cogliere davvero l’essenza-Frida prima di accostarsi o riaccostarsi alla sua produzione, è utile assistere allo spettacolo che Enrica Rosso mette in scena fino a domenica al magnifico Teatro di Luciano Damiani. Frida Kahlo è un atto unico di Valeria Moretti, un monologo che restituisce, grazie alla maestria dell’interprete, tutte le sfumature, tutti i diversi “toni” della personalità di Frida, così come i suoi scritti e le sue tele ci hanno trasmesso: poetica, fiammante, dolente, passionale, furiosa, bella, colorata, fiera, melanconica, leggendaria. Una donna che è un’opera d’arte.

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