La biblioteca dei più piccoli
A scuola da Tolstoj
Si ripubblica, con una prefazione di Ermanno Olmi, l'“Abbecedario”. Scienza, storia, avventura e fantasia per preservare la «primigenia perfezione» di prototipi d'uomo: i bambini
Quando Lev Tolstoj fece stampare il suo Abbecedario mai avrebbe pensato che i suoi racconti potevano essere poi estrapolati e magari costituire I quattro libri di lettura (Isbn, traduzione di Agostino Villa, 252 pagine, 25 euro), intercalati dalle luminose illustrazioni di Alice Beniero, pronti per essere letti a bambini futuri di secoli dopo. Invece, come racconta Ermanno Olmi nella prefazione al volume, anche lui cominciò a leggere ai suoi figli, quando erano piccoli, dopo Pinocchio, Biancaneve e Il libro della giungla, proprio l’Abbecedario, magari temendo che si sarebbero potuti annoiare perché in effetti quest’opera di Tolstoj ha quasi il carattere di un quaderno di appunti, di un originale libro enciclopedico, che contiene però alcune favole e racconti “dal vero” che sono suggestivi, capaci di colpire l’attenzione di un bambino, di stimolare la sua fantasia, di rimanere nella memoria diventando leggendari. Un po’ come L’Histoire de Babar, l’elefantino inventato da Jean e poi da Laurent de Brunhoff, che una volta incontrato non si dimentica più.
In effetti, restano incancellabili le avventurose vicende vissute da Bulka, un massiccio mastino nero con solo le estremità delle zampe anteriori bianche. Era il cane di un ufficiale russo di stanza nel Caucaso ed è lui, il padrone, che racconta: «Bulka era pacifico e non aveva il vizio di mordere, ma era molto robusto e aveva una presa saldissima. Una volta lo avevano aizzato contro un orso, e lui gli aveva afferrato un orecchio ed era rimasto appeso lì, come una sanguisuga». La narrazione continua come a puntate descrivendo le battaglie del cane contro animali più forti e feroci: Bulka e il Cinghiale, Bulka e il Lupo. Finché si arriva purtroppo alla tragica conclusione della storia, che commuove ed evoca un mondo.
Ma in questa sfaccettata composizione del grande scrittore russo non ci sono solo storie inventate o vere, come quella avventurosa e attualissima del Vescovo e il brigante; ma anche considerazioni riguardanti la fisica, come nel caso di Perché le finestre si appannano e cade la guazza? Oppure ricostruzioni fantasiose di episodi storici: In che modo le oche salvarono Roma è un racconto che raggiunge vette esilaranti immaginando i terribili Galli che uno sull’altro si arrampicavano per scalare il Campidoglio. E soprattutto riflessioni sul mondo naturale con la consapevolezza che la natura è una maestra dalla pazienza infinita che stimola il pensiero e la sete di conoscenza. Il conte Tolstoj sapeva che gli scolari a cui insegnava a leggere erano bambini senza futuro, ma nella sua speciale umanità sperava in una specie di riscatto. I suoi scolari erano figli di contadini russi analfabeti, di proprietà dei padroni, ma nel bambino l’autore di Guerra e pace vedeva «intatto il prototipo dell’uomo, e ogni educatore deve aiutare il bambino a preservare la sua primigenia perfezione».