Il nostro inviato a Roma
Il film a vela
Al Festival arriva "En solitaire", il film di Christophe Offenstein sulla Vendée-Globe, la terribile regata in solitaria intorno al mondo. Un'opera essenziale (anche troppo...) sul rapporto tra uomo e mare
«La Vendée-Globe è una regata per barche a vela che consiste in una circumnavigazione completa in solitaria, senza possibilità di attracco o di assistenza esterna. La gara inizia e finisce a Les Sables-d’Olonne, nel dipartimento francese di Vendée. Il tragitto è sostanzialmente una circumnavigazione lungo la clipper route: da Les Sables-d’Olonne giù per l’Oceano Atlantico fino al Capo di Buona Speranza, dopo di che si procede in senso orario attorno all’Antartide, passando a destra di Capo Leeuwin e Capo Horn, infine di nuovo verso Les Sables d’Olonne». Ecco, ditemi ora se già questa descrizione della regata più difficile del mondo non potrebbe rappresentare di per sé un soggetto interessante. Se a questo aggiungete poi un marinaio che ne sostituisce un altro causa infortunio e un giovanissimo clandestino mauritano scoperto a brodo quando è oramai troppo tardi per rispedirlo al mittente avrete En solitaire, In solitario, il film diretto da Christophe Offenstein e presentato al Festival di Roma nella sezione Alice nella città, e che giungerà sui nostri schermi il 21 novembre per la Lucky Red.
Interpretato da François Cluzet, Samy Seghir e Virginie Efira, En solitaire è la storia di un rapporto obbligato tra il protagonista che ha la possibilità di realizzare il suo sogno più grande, vincere la regata delle regate, e chi questo sogno rischia di mandare in fumo. Siamo ai limiti del film buddy buddy, con due personaggi costretti alla convivenza, circondati dal «mare scuro che non sta fermo mai». Il che è una variabile tutt’altro che secondaria. Ma gli uomini di mare, e il nostro skipper non fa certo eccezione, sono sempre molto leali e con un robusto senso dell’onore. Per questo il rapporto necessario “obbligherà” il più forte a prendersi cura del più debole, attraverso una evoluzione del rapporto avente come unico comune denominatore il dovere e il rispetto della vita altrui. Il resto, tutto il resto, anche la più agognata delle imprese, viene dopo. Come dice Guillaume Canet al nostro eroe che proprio dal nostro eroe è stato sostituito, «stai facendo qualcosa di più grande di una vittoria».
Ci siamo avvicinati al film pensando in una edizione riveduta e corretta de Il vecchio e il mare (chissà perché, poi), ma ben presto la nostra speranza da incorreggibili romantici è andata delusa. La storia, le storie, si aggiornano, e non c’è dubbio che il film di Offenstein, pur essendo una storia e un film piccoli piccoli, racchiuda alcuni elementi interessanti. Ad esempio noi che non sapevamo nulla di regate adesso ne sappiamo qualcosa di più, e non ci rendevamo minimamente conto, Giovanni Soldini ce ne scusi, dell’entusiasmo che circonda queste manifestazioni. Per questo, colti da curiosità improvvisa, siamo corsi a rivederci un interessante documentario italiano realizzato da Daniele Guarnera e Francesco Del Grosso, con le musiche di Massimiliano Bonomo ed intitolato Stretti al Vento – Storie di navigazione in solitaria. E abbiamo scoperto che non c’è solo il calcio a smuovere le folle. E che questi eroi sono dei pazzi completi, ai quali resta sempre più difficile, regata dopo regata, rimanere con i piedi per terra. Fuor di metafora.
In conclusione, En Solitaire è un film essenziale, come storia e come, miodio!, messaggio. Ingenuo e lieve. Sincero. E poi, come diceva Baudelaire, «uomo libero, sempre caro ti sarà il mare». E qui, di mare, ce n’è in abbondanza.