Cartolina dagli Usa
Arrivederci America!
In poche settimane il neo presidente e la sua banda hanno preso in ostaggio l'America e la democrazia occidentale. Vediamo, uno per uno, i fatti del suo cammino. Che pesano più delle dichiarazioni...
“Welcome to the post America world!” Ma forse dovremmo dire “welcome to the pre America world!” Perché mi sembra proprio che il mondo dopo l’elezione di Donald Trump sia tornato in meno di quaranta giorni indietro di ottanta anni. A quando la proibizione da parte delle nazioni sovrane di acquisire nuovi territori di paesi anch’essi sovrani entrò in vigore. Un principio ignorato dal nuovo presidente americano che parla di impadronirsi della Groenlandia, di Panama e del Canada e che, così facendo, asseconda il volere della Russia di Putin al quale secondo questo principio apparterrebbe l’Ucraina e quello di Xi Jinping che vuole per la Cina Taiwan e il mare cinese meridionale. Cosa confermata dall’agguato teso a Volodymyr Zelenskyj quando è stato invitato dal presidente Donald Trump a dal suo vicepresidente J.D. Vance alla Casa Bianca per quelli che erano stato definiti i colloqui di pace. Umiliato e cacciato il presidente ucraino ha consentito tuttavia di smascherare la vera faccia dei due politici americani e il loro chiaro disinteresse per l’Europa se non come salvadanaio da usare alla bisogna. Cosa già ventilata da Trump in precedenza, ma ancora non cosi smaccatamente dimostrata.
Dunque si è tornati a un ordine precedente agli accordi di Yalta che avvennero nel 1945, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Eccetto che allora, sebbene tutti alleati, accanto a un dittatore del calibro di Josif Stalin c’erano due campioni della democrazia mondiale come Winston Churchill e Franklin Delano Roosevelt, ambedue rappresentanti del mondo anglosassone. Essi, pur facendo pesare il ruolo delle loro democrazie, come si è affermato più volte, siglarono accordi non da tutti ritenuti equi, e da cui scaturirono controversie internazionali e qualcuno dice anche la guerra fredda, ma che tuttavia assicurarono al mondo ottanta anni di pace e di prosperità. La Seconda Guerra Mondiale che provocò milioni di morti fu un deterrente sufficiente a fare in modo che tutte le grandi potenze temessero il riarmo nucleare e siglassero accordi che ne bloccavano il proliferare. Questo timore oggi sembra essere scomparso dalle politiche di Trump e da quelle di Putin e l’indebolimento delle democrazie e di quella americana in primis attraverso politiche muscolose e aggressive, sembrano non tenere in nessun conto, e tantomeno temere, la possibilità; di una guerra nucleare.
La tragedia della situazione attuale è che, come ha ben descritto, in un articolo di The Atlantic, il senatore francese Claude Malhuret, adesso è come se ci trovassimo alla corte di Nerone composta da «un imperatore incendiario, cortigiani servili e un buffone in preda alla ketamina che ha come compito principale quello di epurare, smantellandola, l’amministrazione dello stato». Cioè una delle più grandi democrazie mondiali, addirittura l’emblema della democrazia occidentale sembra sprofondare. Tutti i principi di politica internazionale di rispetto degli alleati su cui si era basato il comportamento degli Stati Uniti fino ad ora, non esistono più: non accorreranno in loro difesa, imporranno loro dazi più alti che ai nemici, minacceranno i loro territori e sosterranno i dittatori che li invadono.
Donald Trump ha inoltre tagliato del 90% gli aiuti internazionali a USAID che andavano ai paesi terzi bisognosi di sostegno economico e sanitario, è uscito dal World Health Organization con la scusa che ha mal gestito la campagna del Covid 19 e altre crisi sanitarie e che non è un organismo indipendente (si dovrebbe capire meglio da chi) e che infine richiede troppi fondi, considerando, dice sempre il documento della Casa Bianca, che la Cina che ha molti più abitanti degli Stati Uniti, paga il 90% in meno. Trump infine sta sfidando il World Trade Organization per la sua politica non discriminatorie e di reciprocità che non si confà ai nuovi principi commerciali degli Stati Uniti del Make Ameriva Great Again.
Come si vede, un a carneficina sul piano internazionale che si aggiunge a quella compiuta sul piano di politica interna. Donald Trump ha già varato 80 executive orders tra cui i dazi, la cessazione del diritto di cittadinanza per chi nasce negli Stati Uniti, il ridimensionamento in molti settori pubblici e privati del DEI ovvero di quei principi di Diversity, Equity, Inclusion che rafforzavano la democrazia della struttura economica e politica degli Stai Uniti, l’eliminazione di quello che viene definito il gender radicalism, la impossibilità per I transgender di aderire al mondo militarie, avere graziato tutti coloro che parteciparono ai disordini del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill.
Come si vede, questa strada non è semplicemente una sterzata verso un governo illiberale che sarebbe già grave, ma una presa in ostaggio della democrazia. Il fatto che i repubblicani e Trump controllino tutti i poteri dello stato (legislativo, esecutivo e giudiziario) certo è un elemento determinante, ma gli americani, quelli che non hanno votato Trump e che sentono adesso tutto il peso di questa tragedia, confido, saranno in grado di rialzare la testa e opporsi a tale obbrobrio. E qualcosa si e già cominciato a muovere. Ma la resistenza sarà lunga e non indolore…


