Every beat of my heart
Poema sulla sapienza
Grande comparatista, studioso autorevole dei nodi centrali della letteratura d’Occidente, professore Emerito all’Università “La Sapienza” di Roma, docente all’Università di Cambridge, Piero Botani scrive in inglese un’opera in versi, “Plato’s poem”, “Il Poema di Platone”, tradotto in italiano da Paolo Febbraro
È uno dei massimi interpreti di Ulisse, su cui ha scritto libri in cui luminosità saggistica e fascino narrativo si fondono. È un grande comparatista, che fa convivere Dante e Yeats, Omero e Seamus Heaney: il comparatista, quale è di fatto Piero Boitani, anche insigne cattedratico, è cosa ben diversa dal cattedratico, con cui può coesistere, è l’erede moderno del mago. Non il mago superbo faustiano, ma il sapiente delle Origini, immerso in quella che fu poesia e filosofia nei presocratici greci e poi a Bisanzio, studioso del cielo e dei suoi misteri come gli antichi Persiani che scrutavano gli astri e le storie celesti per comprendere il mistero della vita e dell’uomo.
Studioso autorevole dei nodi centrali della letteratura d’Occidente, ha il dono del narratore: indaga narrando.
Ora quando il Boitani storico, critico, saggista di letteratura e mito, più vicino agli Ottanta che ai Settant’anni, scrive un poema, un’opera in versi, la cosa mi stupisce, ma non mi sconvolge.
Come sanno i grandi da sempre, e come sottolinea Borges in un libro fondamentale sull’invenzione della poesia, questa è inscindibile, nella sua nascita, da un avvenimento narrato, dal racconto. Subito modulato in musica, non perduto nelle cronache. E Boitani narratore ha quindi il coraggio si scrivere un poema, Il poema di Platone, Plato’s poem, e di scriverlo in inglese. Compare in edizione italiana, per Elliot editore, non tradotto dallo stesso autore, italiano, ma da un altro, come se questa poesia fosse davvero straniera, un poema su Platone scritto da un nostro contemporaneo inglese. Un poema sulla sapienza, una delle realtà prime della poesia stessa.
Io canto gli occhi
senza cui non avremmo mai potuto
vedere il sole, le stelle, il cielo stesso
e come il giorno succede alla notte
o la luce al buio, e la luna
crescente e calante, che trae le maree
verso la terra e le sospinge indietro,
e i mesi che assiepano anni e ricominciano,
e i solstizi che rapidi sostituiscono
gli equinozi. È questo che ci ha indotto
a inventare i numeri, e ci ha dato
l’idea del tempo, aprendo il sentiero
alla meraviglia, all’inchiesta
sulla natura dell’universo.
Gli occhi ci diedero l’amore per il sapere –
la filosofia, dono sincero degli dei
ai mortali, più prezioso
d’ogni altro dono mai ricevuto,
insuperabile.
Piero Boitani
Traduzione di Paolo Febbraro


