Pasquale Di Palmo
I deliri del bibliofilo

Fagiani e biciclette

Alla riscoperta di “Ladri di biciclette” e del suo autore, Luigi Bartolini, artista e scrittore «dalla spiccata predisposizione per il libro prezioso». Dal romanzo Vittorio De Sica e Cesare Zavattini trassero il celebre film, allontanandosi molto, sia per lo spirito che per la forma, dal testo originale

Una delle figure imprescindibili per il collezionista di mirabilia novecentesche è senz’altro quella di Luigi Bartolini, artista e scrittore dalla spiccata predisposizione per il libro prezioso, stampato in tirature limitate e accompagnato a grafiche dello stesso incisore. Indispensabile strumento per orientarsi tra i numerosi titoli stampati è l’esauriente repertorio di Fabrizio Mugnaini, intitolato Laboratorio di carta. Bibliografia degli scritti apparsi in volume di Luigi Bartolini, edito nel 2007 dalla Biblioteca Comunale di Cupramontana in collaborazione con il Centro Documentazione Luigi Bartolini. Mugnaini ha allestito per ogni pubblicazione altrettante schede bibliografiche, corredate da numerose immagini, indicando le caratteristiche principali di ogni singolo volume. Bartolini scrisse e pubblicò moltissimo: dai testi in prosa alle polemiche sull’arte moderna, dalle poesie agli interventi sugli amici artisti (Modigliani, Manzù, Ligabue, il pittore calzolaio Orneore Metelli).

Il libro più famoso di Bartolini è il romanzo Ladri di biciclette, stampato originariamente per Polin Editore di Roma nel 1946. Questo volume, molto difficile da trovare, con stime tuttora aggirantesi intorno ai 4000 euro, ebbe una genesi piuttosto complessa. Si presume che siano stati stampati non più di 400 esemplari. L’editore, che aveva iniziato l’attività l’anno precedente e che fino a quel momento aveva pubblicato solo cinque titoli (tra cui Piccola città dell’Ohio di Sherwood Anderson), versava infatti in cattive acque e di lì a poco avrebbe dichiarato fallimento. Ladri di biciclette ha un formato di cm 14 x 21, presenta 212 pagine e una legatura in brossura. Sul piatto anteriore, di colore azzurro, campeggia un’opera serigrafata dello stesso autore, un omino stilizzato in nero intento a fuggire, accompagnata dal relativo titolo in rosso. Più in basso figura tra parentesi il sottotitolo: Romanzo umoristico del furto e del ritrovamento d’una bicicletta per tre volte.

La dedica che compare dopo il frontespizio documenta il retaggio autobiografico della vicenda descritta nel romanzo e poi rielaborata da Cesare Zavattini, autore del soggetto del film eponimo di Vittorio De Sica: «Ai ladri romani, pregandoli di non rubarmi la bicicletta per la quarta volta». Il colophon riporta, oltre alla data di stampa del 20 maggio 1946, la seguente dicitura: «Di questo libro sono stati tratti n. 15 esemplari su carta a mano di Pescia per la presente edizione, illustrata da quattro acqueforti originali dell’autore». Si sospetta che le copie della tiratura di lusso non siano mai state stampate, anche se due esemplari, mancanti delle acqueforti, risulterebbero registrati secondo il Gambetti-Vezzosi (versione 2007) in un paio di biblioteche romane. A causa delle succitate condizioni economiche dell’editore un certo numero di copie fu stampato con carta diversa nel colore e nella grammatura, forse recuperata dallo stesso Bartolini. Esiste un foglietto di carta leggera, di colore giallino, presumibilmente inserito in qualche titolo precedente di Polin con il fine di annunciare l’imminente pubblicazione del romanzo, che riporta il titolo I ladri di biciclette, completo di un articolo determinativo poi soppresso.

Il romanzo fu ristampato da Longanesi nel 1948, nella collana «La gaja scienza», contestualmente al film che ne decreterà la fortuna, generando una quindicina di traduzioni nelle più importanti lingue straniere. Bartolini non esitò a dissociarsi dalla versione cinematografica, come scrive in un articolo apparso nel bollettino vallecchiano “Le carte parlanti” del 1954: «Il film omonimo non rappresenta che la prima metà del romanzo. Ed anzi, il film si regge, artisticamente, soltanto nelle sequenze che meglio aderiscono al romanzo, e che rappresentano, assai bene, al vivo vero, quello che avevo rappresentato e descritto». Precisò al riguardo Goffredo Fofi: «Divenne noto come tale subito dopo la guerra per aver scritto Ladri di biciclette, un “romanzo” o cronaca o diario che venne casualmente letto da Cesare Zavattini, il quale convinse De Sica – dopo il successo critico di Sciuscià – a trarne un film dallo stesso titolo, ma che più lontano non si può immaginare dal testo originale (sia per lo spirito che per la forma)».

Nel 1954 verrà approntata da Vallecchi una terza edizione, con un disegno in copertina dello stesso Bartolini. Era inserito un volantino di carta rossa intitolato Per il lettore attento, in cui l’autore ribadiva la totale estraneità del film rispetto al libro. D’altronde i diritti di riduzione cinematografica autorizzavano Zavattini ad apportare qualsiasi modifica al testo.

Oltre al titolo più famoso e ricercato dell’artista e scrittore marchigiano ci preme segnalare La caccia al fagiano, edito da Vallecchi nel 1954, che presenta alcuni testi di Bartolini illustrati dallo stesso in due differenti tirature: una limitata a 200 esemplari firmati dall’autore e numerati da 1 a 200 che contengono sette acqueforti originali, firmate ma non numerate; una seconda, in 800 esemplari firmati dall’autore e numerati, con le stesse acqueforti riprodotte, con eccezione del Nobile fagiano, approntata in originale. Le incisioni furono stampate presso la Calcografia di Roma. I racconti presenti sono “La caccia al fagiano” e “Un altro fagiano” oltre alla canzone in versi liberi intitolata “Parcines”. Il libro, contenuto in una cartella editoriale, presenta 52 pagine. La tiratura di testa ha costi che si aggirano dai 2000 ai 2800 euro mentre quella normale si attesta intorno agli 800.

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