Anna Camaiti Hostert
Cartolina dall'America

L’eredità Biden

Il presidente uscente Joe Biden ha fatto degli errori ma ha dovuto affrontare problemi terribili: dalla pandemia all'inflazione a due guerre. E lo ha fatto trasformando il Paese, spesso a vantaggio dei più disagiati. Peccato che il suo partito non abbia saputo spiegarlo agli elettori...

Nel riflettere sull’eredità della presidenza di Joe Biden mi sono resa conto di quanto importanti siano stati due elementi: il primo è che i tempi del suo mandato sono stati particolari e hanno presentato sfide eccezionali, fuori dalla norma; il secondo è che è difficile dare un giudizio obiettivo sulla sua legacy senza conoscere complessivamente gli obiettivi raggiunti, cosa che lo staff della comunicazione della sua presidenza e il partito democratico hanno completamente mancato di illustrare in modo esauriente e capillare ai cittadini e agli elettori.

E infine ho capito quanto su tutto ciò sia pesata la differenza tra la percezione e la realtà.

Credo che la sua presidenza debba essere positivamente valutata adesso con il giusto metro di giudizio senza attendere il futuro come invece è avvenuto per i presidenti Jimmy Carter, scomparso recentemente, e Lyndon Johnson. E invece leggo in continuazione editoriali, in Europa e nel mondo, che raramente colgono le caratteristiche globali della sua presidenza. Cosi in alcuni di essi si parla di totale fallimento della presidenza Biden a causa della sua politica estera, in altri del fatto che Biden è rimasto legato alla visione di un passato che ha cercato, fallendo, di riportare in auge, in altri ancora che non è riuscito a far rinascere una politica bipartisan e infine che non si è occupato a sufficienza dei problemi dell’emigrazione. Per fare un bilancio della sua eredità vanno tenuti presenti alcuni elementi fondamentali che possono aiutare a comprenderla nella sua totalità sia in politica interna che in politica estera. Soprattutto considerato il fatto che il partito democratico, diviso e litigioso, non è stato all’altezza della situazione e non ha saputo rispondere alle sfide che gli si presentavano e gli si presentano. Mentre il partito repubblicano, spostato totalmente su posizioni populiste ed estremamente conservatrici, ha raggiunto un’unita senza precedenti sulla figura di Donald Trump e ha saputo meglio rispondere alle sfide e alle paure del tempo recente.

Quattro sono stati i punti deboli della politica estera di Biden che gli hanno attirato critiche molto forti anche se la realtà è stata diversa dalla sua percezione. Molto criticati sono stati i suoi rapporti con la Cina con cui viceversa ha accettato di intessere rapporti di aperta competizione; ancora di più il suo ritiro dall’ Afghanistan nel quale sono successivamente tornati i Talebani. Qui però va ricordato che ben tre presidenti prima di lui (Bush, Obama e Trump) avevano promesso la rinuncia a quella nefanda impresa di occupazione, ma solo Biden l’ha portata a termine. E infine ad attirare molte critiche sono state le due guerre recenti: quella in Ucraina nella quale ha tuttavia avuto il merito, seppure a prezzo di molte vite umane, di portare la maggior parte dei paesi europei a unirsi per contrastare le mire espansionistiche della Russia verso l’Europa e quella in Medioriente dove, a mio avviso, non ha usato la necessaria forza e autorità per impedire al macellaio Netanyahu di compiere il genocidio del popolo palestinese. Unico punto a favore di Biden al proposito è che ha sempre parlato della creazione di due stati, cosa che non sappiamo se sarà perseguita del suo successore.

In politica interna viceversa i suoi punti deboli sono stati tre, almeno nella percezione popolare: l’economia, l’inflazione e l’immigrazione. Dico percezione, perché la realtà è poi molto diversa in quanto l’economia sta volando con la disoccupazione che è ai minimi storici, l’inflazione sta diminuendo ormai da tempo e il problema dell’immigrazione, descritto dai suoi avversari come una vera propria invasione del paese a detrimento degli americani (forse questo gli ha nuociuto più degli altri per effetto dei numeri di ingressi nel paese degli irregolari) in realtà è stato almeno in parte contenuto e non è mai stato una vera e propria minaccia. E qui vorrei raccontare un’esperienza personale a proposito della percezione dei problemi diversa dalla realtà. Una percezione di cui il partito democratico per primo non ha saputo tenere conto nella maniera dovuta e che, assieme a tanti altri segnali ignorati, gli hanno fatto perdere le elezioni. Quest’estate mi è capitato di andare in numerosi supermercati di Chicago e vicinities e mi sono accorta che molti dei dipendenti al pubblico non parlavano inglese bene a sufficienza e non erano in grado di dare informazioni di vario tipo ai clienti o non erano al corrente di prodotti che un americano medio usa da sempre, come il potato bread, per esempio. Certo questo esempio non è generalizzabile e la realtà in massima parte è diversa, ma a volte bastano pochi episodi come questi per creare una percezione generalizzata. Cosi dopo le elezioni mi è venuto da pensare a come un operaio o un contadino dopo avere lavorato tutto il giorno possa, in occasioni come queste, sentirsi un estraneo in casa propria e a come possa decidere di affidare il suo voto a qualcuno che gli promette di ridargli indietro qualcosa che sente appartenergli: Il suo paese.

La presidenza Biden tuttavia ha raggiunto obiettivi importanti ed è stata significativa sotto molti punti di vista. E per questo dovrà essere ricordata come momento epocale in tempi di transizione a cui si è cercato di rispondere mantenendo le regole basilari della democrazia e di un governo decente del bene comune.

Quando sopra accennavo ai tempi eccezionali di questa presidenza mi riferivo ad esempio all’uscita dalla pandemia per merito di provvedimenti ad hoc di cui tuttavia si fa raramente menzione. E invece è stato un evento che ha rimesso in piedi l’economia. Ogni famiglia ad esempio si è trovata sul conto corrente dei liquidi erogati dal governo per uscire dall’emergenza e ricominciare. Ovviamente ci sono stati anche altri provvedimenti su larga scala che hanno infuso in maniera organica nell’economia una liquidità senza precedenti e hanno permesso la ripresa. Biden si è trovato ad affrontare un’inflazione galoppante, ma è riuscito a rimettere in piedi la struttura economica del paese a dispetto di certo sentire popolare che lo ha accusato di non averne risolto i problemi e lo ha punito votando Trump. Ha promosso un set storico di provvedimenti economico-amministrativi che rispondevano a sfide di una nuova era: da quelli sui cambiamenti climatici, a quelli sull’intelligenza artificiale, a quelli sulla de-industrializzazione e sulle disparità di classe, a quelli che hanno annullato il debito di molti studenti, a quelli sul monopolio tecnologico e infine a quelli derivanti dall’erosione delle norme democratiche. Biden ha inoltre varato un monumentale piano di ammodernamento infrastrutturale che non si vedeva dai tempi di Franklin Delano Roosevelt con quel Build Back Better che ha rinnovato il corredo dei trasporti del paese. Ha inoltre spinto per un’estensione delle assicurazioni sanitarie e ha abbassato il prezzo di farmaci che nella quotidianità avevano prezzi non calmierati per il fatto di non essere passati dalle assicurazioni come nel caso di quelli per il diabete; ha varato inoltre provvedimenti economici a beneficio delle classi lavoratici e più svantaggiate. Infine non solo ha nominato la prima vicepresidente nera nella storia degli Stati Uniti, ma ha anche promosso molte donne in posizioni giuridicamente rilevanti a livello federale inclusa la prima donna nera Ketanji Brown Jackson alla Corte Suprema.

Certo la sua età lo ha fortemente penalizzato perché è stato percepito come vecchio e incapace di portare a termine gli obiettivi e i negoziati che la carica più stressante del mondo comporta. Tuttavia Biden ci avrebbe garantito una presidenza basata su principi democratici e su una razionalità improntata all’interesse comune dove le donne, i soggetti più deboli e le minoranze sono garantite. A livello di percezione non mi pare che la presidenza Trump sarà in grado di garantirci tutto ciò. Ma forse la realtà potrebbe sorprenderci. Ce lo auguriamo tutti anche se le aspettative sono minime, viste le recenti dichiarazioni e la composizione dello staff del neo presidente.

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