Roberto Mussapi
Every beat of my heart

In treno con Rimbaud

Come in un film di Truffaut: interno notte – quando guardando fuori si vedono «torcersi le ombre oscure» – un viaggio, un bacio, il brivido dell'attimo... Incanto e fuggevolezza

Inverno, vagone rosa, cuscini azzurri, un viaggio in treno che diviene filante nido d’amore. Su binari ignoti ai due che si baciano, come ignoto loro è il destino di quei momenti, quel bacio, quel viaggio. Che è tranquillo e comodo, ma nel profondo è spericolato come ogni viaggio della vita: che accadrà alla prossima stazione? E alla fine, i due si separeranno o resteranno uniti? Questi versi mostrano il dono di Rimbaud, e i suoi limiti: sa cogliere il brivido dell’attimo, l’incanto, la sua fuggevolezza, anticipando certe scene del cinema di Truffaut.

Anni Settanta, poeta nascente, men che ventenne, come molti allora ero colpito dalle folgorazioni di Rimbaud, che non mi convincevano appieno già allora: non divenivano visioni, come quelle più apparentemente metropolitane di Baudelaire, che scavano nel profondo dell’uomo moderno, un Homo nascentis, e quindi nel suo dna archetipico. Rimbaud, folgorante, ma suggestivo… ne è prova il fatto che avendo scritto come molti di noi una poesia in treno, poi lo indica alla fine della stessa. Ho scritto molti versi in treno, ma non finivano mai alla stazione indicata e pagata nel biglietto: erano un salpare, non un episodio. Già ventenne sentivo come il superlodato Rimbaud fosse poeta vero, ma friabile, mentre Baudelaire andava al cuore delle cose mon coeur mis à nu: ma il cuore messo a nudo non era soltanto il suo, era anche il mio, lettore affratellato. Di grande effetto la poesia di Rimbaud, ma come i quadri di Chagall: la poesia, pur in un autore come lui molto dotato, non è mai evasione, è sempre immersione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sogno d’inverno

L’inverno noi andremo in un vagone rosa
Con azzurri cuscini.
Staremo bene. Dentro quei soffici cantucci
Ci son nidi di baci.

Chiuderai gli occhi allora, per non vedere, fuori,
Torcersi le ombre oscure,
Arcigne e mostruose, nera plebe serale
Di lupi e di demòni.

Ti sentirai sfiorare lentamente la guancia…
Un breve bacio, simile a un ragno forsennato,
Ti correrà sul collo…

Mi dirai: «Cerca qui!» chinando un poco il capo,
– Ma ci vorrà del tempo per scovare la bestia
Che viaggia senza posa…

In treno, 7 ottobre ’70

Arthur Rimbaud

Traduzione di Ivos Margoni

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