Attilio Del Giudice
Cinque racconti flash

Varianti del degrado

«Sono la mamma del vostro allievo Peruta Antonio. Vi  sto a telefonare perché la dovete finire di perseguitare a mio figlio, che è un bravo ragazzo ed è pure orfano di padre...»

La punizione. Vorrei che mi volessi bene almeno la metà di quanto vuoi bene a quel tuo bastardino. Chiedo troppo? Sei cresciuta, non sei più una bambina, ora puoi capire come stanno le cose. Io non posso tornare a casa se tua madre non mostra un minimo di fiducia in me, un briciolo d’affetto. Lo so, l’ammetto, ho fatto errori, non sono stato molto presente come padre e come marito. Forse ho pensato troppo a me stesso  e ho trascurato la famiglia, ma non credere che anche tua madre non abbia fatto errori in quantità industriale. Tu non devi essere troppo partigiana, devi essere giusta, devi  valutare tutte le variabili. Io sono colpevole, ma mi sento pronto a cambiare, a rivedere  le mie posizioni,  tua madre, però, è disposta a fare altrettanto? Questo è il punto.

Non dici una parola, parla, esprimi i tuoi pensieri! È un tuo diritto e, in un certo senso, anche un dovere, perché è tuo padre che ti sta chiedendo una valutazione. Non punirmi con questo silenzio esasperante, considera anche la mia sensibilità, il mio orgoglio. Su, dimmi qualcosa! Col cagnolino sei sempre dolce, a me invece riservi una durezza eccessiva. Facciamola finita, mettiamo tutto in chiaro! Pensiamo insieme a ricostruire la famiglia!  Sì, lo so a che stai pensando: a quello che voi chiamate il tradimento, mentre era una semplice scappatella, della quale ho, ormai un vago ricordo; in ogni caso non mi pare si debba dare  l’importanza che date voi, tenendo conto del mio attuale stato morale e psicologico. Io sono cambiato, lo vuoi capire?

Che ne dici? Ancora vuoi dominarmi  col silenzio? Vuoi ancora persistere con questo stupido mutismo? Che credi di fare con questo atteggiamento puerile? Vuoi contribuire a distruggere per sempre la nostra famiglia? Vuoi dire anche tu che sono un porco, che sono una bestia, come ha detto tua madre, urlando istericamente e non dandomi la possibilità di difendermi? Tu, ragazza mia, sei completamente fuori strada. non hai elementi seri per essermi nemica. Allora che vuoi fare?  Rispondi!

Me lo dovevo immaginare che con l’educazione che ricevi da tua madre, non potevi  fare passi avanti, non potevi  crescere.

Resta pure una bambina, una ridicola  bambina che ama il cane e odia suo padre!

* * *

La pietra in bocca. Nisciuno problema? Tutto a posto?

Benissimo. Vi site arricurdato  i c’ mettere na preta nmocca?

Okei. Ai tempi miei ci mettevamo nu cardillo muorto. Ma mo, chi tu da’ l’auciello. E’ più pratico ‘a preta.

Che ce avite truvato int’ e’sacche.?

Comme? Treciente euro. Sulo treciento? Vicie, v’aggio ritto che tutto quello che trovavate era robba vostra, pure si teneva nu milione, però nun voglio essere pigliato p’ fesso. Chillo aveva tene’ chiù assai e treciento euro.

Va buo,’ ti credo. Nun c’è bisogno ca fai  u’ giuramento ncoppa ai figli.

Mo, Vicie’ ci sarebbe un altro lavoretto da fare. Chisto è nu poco chiù difficile, però ci sarebbe per voi nu bellu  premio : mille come anticipo e tre mila alla fine.

È chiù difficile, perché il soggetto è furbo e s’appara ‘u culo. Ma voi  site duie guagliuni scetati e ce la potete fare tranquillamente. Tengo fiducia. Poi vi faccio sapere tutti i particolari: a che ora trase, a che ora esce, l’arma che solitamente s’porta appriesso, dove lo potete incontrare e cumpagnia bella. Però, vu dico primma, chistu fatto  è assai delicato e nisciuno ‘a da sape’ niente. Nisciuna parola pure cu i femmine vostre, che, dato che so’ femmine, chiacchiareano facile, pure che l’accerite e’ palate pe’ fa sta zitte.

Vicie,’ vi farò avere quello che serve domani mattina e pure i sordi di anticipo. A me nun m’ chiammate. Aspettate  una mia imbasciata.

In famiglia tutto a posto?

E chesta è a cosa chiù importante nella vita. Se nun facite fesserie, cu’ me vi troverete bene e si troveranno bene anche le vostre famiglie, si no, si facite i strunzi, lo sapete benissimo  che non vi posso perdonare, pure se mi mandate i piccirilli e i mugliere a chiagnere e a supplicare e fa’ nu strappo alla regola e lasciarvi in grazia di dio. Non lo potrei fare. Mi so’ spiegato? Statevi buono e a Maronna v’accumpagna.

* * *

Noi due dobbiamo parlare. Voi  uomini non vi risparmiate nell’ironia, quando dite, imitando la nostra voce, “Noi due dobbiamo parlare”. E, invece c’è poco da sbeffeggiare.

No, no, mio caro, lo hai fatto anche tu. Non lo puoi negare. Certo che vogliamo parlare, perché interloquire significa rispettare gli altri . Il voler parlare col proprio marito, significa scegliere una condotta civile, mentre voi  normalmente trascendete nella violenza, specialmente quando avete torto marcio.

Va bene, è vero, ancora non mi hai ammazzato di botte, ma, secondo  te, non è una violenza non volere ascoltare e uscire di casa sbattendo la porta e dicendo che sono una visionaria, praticamente una pazza? Meno male che hanno chiuso i manicomi, altrimenti mi faresti internare.

Ah, ecco, ti ringrazio. Mi concedi la parola. Questo è un accadimento solenne, andrebbe ricordato negli annali della storia.

No, tesoro, in  fatto di spirito di patata sono stata solo alla pari. Allora, visto che posso parlare, vorrei sapere due cose:

La prima è questa: che ci faceva in salotto, sotto il tappeto grande, un mutandina rossa da donna non mia? La seconda è  più incredibile: Perché io sarei una visionaria, se, tornando a casa dopo sei giorni di ospedale, trovo questa bella sorpresa e cerco di sapere qualcosa a riguardo da mio marito?

Tu dici di  non saper dare risposte. Dici che sei del tutto innocente, che io ho le traveggole ed avrei l’intenzione di far naufragare il matrimonio. Anzi sei carinissimo quando aggiungi che sono diventata isterica perché non ho figli. E’ così? E questo che dici?

No, caro, questo non avresti mai dovuto dirlo. Affermi che sono parole dette in un momento di rabbia. Non credo, in verità, che sia sufficiente un momento di rabbia per giustificare tanta insensibilità. Comunque ti ringrazio per  avermi ascoltato, almeno  al cellulare. Ciao, buona giornata.

* * *

Le astuzie della seduzione. Senti, tuo padre se ne è andato, tua madre è meglio che stia zitta, dato, come sai, che non è una santarella, perciò se tu non parli, chi lo viene a sapere? Naturalmente non ti devi vantare a scuola con le amichette, è un nostro segreto, punto e basta.

Vabbe’, l’hai detto, sei minorenne, lo so, ma, ascolta, tu non sei stupida, eri la più intelligente delle mie allieve: lo capisci che questa  stronzata dell’età minorile non corrisponde alla natura umana? Una ragazza, appena ha le mestruazioni è donna a tutti gli effetti. E tu le hai avute due anni fa, mi pare.

Ma che c’entra la legge, io non sto parlando della legge. So bene quello che dice la legge, infatti se tu mi denunciassi, andrei   dritto dritto in galera. Ne ho piena cognizione. Ma non fare confusione,  io sto parlando della realtà profonda ,  sto  parlando del DNA umano. E ti risparmio la storia millenaria, che, in questo campo dei costumi, dei comportamenti erotici e delle leggi,  è estremamente variegata e diversificata nelle razze e nelle aree geografiche.

Si, certo, hai ragione, dobbiamo tener conto anche delle  convenzioni, delle leggi e compagnia bella, ma, ovviamente,  tutto a discapito dei nostri bisogni fisici, dei nostri desideri e dei sentimenti. Dobbiamo rispettare tutte le leggi, la tradizione, gli orientamenti religiosi, la morale corrente, ma quando ci si rende conto che queste leggi, questa morale e questi orientamenti religiosi sono delle baggianate contro natura, non è meglio che diamo corso alle pulsioni, agli istinti, primitivi ma veri, autentici, naturali,  prendendo, si capisce, tutte le precauzioni, tutti gli accorgimenti per ridurre al minimo i rischi?  Rispondi!

Il tuo parere è importante e io tengo conto, come sempre, del tuo punto di vista.

Però devi essere onesta, domenica scorsa sembravi felice, eri allegra. Sei stata tu a dire:  “Facciamolo un’altra volta”  E se io, nonostante l’età, nonostante non sia più un giovanotto di primo pelo, ho acconsentito con entusiasmo, l’ho fatto perché ti stimo e ho fiducia. E anche perché ho le idee chiare sull’amore e sulla sessualità e spero che anche tu, che non sei superficiale, le abbia. Non deludermi!

Okay, vediamoci domani al solito posto, verso le sette.

* * *

Amore materno. Sono la mamma del vostro allievo Peruta Antonio.

Sissignore, Peruta Antonio, di Angelina Califana (che sono io) e di fu Peruta Alfonso, deceduto  nel dicembre dell’anno scorso per due colpi di pistola che ci hanno sparato in faccia, mentre che stava in grazia di dio a mangiare un piatto di pasta con le vongole nella trattoria di don Carmelo Purificato, vicino alla stazione.

Vi  sto a telefonare perché la dovete finire di perseguitare a mio figlio, che è un bravo ragazzo ed è pure orfano di padre.

Voi, professore’, avete scritto che mio figlio non studia la vostra materia. Allora io ce l’ho spiato a Tonino, perché non studia la vostra materia e  ha detto che  lui poco ci capisce, perche voi, cara professoressa del cazzo, non la sapete spiegare. Allora io dico: ma voi non ve la passate una mano sulla coscienza, prima di offendere un ragazzo che non vi ha fatto niente di male?

Avete pure scritto che Tonino sta sempre a giocare col telefonino. E perché non lo può fare? Tutti i ragazzi stanno a pazzià col telefonino. Perché solo mio figlio non deve giocare? Per fare un piacere a voi? Non lo capisco.

Poi vi siete permessa di dire che a mio figlio lo deve vedere un pisicologo . Ma voi site asciuta scema? Perché lo deve vedere uno pisicologo?  Secondo voi Tonino tiene una malattia in capa? Che tene? Chillo sta meglio e’ me e i’ vui. Ve lo assicuro, ci posso mettere la mano sul fuoco. U’ guaglione è stato sempre molto intelligente e alle volte  esce con certe trovate giudiziose che la gente rimane a bocca aperta.

Vi siete lamentata, perché mio figlio ha detto che vi vuole bucare le ruote della macchina. Però non ve le ha ancora bucate, questo lo dovete ammettere, allora, cara professoressa, non tenete il diritto di offendere e scrivere che mio figlio qualunque cosa fa, non va bene.

Io non mi faccio capace del perché ce l’avete contro questo ragazzo, che, come vi ho detto prima, è orfano di padre. Ieri, per esempio, lo avete strillato per mezzo che si era messo a cantare e voi non potevate fare lezione. Però che ci voleva ad aspettare un minuto che ‘u guaglione  finiva la canzoncella, dato che Tonino  modestamente tiene una bellissima voce e dice  che tutta la classe si stava a licria’?

Certo se voi continuate a perseguitarlo va a finire che quello perde la pacienza e ve le buca veramente le ruote.

Vedete di starvi ghiù accorta, professore’!  Mio figlio e bravo e non merita di essere ingiuriato.

Vi saluto


La fotografia accanto al titolo è di Roberto Cavallini.

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