Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Partire per tornare

«Visione, lucidità, racconto, sintesi lirica»: al cuore della poesia di Paolo Ruffilli. Come in questi versi che riportano al tema del viaggio, all’idea che ne aveva Baudelaire, ma con opposta visione benché complementare, con un disvelamento…

Paolo Ruffilli è uno dei poeti importanti della mia generazione: uno dei non pochi poeti importanti di una generazione non comune, ricca, rifondante la poesia italiana. In attesa di pubblicare, in questi battiti,versi dall’Aurora boreale di Theodor Daubler, tedesco, autore di un poema originalissimo da Ruffilli tradotto, andiamo subito al cuore, ai versi che manifestano la compresenza, in Ruffilli, di visione, lucidità, racconto, sintesi lirica. Dalla sezione Nell’atto del partire (la prima di sei capitoli in Le cose del mondo), una poesia che nasce da un modello magistrale, e Il viaggio, di Baudelaire, a cui Ruffilli oppone la visione opposta e complementare. Nella famosa poesia del grande parigino il viaggiatore non è un giovane che fugge per una delusione amorosa, o per un sogno estetico o guerresco, o per cercare fortuna: parte solamente per partire. Il viaggiatore viaggia solo per viaggiare. Poesia leggendaria. Anche se io appartengo al mondo dei non viaggiatori in quella inebriante accezione: io parto per raggiungere qualcosa, modello L’isola del tesoro di Stevenson… Ma Ruffilli svela terzo viaggiatore (vicino al secondo, il mio): chi parte per tornare.
Il viaggio non è per il viaggiare, né per una meta precisa: ma per uscire di sé, perdersi, nel sogno di tornare. Il viaggio di Ulisse che parte malvolentieri, già ansioso del ritorno (anche se nel viaggio troverà allettamenti incantevoli – vedi Calypso e i prodigi). Ma il mito del viaggio di Ruffilli è quello della Tempesta di Shakespeare: ci si allontana verso un’isola sconosciuta, ci si perde. E solo perdendoci fino in fondo, ci possiamo ritrovare.

 

 

 

 

 

 

 

Ma poi, alla fine, mi rimetto in moto
nonostante ogni volta sia tentato
dalla voglia che mi prende di restare
nelle zone più vicine e risapute
in vista e nel contatto del mio noto.
In compenso, parto sempre
solo per tornare. E non so mai
neanch’io, in realtà, cos’è che vale
e mi convince, quale pensiero
imperativo… un’intuizione certa e
un sesto senso che mi spinge,
la coscienza comunque fulminante
della scoperta più paradossale,
che bisogna intanto perdersi
per potersi davvero ritrovare.

Paolo Ruffilli

Da Le cose del mondo, Mondadori Specchio, 2020

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