Sergio Buttiglieri
Al Teatro di Cortemaggiore

Il caso Matteotti

Massimo Popolizio (con Giovanna Famulari al violoncello) ripercorre la storia esemplare di Giacomo Matteotti. Una vicenda emblematica, di preoccupante attualità...

Il piccolo delizioso teatro ottocentesco di Cortemaggiore, in provincia di Piacenza, ha inaugurato la sua stagione teatrale con un magistrale monologo di Massimo Popolizio, Matteotti, un racconto del nostro tempo, dedicato alla figura di Giacomo Matteotti, al suo intenso rapporto epistolare con la moglie Velia, e con tutte le fasi del suo inestimabile lavoro in quegli anni dentro al Parlamento fino al suo assassinio il 10 giugno 1924 da parte dei sicari fascisti, arrivati da Milano, 5 maschi adulti, corpulenti, eccitati e sazi, gonfi di cibo, satolli di vino e di testoterone, che non sopportavano più la sua presenza in Parlamento con i suoi ineguagliabili discorsi senza compromessi che lo resero odioso a Benito Mussolini.

Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere, piegandolo su sé stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. E Mussolini ne era chiaramente il mandante, mentendo alla vedova, facendole credere che avrebbe fatto di tutto per riportarle il marito.

Popolizio lo ammiriamo da anni per le sue pregevoli interpretazioni teatrali oltre che registiche e cinematografiche (da Re Lear del 1995 allindimenticabile Lehman Trilogy del 2015, entrambi con la regia di Luca Ronconi, fino alla sua regia e interpretazione nel mitico Furore del 2019 di John Steinbeck.

Questo che abbiamo appena visto a Cortemaggiore è uno stralcio del suo M il figlio del secolo, tratto dal libro di Antonio Scurati, in cui Popolizio si concentra sulle tragiche vicende di Matteotti fino alla sua morte nel 1924. Un racconto – intervallato dagli interventi musicali della brava violoncellista Giovanna Famulari, con lui in scena – che ci immerge nel pensiero di questo eroe della democrazia mai abbastanza ricordato.

Eletto in Parlamento nel 1919, Matteotti si getta subito anima e corpo nelle fatiche parlamentari. Il 7 gennaio 1922 alla vigilia del sesto anniversario del loro matrimonio, Matteotti scrive dolcissime lettere all’amata moglie. Ma al contempo la informa che il governo Bonomi è caduto. Ad affossarlo è stata la rottura dei socialisti divisi fra i massimalisti e i riformisti. Nel dicembre 1921, alla Camera dei deputati, Matteotti si rende conto che il fascismo non è più un fenomeno passeggero, e lui ritiene fondamentale non cedere su nessun punto, non abbandonare nessuna posizione senza adeguate proteste. Tutti i diritti dei cittadini devono essere rivendicati.

Il 10 ottobre 1922, ci racconta magistralmente Popolizio, Matteotti afferma sconfortato che si vorrebbe dimettere da deputato perché sembra fare un lavoro inutile. Il proprio partito non fa nulla di ciò che si dovrebbe fare. Il proletariato resta abbandonato a sé stesso, senza difesa, senza aiuto, e questa scissione suicida dei socialisti, Popolizio non fa fatica a paragonarla, con una piccola digressione ironica in diretta durante lo spettacolo, a quello che accade purtroppo anche ai nostri giorni.

A Roma il 24 maggio 1924, Mussolini, capolista del Partito Nazionale Fascista ottiene 4 milioni e 624 mila voti: 2 italiani su 3 lo hanno votato: l’Italia si è sottomessa al duce, dichiara Matteotti. I socialisti denunciano le irregolarità elettorali e disertano l’aula per protesta. Il 30 maggio 1924 Matteotti si prepara per quello che sarà il suo ultimo intervento alla Camera dei deputati. In 4 anni di presenza alla Camera Matteotti aveva già pronunciato 106 discorsi lunghi e minuziosi.

La sua figura scarna, consunta, i suoi rari sorrisi, suscitano ad alcuni ammirazione per lui. Ma per tanti parlamentari fascisti i suoi interventi provocano irritazione, astio e rancore. Eppure, nel suo ultimo discorso Matteotti fa l’elenco delle violazioni. Con avversari come Matteotti, registrano alcuni giornalisti dell’epoca, «non si può che lasciare la parola che alla rivoltella». E Popolizio ci immerge nei dettagli del criminoso rapimento a cui Matteotti cerca di resistere con tutte le sue forze. Il terribile cronaca del suo efferato delitto che turba tutti noi spettatori: perché l’emblematica figura di Matteotti, all’interno della storia d’Italia, è un magistrale esempio di come si possa strenuamente difendere le proprie opinioni alla base della nostra attuale Costituzione.

Grazie Massimo Popolizio! Prezioso il tuo ricordo, soprattutto in questi giorni, sempre più devastati da sconvolgimenti planetari.

Questo splendido inizio della Stagione di Prosa di Cortemaggiore è stato possibile grazie alle oculate scelte di qualità dell’assessore alla cultura Luca Tacchini, con il valido aiuto di Mino Manni, valido coordinatore di questo cartellone.

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