Diario di una spettatrice
Joe, Jimi e Napoli
Il nuovo film di Claudio Giovannesi, “Hey Joe” con un ottimo James Franco, promette (e non mantiene) una storia di passioni e memorie a Napoli, tra la guerra e la camorra
Napoli 1944, tra le macerie dei vicoli nei Quartieri Spagnoli le signorine aspettano a gambe aperte i marinai americani, li chiamano, li bloccano, li trascinano nei bassi. Ma Dean Barry non si lascia incantare: ha 19 anni e lui vede solo la sua Lucia che lo attende e lo ama. Si inseguono, si baciano, fanno l’amore. Quando lui si imbarca lei “ten ‘a panz’ annanz’”, cioè è incinta. Lui le promette che tornerà, lei non ci crede. Infatti lui non torna, in mezzo ci si mette la Storia, prima la guerra in Corea, poi la guerra in Vietnam. Passano gli anni, lui fa in tempo a sposarsi e a divorziare, l’amore di Napoli è un ricordo sbiadito nel New Jersey. Finché un giorno il passato gli piomba addosso attraverso un telegramma che arriva a destinazione vent’anni dopo: è della Croce Rossa, gli comunica che Lucia è morta e che ha un figlio, Enzo, che vuole conoscere suo padre.
È questo l’antefatto del film Hey Joe, scritto e diretto da Claudio Giovannesi, il regista romano vincitore nel 2019 dell’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura al festival di Berlino con La Paranza dei bambini, tratto dal libro omonimo di Roberto Saviano. Un antefatto promettente per una storia certamente già vista, ma che lascia presagire lo scontro tra due mondi lontani attraverso il confronto tra un padre e un figlio. Ma ciò che Dean si aspetta quando decide di tornare a Napoli per ritrovare il figlio dell’amore, è qualcosa che non esiste nella realtà: Enzo è stato nel frattempo “adottato” da un boss locale, spaccia e contrabbanda sigarette nella metropoli degli anni ’70 alla vigilia del colera e non ha nessuna intenzione di ritrovare il padre americano impersonato da quello sconosciuto che lo insegue con tenacia nei vicoli della città.
Purtroppo anche ciò che si aspetta lo spettatore non si realizza: la pellicola si blocca dopo l’esordio promettente e procede lentamente e con qualche forzatura per due ore (troppe), costruendo una storia che richiederebbe un altro ritmo e che le ormai consuete riprese con la camera a mano non sono sufficienti a darle. All’interno di una sceneggiatura quasi sempre prevedibile, la scena migliore è quella del battesimo del figlio di Enzo chiamato Vittorio in onore del “padrino”, ricorda le atmosfere sgangherate de L’uomo in più, il debutto alla regia di Paolo Sorrentino. Più niente di sorprendente accade se non a mezz’ora dalla fine, quando un opportuno colpo di scena risveglia l’attenzione e finalmente ci si chiede come andrà a finire.
Ci sono però due aspetti che costituiscono il valore aggiunto del film di Giovannesi. Il primo è certamente l’interpretazione di James Franco, che offre il suo corpo massiccio al veterano della Marina americana e con il suo sguardo gentile rende credibile un personaggio ingenuo e dolente che insegue il sogno della paternità scontrandosi con una realtà feroce che non concede niente ai sentimenti. Il secondo è la fotografia di Daniele Ciprì, che ancora una volta conferma la sua bravura nell’illuminare con la luce giusta squarci di realistica quotidianità, senza tuttavia rinunciare a uno sguardo poetico. E certo merita di essere segnalato che il regista, noto per la sua collaborazione con Franco Maresco, è in questi giorni nelle sale con due pellicole di cui firma la fotografia: oltre a questa, il magnifico Le déluge di Gianluca Jodice.
Hey Joe è un titolo che prende spunto dalla consuetudine delle ragazze napoletane di rivolgersi ai marinai americani chiamandoli tutti Joe. Per loro erano uguali, maschi giovani e spesso ubriachi, tutti affamati di sesso e forse anche d’amore. Dean Barry scoprirà troppo tardi che il legame del sangue non è una ragione sufficiente a stabilire un rapporto e che nella vita contano di più le relazioni che si scelgono.
Certo questo film, che si aggiunge alle pellicole che in queste settimane portano Napoli sul grande schermo – Parthenope di Sorrentino, Napoli-New York di Salvatores, Il treno dei bambini di Cristina Comencini – niente ha a che vedere con la celeberrima canzone Hey Joe che, nella versione di Jimi Hendrix, è diventata una delle icone del rock di tutti i tempi (l’ha già segnalato Michele Anselmi). Eppure la frase d’apertura della canzone, «Hey Joe, where you goin’ with that gun of your hand?», “dove stai andando con quella pistola in mano?“, ha a che vedere proprio col film di Giovannesi. Ed è giusto che sia lo spettatore a scoprire perché.