Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Blake e Ungaretti

«Tradurre fa parte della creazione poetica… è componente stessa del lavoro poetico». Con la traduzione si cimentano, con risultati diversi, i maggiori poeti. In questi versi di William Blake, l'autore dell’“Allegria” rincarna, in italiano, «la stessa anima» del grande inglese

Per alcuni poeti la traduzione di poesia non è occasione o eccezione, ma componente stessa del lavoro poetico. Lo è per Eliot, per Luzi (insuperabile il suo Coleridge), per Ungaretti, ove l’opera di traduzione è anche copiosa, fa parte del corpus dell’autore. Come accade poi per Yves Bonnefoy, e poi per me. Tradurre fa parte della creazione poetica che è traduzione in assoluto dall’apparente nulla di un libro non ancora scritto. Casuali, occasionali, direi anche dettate da opportunità le traduzioni saltuarie e distratte come quelle di Sereni, senza immersioni, senza perdere troppo tempo. Convinte, serie, quelle di Fortini, ma minate dall’assenza di grazia e sovrabbondanza di teoria del traduttore. Qui Ungaretti agisce come Ariel, il demone dei venti di Shakespeare: Nel Canto di un pastore di Blake brilla in italiano l’innocenza lucente e sorgiva dell’originale: Blake poeta sapienziale riesce a pervenire a semplicità naturale, per naturalezza miracolosa. E Ungaretti lo riscrive, per noi, nella nostra lingua, la stessa anima.

 

 

 

 

 

 

 

Canto d’un pastore

Benvenuto, straniero, in questi posti,
Dove la gioia si posa su ogni ramo
Ed il pallore fugge da ogni viso,
Ciò che non seminammo, non mietiamo.

Come la rosa l’Innocenza sboccia
In gota a ogni fanciulla;
L’Onore sulle loro ciglia trama,
Il gioiello salute
Adorna il loro collo.

William Blake

Traduzione Giuseppe Ungaretti

Facebooktwitterlinkedin