Every beat of my heart
L’azzurro di Maria (e quello di Giotto)
Torna a teatro “La grotta azzurra”, il celebre monologo che Roberto Mussapi pubblicò nel 1998 e che venne inscenato per la prima volta nel 2002. La vicenda della protagonista, custode dei bagni in un autogrill sulla Milano-Genova, «diventa la metafora stessa della poesia»
La grotta azzurra venne inscenato nel 2002 e rimase tre anni sulle scene italiane. È stato il monologo più amato dalla critica e da molti del mio teatro-poesia o poesia teatrale. Nasce nell’autogrill Piani di Invrea, uscita per Celle e Varazze, sulla Milano Genova. Quell’autogrill fino agli anni Ottanta era piastrellato di azzurro, ceramiche di Albisola. Protagonista Maria: una giovane di buona famiglia genovese che deve abbandonare gli studi universitari per la rovina economica in cui la famiglia cade.
Lei è una di quelle donne, spesso come lei ragazze, ma non sempre, che si occupavano dei bagni degli autogrill: il lavoro più umile, svolto da umilissime ninfe subacquee e subterrene, parenti di Calipso. Rumor d’acqua, scorrimento nei tubi, odore di lisoformio, e loro impeccabili nel grembiule azzurro mentre le monete di chi usciva battevano nel piattino facendo tin tin…
Come ha scritto Elio Gioanola che nel 1998 presentava per Jaca Book il monologo, poi raccolto ne Le poesie (Ponte alle Grazie, 2014) e ne I nomi e le voci. Monolghi in versi (Mondadori Lo Specchio, 2020), «Mussapi fa di nuovo della poesia un esercizio felice… Il poeta che ha inventato la Cenerentola custode dei cessi, ha inteso riprendere da capo il filo di un discorso poetico interrotto, ricominciando dalla fiaba (…) La storia di Maria, che dall’azzurro delle piastrelle di un cesso va alla conquista dell’azzurrità dei cieli di Giotto, diventa la metafora stessa della poesia».
La protagonista di quella messa in scena, Miriam Mesturino, che non conoscevo ma che lesse il libro e volle mettere in scena La grotta azzurra, mi ha fatto un dono indimenticabile, e con lei Nanni Garella che ha firmato una regia formidabile. E con le luci Gigi Saccomandi, allora come me ancor giovane… Lo spettacolo, prima che in teatro, debuttò in una grotta, al Festival di Borgio Verezzi.
Mi fa piacere che oggi un drammaturgo e poeta come Edoardo Callegari, un’attrice giovanissima come Alice Robbi, con la registaCarolina Migli Bateson (anche direttrice artistica del Teatro di Grazzano Visconti) rimettano in scena questo mio dramma in versi, a cui è legata una parte della mia vita, e per fortuna, mi risulta da tempo, anche parti di vite altrui.
(Bagno sotterraneo di autogrill. Rumori idraulici. Piastrelle
azzurre. Scope e attrezzi in ordine. Lei al tavolino, col piattino
per le mance.)
Adesso non c’è ressa. È un’ora quasi morta.
Tra le dieci e le undici si placa come d’incanto
la corsa alle toilette, al bar, alla cassa,
è come un’ora di pausa in mezzo al giorno,
dalle sette non c’è sosta un momento,
tutti si fermano a far benzina e colazione,
bere acqua e caffè, scendere al cesso.
Un tempo c’era la coda alle cabine
del telefono, lì, proprio all’ingresso,
prima del tavolino dove mi siedo
quando non sono dentro con scopa e straccio.
Ora coi cellulari quella folla è scomparsa,
si è diradata: studenti stranieri con lo zaino,
campeggiatori, pensionati,
soltanto loro ormai scendono con la scheda
a chiudersi nelle cabine e parlare col mondo.
Con chi? Dal vetro anodizzato non lo intuisco,
ma è come se sentissi tante voci insieme
parlare in tanti posti nello stesso tempo,
mentre passano qui, accanto al mio tavolo,
è come se io mi sentissi collegata al mondo
e parlassi con tutti, dialetti del sud, lingue straniere,
l’inglese anche, un poco lo conosco,
lo capirei, sentirei che cosa si dicono,
loro che non hanno il cellulare, loro che scendono
con la scheda già pronta per qualcosa di urgente
mi fanno sentire al centro del mondo,
dove qualcuno deve comunicare adesso
o anche solo i saluti, le risate,
a volte li senti ridere dai portelli aperti,
ridere in tedesco, in olandese, in spagnolo,
in questo ronzio di tubi, in questo suono
di acqua che mi avvolge tutto il giorno.
A volte mi sembra di essere nel mare
e di sentire il suo respiro profondo,
non interrotto come il nostro,
ma lungo, continuo, eterno e incessante,
come il ronzio dei tubi: così ricordo
che mi trovavo in mare, nel fondo,
in una lieve corrente verdeazzurra,
sognavo, mi ero addormentata con la testa sul tavolo
alle due, a ferragosto, un caldo d’inferno,
tutto deserto e fuori l’asfalto ribollente.
Roberto Mussapi
Grazie all’Associazione ChezActors di Piacenza, “La grotta azzurra” è di scena al Teatro di Grazzano Visconti ancora oggi, 19 ottobre, alle 20,30.