A proposito di “Afrodite viaggia leggera”
Storie di Venere
Francesca Sensini, nel suo nuovo libro tra il saggio e il racconto di fantasia, ricostruisce la vita di Venere e delle sue mille raffigurazioni
Dalla Venere di Milo che fa bella mostra di sé al Louvre all’Afrodite Cnidia, il primo nudo femminile integrale dell’antichità, alla dea “dal trono screziato” invocata a Lesbo da Saffo, fino alla grande tempera di Botticelli, la dea dell’amore parla sempre di gioia e leggerezza, di viaggi incantati, isole, scoperte, origini, destini. La canta Francesca Sensini in un libro di racconti fra storia e mito, Afrodite viaggia leggera. Sulle rotte dell’amore (Ponte alle Grazie, pp. 169, € 16,00), di assai piacevole e istruttiva lettura. Undici tappe, da Milo e Parigi, a Pafos naturalmente, alla Troade dove Afrodite combatte e ferisce dalla parte del favorito Paride, a Pithekoussai, cioè Ischia, “la più antica colonia greca in Italia”, dove una spiaggia si chiama Citara, e dove Sensini ambienta un amore diverso legato alla “coppa di Nestore” (VIII sec. a.C.) oggi conservata a Lacco Ameno.
Sensini intreccia storia, documenti e invenzione proponendo riletture di luoghi e miti, sempre legati alla dea ridente dai monili d’oro. Che si giace con mortali come Adone e Anchise salvo punirli se osano vantarsene. Molti i racconti in prima persona, come quello iniziale del ritrovamento a Milo della Venere spezzata, dove la dea ricostruisce le contrattazioni che portarono all’acquisto del marmo da parte di militari e diplomatici francesi. Chi legge partecipa al processo di scoperta e apprende per esempio che proprio perché francesizzata la dea del Louvre è detta Venere e non Afrodite. Nel racconto di Ischia la prima persona della dea diventa a un certo punto quella della giovane Ippolita che incontra il cretese Enareo (“non uomo”), nome di una casta di “sacerdoti e indovini consacrati alla dea”. Sensini lo descrive sulla scorta “del mio amatissimo Principe dei Gigli, figura misteriosa di sacerdote e danzatore” raffigurata a Cnosso. Cito dalle svelte e precise note in appendice che chiariscono le fonti antiche e moderne degli episodi.
Sensini riesce a intrecciare una quantità di reperti archeologici e letterari, a farli dialogare, e accompagniamo con gusto questo suo itinerario. Che pur parlando della gioia suprema dell’amore non scende, beatamente, in paricolari. Quando Efesto si vendica di Afrodite adultera con Ares imprigionando gli amanti in una rete e chiamando tutto l’Olimpo a vederli nudi, riesce solo a rendersi ridicolo e a far sognare gli dei di essere in quel letto: “Molte dee pensarono lo stesso, con un brivido nel ventre, guardando la dea nuda, ma tacquero perché anche di loro, come delle donne mortali, si loda il riserbo”. Una felice scrittura ricca di sollecitazioni per viaggi geografici, storici e fantastici, quella di Francesca Sensini, che non sfigura dinanzi ai miracoli della dea di Milo e Pafo. “Afrodite c’è quando nasce la consapevolezza del soggetto umano di essere intero”.
La fotografia accanto al titolo è di Roberto Cavallini.