I deliri del bibliofilo
L’esordio di Bassani
Si firmò con lo pseudonimo Giacomo Marchi lo scrittore ferrarese nel dare alle stampe a proprie spese, in una tiratura di 500 copie mai distribuite, “Una città di pianura”, raccolta di racconti, secondo Garboli, pervasa da uno «stile acceso, ispirato, divorato e come consumato da un ardore febbrile; stile dichiaratamente lirico»
Una città di pianura, libro d’esordio di Giorgio Bassani, venne pubblicato nel 1940 con lo pseudonimo di Giacomo Marchi, impiegato dall’autore al fine di aggirare la censura: nel 1938 erano state infatti istituite le leggi razziali. Il narratore e poeta ferrarese, di origine ebraica, era oltretutto un militante antifascista. Diversi furono gli scritti apparsi su rivista firmati con quello pseudonimo ispirato al cognome materno. Il volume contiene cinque prose, rispettivamente intitolate Omaggio, Un concerto, Rondò, Storia di Debora e Una città di pianura. Dopo Storia di Debora figurano i versi di Ancora dei poveri amanti, pubblicati contestualmente nel n. 10 della rivista «Corrente di vita giovanile» del 1940 e confluiti, con qualche variante, nella raccolta Storie dei poveri amanti e altri versi, edita dall’Astrolabio nel 1945 e, in edizione accresciuta, nel 1946.
Un concerto fu anticipato invece nel n. 2 della rivista «Letteratura» del 1938. Storia di Debora diventerà, opportunamente modificato, il racconto Lida Mantovani, accolto nella capitale raccolta Cinque storie ferraresi, pubblicata nella collana «I coralli» di Einaudi nel 1956 (in tale contesto editoriale uscì un biennio più tardi Gli occhiali d’oro, arricchito da un “nudino” acquarellato di De Pisis in copertina che richiama il tema affrontato dell’omosessualità del dottor Fatigati). Lo stesso Bassani scrisse a proposito di Storia di Debora: «La abbozzai nel ’37, ventunenne, ma negli anni successivi la rifeci non meno di quattro volte: nel ’39, nel ’48, nel ’53 e infine nel ’55». Con il titolo Storia d’amore, il racconto apparve nel primo quaderno di «Botteghe Oscure» del 1948 e nel volume La passeggiata prima di cena, edito da Sansoni nel 1953.
Il libretto Una città di pianura fu stampato, a spese dell’autore (il costo ammontava a 5.000 lire), presso l’Officina d’Arte Grafica A. Lucini e C. di Milano, gestita da un tipografo imparentato con Bassani. Non fu mai distribuito ed ebbe una tiratura di 500 copie che l’autore provvide a spedire personalmente ad amici e addetti ai lavori. Il volumetto, contenente 164 pagine, con formato in-8°, presenta una copertina piuttosto semplice, con indicati nome dell’autore, titolo, luogo e data di stampa. Non ci sono al riguardo valutazioni disponibili, in quanto è diventato estremamente raro sul versante antiquario. Si presume che un esemplare possa, in ogni caso, superare i 1000 euro. Bassani stesso ammise in un’intervista: «Una città di pianura, […] edito nel ’40 da un cugino, non fu mai messo in vendita».
Cesare Garboli definì questi testi pervasi da uno «stile acceso, ispirato, divorato e come consumato da un ardore febbrile; stile dichiaratamente lirico». Manlio Cancogni scrisse che sentì per la prima volta nominare Bassani nel 1943 quando Giorgio Zampa gli consigliò la lettura di Storia di Debora. Così precisa il narratore toscano: «Il libro però era fuori commercio. L’autore, ebreo e antifascista, l’aveva stampato alla macchia sotto lo pseudonimo di Marchi, distribuendolo solo agli amici e ai parenti. Era una cosa rara. Chissà se avrei mai potuto leggerlo. Sopraggiunse l’8 settembre e per qualche giorno mi dimenticai di Debora. Ma in ottobre, a Firenze, dove allora abitavo, ebbi la fortuna di conoscere il suo autore. Fu una sera, alle Giubbe Rosse». E ancora: «Mi dette da leggere il suo libro. Era una povera edizione con la copertina color albicocca: titoli, caratteri, stampa, rivelavano l’inesperienza letteraria del tipografo. Ma chi pensava a quelle cose allora? Bassani mi raccomandò soprattutto due racconti, Il concerto e Città di pianura (questo era il racconto che dava il titolo al volume). Ma io, la sera stessa che ebbi il libro fra le mani, mi gettai sulla Storia di Debora». L’impressione che ne derivò fu notevole e si instaurò tra i due scrittori un’intensa amicizia, sfociata nella pubblicazione di qualche titolo di Cancogni nella collana «I Contemporanei», diretta da Bassani per Feltrinelli. A lui si deve la “scoperta” del romanzo postumo Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa, presentato in quella stessa collana.
Il successo arrise al narratore ferrarese soprattutto con il romanzo Il giardino dei Finzi-Contini che uscì nel 1962 nella collana einaudiana dei “Supercoralli” con riprodotto un dipinto a colori di Nicolas de Staël in sovraccoperta. Sul retro figura un ritratto fotografico dell’autore e fuori testo è presente una tavola contenente un’acquaforte di Giorgio Morandi (un’altra incisione di Morandi campeggia nella copertina della raccolta poetica L’alba ai vetri, edita da Einaudi nel 1963). La nota della bandella era affidata a Italo Calvino. Il romanzo, anticipato in un numero di «Botteghe Oscure» del 1955, si aggiudicò il Premio Viareggio e conobbe la versione cinematografica di Vittorio De Sica, dalla quale Bassani prese però le distanze.
Le opere di taglio narrativo, opportunamente contestualizzate, formano Il romanzo di Ferrara che uscì nel 1974 per Mondadori con una sovraccoperta illustrata da Giosetta Fioroni, preceduto nel 1973 dal primo volume del ciclo, intitolato Dentro le mura. Nel 1980 lo stesso editore di Segrate propone il testo integrale in una nuova stesura. Per ulteriori approfondimenti sul tema trattato si rimanda a Una città di pianura e altri racconti giovanili, curato da Angela Siciliano nel 2021 per Officina Libraria.