Herman Melville
Moby Dick/6

Trattatello sulle balene

Con il "trattatello sulle balene" continua la pubblicazione dell'ampio sunto di "Moby Dick" nella versione di Alessandro Macchi, illustrata da Roberto Cavallini

CAPITOLO XXXII
CETOLOGIA
Ormai siamo lanciati audacemente sull’immensità dei mari, presto ci perderemo nei loro spazi infiniti senza rive e senza porti.

Prima che questo accada è necessaria un’esposizione sistematica di tutte le specie di balene.

Non è un compito facile, brancolare dietro alle balene fino in fondo al mare, ficcare le mani nelle indicibili fondamenta, nel costato e nel bacino stesso del mondo, è una cosa che spaventa. Chi sono io per tentare di mettere l’amo al naso di questi Leviatani? I terribili sarcasmi di Giobbe potrebbero bene atterrirmi:

«Patteggerà egli (il Leviatan) con te? Ecco, la speranza di pigliarlo è vana!».

Ma io ho nuotato per biblioteche e veleggiato per oceani; ho avuto a che fare con le balene con queste mani visibili; io faccio sul serio, e ci proverò.

Io sostengo, secondo i buoni metodi antichi, l’affermazione che la balena è un pesce, e chiamo a soccorso il santo Giona per appoggiarmi. Messa a posto questa questione fondamentale, il punto seguente è in quale caratteristica interna la balena differisca dagli altri pesci.

Ma, in poche parole, le differenze sono queste: polmoni e sangue caldo, mentre tutti gli altri pesci non hanno polmoni e hanno il sangue freddo.

Poi: secondo le ovvie caratteristiche esterne, una balena è un pesce sfiatante, con una coda orizzontale.

Ora vengono le grandi divisioni dell’intero esercito delle balene.

Anzitutto: secondo la grandezza io divido le balene in tre LIBRI essenziali (suddivisi in CAPITOLI), e questi le comprenderanno tutte, le grandi e le piccole.

1. LA BALENA IN-FOLIO;

2. LA BALENA IN-OTTAVO;

3. LA BALENA IN-DODICESIMO.

«Quella belva del mare, il Leviatan, che Iddio creò, di tutte Ie creature che nuotano l’oceano, è l’immensa». II Paradiso perduto.

«… Là il Leviatan, immenso tra i viventi, disteso nell’abisso, come un promontorio, dorme; o va nuotando che pare un isolotto e dalle branchie respira e dal respiro riversa fuori un getto come un mare…». II Paradiso perduto

«Ad arte è creato questo grande Leviatan, chiamato Repubblica o Stato (in latino Civitas) che è soltanto un uomo artificiale». Frase iniziale del Leviatan di HOBBES

LIBRO PRIMO (in-folio)
Ricomprende i seguenti capitoli: I. II Capodoglio; II. La Balena Franca; III. La Balenottera; IV. La Megattera; V. La Balena a schiena di rasoio; VI. La Balena Gialla.

CAPITOLO I (Capodoglio).
Questa balena, vagamente conosciuta fra gli antichi Inglesi come Balena Trumpa o Fisiterio o Balena dalla Testa a Incudine, è l’attuale Cachalot dei Francesi, il Pottfisch dei Tedeschi e la Macrocefala delle Parole Lunghe. È senza dubbio il più grande abitante del globo, la più terribile a incontrarsi di tutte le balene, la più maestosa dl aspetto, e finalmente di gran lunga la più preziosa in commercio, essendo la sola creatura dalla quale si possa ricavare quella preziosa sostanza che è lo spermaceti.

«Il rimedio sovrano al mondo pcr una lesione interna è lo spermaceti Re Enrico

«Che cosa sia lo spermaceti, si può a buon diritto dubitare, giacché il sapiente Hosmannus disse semplicementc nell’opera che lo occupò per trent’anni: “Nescio quid sit”». Sir T. Browne, Dello spermaceti e della Balena Spermaceti.

«Ho deciso di cercar di dominare e di uccidere questa balena Capodoglio, poiché non ho mai sentito che nessuna di questa specie venisse uccisa da un uomo, tanta è la sua ferocia e la sua sveltezza Lettera dalle Bermude di Richard Strafford. (Traduzione in Atti Filosofici 1668)

«Il Leviatan fa rilucere dietro a sé un sentiero bianco; si direbbe che l’abisso è canuto». Giobbe

«Le balene ubbidiscono a Dio». Sillabario della Nuova Inghilterra

CAPITOLO II (balena franca)
Per un certo verso è questo il più venerando dei Leviatani, essendo stato il primo regolarmente cacciato dall’uomo. Fornisce il prodotto comunemente noto come osso di balena o fanone, e l’olio è specialmente conosciuto come olio di balena, articolo meno pregiato in commercio. Tra i pescatori è denominato indifferentemente con questi nomi: la Balena, la Balena di Groenlandia, la Balena Nera, la Grande Balena, la Balena Vera, la Balena Franca.

«E così i grandi Leviatani stanno dietro ai promontori per fare le loro prede: non danno la caccia, ma inghiottono il cibo vivo che senza accorgersene entra loro tra i denti». Annus Mirabilis, Dryden.

CAPITOLO III (balenottera)
Con questo nome si ricomprende un mostro dagli svariati nomi di Balenottera, Bello Spruzzo e Giovanni il Lungo: è stato veduto forse in tutti i mari ed è solitamente la balena il cui sfiato viene scorto a distanza dai passeggeri che attraversano l’Atlantico sulle rotte del servizio regolare di New York.

Per la lunghezza che raggiunge e per i fanoni, la Balenottera somiglia alla Balena Franca, ma è di una circonferenza meno rispettabile e d’un colore più chiaro, che dà sull’oliva. Ha grandi labbra che somigliano a gomene formate dalle grandi pieghe oblique come grosse rughe intrecciate. Il suo massimo tratto distintivo, la pinna, da cui le deriva il nome, è spesso un oggetto molto vistoso.

«Ed ecco tra le navi, ecco quel Leviatan che tu hai fatto per giocare con esse». Salmi

CAPITOLO IV (megattera).
Questa balena si vede sovente sulla costa dell’America Settentrionale, dove è stata spesso catturata e rimorchiata in porto. Ha un gran fagotto addosso come un merciaiolo ambulante, oppure la si può chiamare la Balena Elefante o la Balena Castello. Ad ogni modo il suo nome popolare non la distingue abbastanza, perché anche il Capodoglio ha una gobba, sebbene più piccola.

Il suo olio non è molto stimato. Ha fanoni. È la più allegra e spensierata di tutte le balene, e lei fa in generale più gaia spuma e acqua bianca di qualunque altra.

CAPITOLO V (Balena con dorso a lama di rasoio)
Di questa balena conosco solo poco più del nome.

CAPITOLO VI (balena gialla).
È una signora solitaria con un ventre color zolfo che probabilmente deriva dal suo sfregarsi sul Tartaro nelle sue immersioni più profonde. Ma anche di essa se ne sa poco.

LIBRO SECONDO (IN-OTTAVO)
*II motivo per cui questo libro di balene non viene chiamato «inquarto» è molto semplice. Le balene di questa classe sono più piccole di quelle della classe precedente ma nell’aspetto delle proporzioni si assomigliano. Il volume in quarto dei legatori, invece, nella sua misura ridotta non conserva la forma del volume in-folio, mentre quello in-ottavo la conserva [N.d.A.].

CAPITOLO 1 (orca).
Quantunque questo pesce, il cui rumoroso respiro o piuttosto modo di sfiatare abbia fornito la materia di un proverbio alla gente di terra, sia un abitante degli abissi così ben conosciuto, pure esso non viene classificato comunemente tra le balene. Ma siccome possiede tutti i principali tratti distintivi del Leviatan, moltissimi naturalisti l’hanno riconosciuto per tale. È di un moderato volume in-ottavo, variabile da quindici a venticinque piedi di lunghezza e di dimensioni corrispondenti in circonferenza.

CAPITOLO II (pesce nero).
Per tutti questi pesci attribuisco i nomi popolari dei pescatori perché in genere essi sono i migliori ma se inespressivi ne suggerirò altri. Così per il cosiddetto Pesce Nero, poiché il color nero è la regola tra quasi tutte le balene, suggerisco di chiamarlo Balena Jena, se preferite. Quando non hanno altro di più utile da fare, i cacciatori di Capodogli qualche volta catturano questa Balena-jena, per reintegrare la provvista dell’olio meno prezioso, adibito agli usi domestici, come certi frugali padroni di casa bruciano, quando son tutti soli, insipido sego invece di cera profumata.

CAPITOLO III (narvalo cioè balena dalla narice).
L’animale è lungo circa sedici piedi, mentre il corno raggiunge la media di cinque, sebbene taluni superino i dieci e persino giungano ai quindici. Strettamente parlando, questo corno è soltanto una zanna allungata che sporge dalla mascella in una linea un po’ abbassata sull’orizzontale. È anche detta Balena cornuta e Balena unicorno.

CAPITOLO IV (l’assassino)
Non ne so molto di questa balena e non so del perchè del nome di assassina… Siamo tutti assassini a terra o in mare, signori Bonaparte e pescecani inclusi.

CAPITOLO V (volpe di mare)
Questa signora è famosa per la coda che usa come frusta per i suoi nemici. Monta su una balena in folio e mentre quella nuota lei si paga la traversata frustandola.

LIBRO TERZO (IN-DODICESIMO)
Questo libro include le balene più piccole: I. La Focena Urrà, II. La Focena d’Algeri, III. La Focena Bocca Ipocrita. Non superano i quattro o cinque piedi: sono sicuramente balene, nei termini della definizione che io ho dato di balena, cioè un pesce che sfiata con la coda orizzontale.

Concludo dicendo, come ho precisato all’inizio, che io lascio qui non finito il mio sistema cetologico, così come venne lasciata non finita la grande cattedrale di Colonia con la gru ancora sulla cima alla torre incompleta. Poiché solo le costruzioni piccole possono venir terminate dai loro primi architetti; le grandiose, le vere, lasciano sempre il completamento all’avvenire. Che Dio mi guardi dal completare qualcosa; tutto questo libro è soltanto l’abbozzo di un abbozzo.

Oh! Tempo, Forza, Denaro e Pazienza!

CAPITOLO LV-LVI-LVII
DELLE RAFFIGURAZIONI DELLE BALENE
Con ogni probabilità, il più antico ritratto esistente, che intenda in qualche modo rappresentare una balena, si trova nella famosa caverna-pagoda di Elefanta, in India, e rappresenta l’incarnazione di Visnù in forma di Leviatan, conosciuta dai dotti come il Matse Avatar. Ma sebbene questa figura sia mezzo uomo e mezzo balena, in modo da presentarci di quest’ultima solamente la coda, pure anche questa piccola parte è tutta sbagliata. Ma andate nelle gallerie d’arte antica e guardate ora il ritratto di questo pesce fatto da un grande pittore cristiano; egli non riesce meglio dell’antidiluviano indù.

È il quadro di Guido, raffigurante Perseo che salva Andromeda dal mostro marino o balena. Dove prese Guido il modello di una creatura così stramba?

Ma questi molteplici errori nel dipingere la balena non possono dopo tutto sorprendere gran che. Pensate! La maggior parte dei disegni scientifici è stata fatta sull’animale arenato. Non si può immaginare che dallo scheletro nudo sia possibile trarre indizi della vera forma completa e così i disegni di questo genere sono altrettanto corretti quanto il disegno di una nave in naufragio dalla schiena sfondata e non possono rappresentare correttamente la nobile Creatura in tutto il suo intatto orgoglio d’alberatura e di scafo. Il solo modo di rappresentarla è andare personalmente a caccia di balene. Ma così facendo si corre il rischio di essere da lei sfondati e affondati in eterno.

Detto ciò mi pare meglio non essere troppo esigenti.

A proposito delle raffigurazioni mostruose delle balene, premetto che il vero cacciatore di balene è altrettanto selvaggio che un irochese dell’antica America. E anch’io sono un selvaggio, fedele a nessuno tranne che al re dei Cannibali e pronto in ogni istante a ribellarglisi.

Una delle caratteristiche peculiari del selvaggio è la meravigliosa e paziente industriosità.

E come per il selvaggio hawaiano, così accade per il selvaggio marinaio bianco. Con la stessa meravigliosa pazienza e con quello stesso unico dente di pescecane, che è il suo povero coltello, il marinaio vi intaglierà un pezzo di scultura ossea non altrettanto ben eseguito, ma dalla trama tanto fitta e complessa quanto lo scudo del selvaggio greco Achille e piena di spirito e di suggestione barbarica, come le stampe di quell’eccellente antico selvaggio teutonico che fu Albrecht Dürer.


La traduzione del romanzo di Herman Melville, di cui Succedeoggi sta pubblicando un ampio sunto, è di Alessandro Macchi. Le fotografie originali sono di Roberto Cavallini.

 

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