Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Se aver vissuto è stare vivendo

L’agone drammatico dell'esistenza nei potenti versi di Davide Rondoni su «lo strazio del dolore e la ricerca affranta e infocata della luce». Poeta «ispirato da Luzi e Dylan Thomas, pare qui più prossimo al toccante versificare del gallese che alla pienezza vitale del grande italiano»

«Aver vissuto così/ con l’inimicizia del sangue, il capo/ battuto da desideri morti…». Così inizia una potente poesia della forte poesia di Davide Rondoni: lo strazio del dolore e la ricerca affranta e infocata della luce… Un lupo nel ventre e la mente che non svanisce, ma vanisce,diventa follemente vana come luce su un video che va via: il bagliore della vita, la sua disperante fugacità, la sofferenza dell’epifania che appare e va via, il vuoto tra le costole e il fiato… Ma non vano “l’aver vissuto” di Rondoni, che è subito, come accade a volte in poesia, lo “stare vivendo”: instupidito, ma anche santo questo brancolante poeta che, ispirato da Luzi e Dylan Thomas, pare qui più prossimo al toccante e straziante versificare del gallese che alla pienezza di vitale del grande poeta italiano.

Ma cielo, e notte, e tutto il travaglio non sono ostacolo alla vita, sono l’opposto del “Mal di vivere, incontrato” sono l’agone drammatico del vivere stesso, con i suoi santi, Paolo, il fariseo uccisore di cristiani che è folgorato da una luce e una voce, Michelangelo, più grande anche di Fidia, che piange alla rivelazione che ha favorito e creato nell’opera, ma non sente sua.

Rondoni, nato nel 1964, è uno dei più rilevanti poeti della sua generazione, un punto fermo, da subito, da Il bar del tempo, uscito da Guanda nel 1999, da cui è tratta questa poesia. Sono convinto che anche definire Rondoni importante poeta della sua generazione sia riduttivo: è forte voce del secondo Novecento e di oggi. Nel suo bar non si scherza col tempo, il tempo passato e il tempo presente convivono.

 

 

 

 

 

 

 

Aver vissuto con duri lampi

Aver vissuto così
con l’inimicizia del sangue, il capo
battuto da desideri morti,
con questo lupo nel ventre, le bianche
sciabole negli occhi, la tirannia
di corde del vento sulla schiena,
aver vissuto così, con lo spegnimento
di ogni morale come idea
e la mente che vanisce
come luce su un video che va via.

Aver vissuto da certamente
santo e da istupidito
per il dolore, con il bicchiere
fermo come un bambino dentro la notte,
un gancio in bocca
sentendo che si vuota
tra le costole anche il fiato.

Aver vissuto con duri lampi
nelle vertebre, sotto l’andare
rapido del cielo
e nelle luci gelide che di notte
danno sulla strada
le vetrine dei fast food
e per un attimo negli occhi.

     A san Paolo venne detto
ti basti la mia grazia,
perché la forza
nella debolezza s’è compiuta.
Michelangelo depose
gli arnesi ai piedi dell’opera ultimata
e pianse davanti a una rivelazione.

                                 Milano al mattino
rovescia pioggia
e a volte un sole non avvilito

sugli alberi e le case. –
Ma chi
ogni notte nelle mani trattiene
il delirio del buio
e chi trema per il piagnisteo
che corre i tunnel vuoti
della metropolitana?
Aver vissuto
toccando
dovunque Dio, il suo
muso di tigre, il suo sguardo
di donna che ha partorito.

Davide Rondoni

Da Il bar del tempo (Guanda)

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