Pasquale Di Palmo
I deliri del bibliofilo

Fiaba di una timida

Ricordando Orsola Nemi – «scrittrice schiva e raffinata, dalla forte impronta etica e religiosa, poliedrica giornalista e traduttrice» – e le sue opere: da “Rococò” a “Nel paese della Gattafata”, illustrato in copertina da De Chirico e da Maccari

Flora Vezzani nacque a Firenze nel 1903 e morì a La Spezia, città in cui risiedette pressoché stabilmente, nel 1985. Adoperò lo pseudonimo Orsola Nemi sia in omaggio al padre, scomparso sul Carso il giorno di Sant’Orsola, sia per rimarcare il proprio carattere indipendente (il vocabolo nemini significa in latino “di nessuno”). Fu scrittrice schiva e raffinata, dalla forte impronta etica e religiosa, oltre ad essere una poliedrica giornalista e traduttrice. Si devono a lei numerose versioni, soprattutto dal francese dei classici: da Saint-Simon a Balzac, da Baudelaire a Maupassant, da Rimbaud ai fratelli Goncourt, fino ad arrivare a Brasillach (ma non si dimentichino Melville e Stevenson). Intraprese la versione dell’Educazione sentimentale di Flaubert (Longanesi, 1942) dopo il rifiuto di Montale che la considerava troppo ardua.

Fu moglie di Henry Furst, corrispondente letterario del New York Times, di cui curò nel 1970 l’antologia longanesiana intitolata Il meglio di Henry Furst, uscita qualche anno dopo la scomparsa dell’autore americano, con scritti introduttivi di Mario Soldati ed Ernst Jünger. Lavorò a stretto contatto con Leo Longanesi che illustrò la copertina di qualche suo libro. Collaborò a svariati quotidiani e riviste, tra cui Il Messaggero, La Gazzetta del Popolo, L’Osservatore Romano, Il Tempoe Il Borghese. Si dedicò a stilare, per conto di Bompiani, parecchie voci del monumentale Dizionario delle opere e dei personaggi. Tra le sue opere che rivelano un’inusuale versatilità segnaliamo i romanzi Rococò (Bompiani, 1940), Maddalena della palude (Longanesi, 1948), Rotta a Nord (Vallecchi, 1955), i racconti I gioielli rubati (Bompiani, 1958), la raccolta di poesie Cronaca (Bompiani, 1942) di cui Montale pubblicò un’anticipazione sulla rivista «Letteratura», e il pamphlet I cristiani dimezzati (Rusconi, 1972). In quest’ultimo titolo criticava, da cattolica intransigente, il modernismo della Chiesa postconciliare.

Ma il suo atteggiamento schivo e riservato la tenne sempre lontana dalla ribalta delle consorterie letterarie, spesso relegandola in una sorta di isolamento teso a penalizzare la sua stessa opera, nonostante frequentasse abitualmente intellettuali del calibro di Cecchi, Contini, Ungaretti, Montale, Comisso. Non è un caso che uno dei suoi titoli più conosciuti fosse proprio il Taccuino di una donna timida, pubblicato dalle Edizioni del Borghese nel 1969, ristampato da Bompiani nel 2019.

L’attenzione riservata al mondo dell’infanzia si manifestò attraverso una vena favolistica che produsse alcuni incantevoli volumetti. Tra questi spicca Nel paese della Gattafata, pubblicato nel 1944 da Documento Libraio Editore di Roma (durante l’occupazione tedesca, Orsola Nemi lavorò per la casa editrice romana con Federico Valli, fondatore della stessa, nata da una costola della rivista «Documento», dove si allestirono libri capitali come La filosofia dell’arredamento di Mario Praz, Il vecchio con gli stivali di Vitaliano Brancati e Agostino di Alberto Moravia). Il libro, di cm 28 x 20,5, di 82 pagine, contiene sei disegni fuori testo di Giorgio De Chirico e ha la particolarità di avere due sovraccoperte differenti: una realizzata dallo stesso De Chirico (nella foto) e un’altra, più rara a trovarsi, contenente una coloratissima linoleografia di Mino Maccari (nella foto in basso). Il colophon riporta solo i seguenti dati: «Finito di stampare il 25 maggio 1944 nello stabilimento A. Staderini Roma». Sul versante antiquario o del modernariato si può trovare la favola, emblematicamente dedicata alla madre, a prezzi che si aggirano tra i 200 e i 300 euro. Il libro è stato riproposto da Bompiani nel 2017 con il titolo variato Nel paese di Gattafata e nuove illustrazioni di Sergio Ruzzier.

Le vicende di questa fiaba chiamano in causa le figure tradizionali dei Re Magi e di una serie di personaggi ricavati dal mondo animale e vegetale che si sposano a meraviglia con le sei tavole al tratto del pictor optimus. Non mancano gioiosi ritornelli che cadenzano le rocambolesche avventure della protagonista che si mette alla ricerca della bambola Vanetta e che culminano nel finale ambientato di fronte alla capanna di Betlemme. Nello stesso 1944 l’autrice licenziò anche il racconto per ragazzi Lena e il bombo per Rosa & Ballo Editori di Milano. Si tratta di un libro molto raro e ricercato soprattutto per le dodici tavole fotografiche a colori di Luigi Veronesi stampate fuori testo. La copertina presenta un fotomontaggio a colori dello stesso artista. Non è un caso che Anna Banti scrivesse: «che Orsola sia nata col talento, la vocazione della favola, fu chiaro fin dal ’40, quando Bompiani le ebbe stampato quel Rococò, più favola che romanzo […] la lingua infatti che essa usa è una delle più asciutte e limpide che oggi sia dato leggere, una lingua appunto, da favola classica». Pubblicò molte favole a puntate sulla Gazzetta dei lavoratori, spesso usando fantasiosi pseudonimi. È paradigmatico che un intellettuale rigoroso come Prezzolini, non uso in genere ai complimenti, considerasse la scrittrice «La delicatezza, il pudore, la sensibilità in persona».

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