Anna Camaiti Hostert
Cartolina dall'America

Elogio di Biden

Joe Biden non solo ha dimostrato di essere un grande statista preferendo l'interesse degli Usa alla sua ambizione personale, ma ha anche cambiato il suo Paese attraverso norme che resteranno nella storia

Legend l’ha definito Jon Stewart, famoso attore satirico americano, e Robert De Niro ha parlato di “gesto politico accorto e di patriottismo disinteressato che aprirà la strada ad altri democratici alla Casa Bianca”. E la lista di quelli che si sono espressi in questi termini è lunga. Valga per tutti il commento dell’acuto e sofisticato David Axelrod senior adviser di Barack Obama che ha detto di lui: “La storia gli renderà onore per le sue straordinarie e numerose conquiste politiche e per la decisione terribilmente difficile e altruista che ha preso oggi”.

Stiamo parlando di Joe Biden che ha annunciato le sue dimissioni dalla corsa alla presidenza, pur dichiarando di voler rimanere in carica fino alla fine del suo mandato, contrariamente a quanto vorrebbero i repubblicani che auspicano le sue dimissioni immediate. Un evento questo quasi senza precedenti nella storia americana che per certi versi ci ricorda un po’ le dimissioni di papa Benedetto XVI. E annunciato da Biden con una breve lettera in cui, dopo avere detto che si dimette per il bene del partito e del paese, enumera solo alcuni dei suoi più importanti accomplishments, affermando che parlerà alla nazione più in dettaglio la prossima settimana.

In quest’ultimo mese molti sono stati gli eventi che ci hanno scioccato: dal dibattito tra Trump e Biden in cui abbiamo visto quest’ultimo in grande difficoltà, all’attentato a Trump che ha riottenuto le prime pagine come aveva reclamato, al passo indietro di Joe Biden.

Vale la pena però di ricordare la figura di questo presidente e le caratteristiche del suo mandato politico, non tanto perché gli si debba una formale celebrazione, ma perché mi è parso che durante tutto il corso della sua presidenza non si siano rese pubbliche con i dovuti riconoscimenti tutte le sue riforme, alcune delle quali davvero epocali. E di questo non si possono incolpare che la stampa e i democratici stessi, a cominciare dal suo staff.

Joe Biden è stato un grande presidente, un uomo di stato che ha messo il bene del paese al posto del suo ego e della sua ambizione, come certamente questa decisone dimostra. Una cosa che Donald Trump non sarebbe stato e non sarà mai capace di fare.

Gli anni della sua presidenza, come ho ripetuto sulla colonne di questo giornale fino allo sfinimento, hanno registrato riforme di eccezionale portata di cui gli americani continueranno a beneficiare anche nei prossimi anni: dal debellamento del Covid, all’American Rescue Plan Act, all’aumento dell’occupazione, all’aumento del salario minimo, alla riduzione del prezzo dei farmaci, al ridimensionamento del debito studentesco, alle riforme in favore dell’ambiente e dell’immigrazione, al programma imponente di riforme infrastrutturali (Build Back Better) che per grado di importanza rimanda a riforme dello stesso tipo messe in atto solo da Franklin Delano Roosevelt. È stato inoltre il primo presidente a sfilare accanto agli operai durante gli scioperi dello scorso anno. E poi, e ci sarà chi dissente dalle mie affermazioni, anche in politica estera è stato, a differenza della maggior parte dei presidenti democratici, incisivo. Senza entrare in dettagli, basterà ricordare il fatto che ha tentato di riprendere i rapporti, interrotti da Trump, con l’Iran per la non proliferazione delle armi nucleari, trattativa complicata dalla guerra tra Israele e Hamas entro la quale ha cercato anche di contenere la furia omicida di Netanyahu, parlando fin dall’inizio della politica dei due stati. Con Russia e Cina le relazioni sono più complicate da un lato a causa della guerra con l’Ucraina a cui l’amministrazione Biden ha assicurato un aiuto incondizionato dopo l’invasione russa e dall’altro a causa delle continue violazioni cinesi in materia di diritti umani e della delicata situazione di Taiwan. Infine c’è stato il ritiro da uno spinoso teatro di guerra come l’Afghanistan, forse precipitoso e compiuto troppo frettolosamente, soprattutto a causa dell’ultimatum a breve scadenza dei talebani, ma è finalmente avvenuto. Quattro presidenti ne avevano parlato, ma solo Biden l’ha fatto.

Un po’ il destino Di Biden mi ricorda quello di un altro presidente, Lyndon Johnson, che viene menzionato solamente per la guerra in Vietnam, mentre a dispetto di quel conflitto infame, è stato un grande uomo politico che ha varato leggi che hanno cambiato il volto del paese: da quella sui diritti civili, alla famosa cosiddetta War on Poverty che istituiva aiuti economici, sanitari e scolastici alle classi meno abbienti, e infine all’istituzione di Medicare, l’assistenza medica gratuita agli ultrasessantacinquenni.

E dunque spero che Joe Biden non sarà ricordato solo perché si è dimesso dalla campagna elettorale del 2024, perché in realtà è stato uno dei migliori presidenti degli Stati Uniti.

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