Diario di una spettatrice
Attenti a JD
Un film del 2020 ci dice molto del presente: è una "Elegia americana" che racconta la saga, i sogni e le furbizie di James David Vance, detto confidenzialmente JD, il vice di Trump
Succede che il cinema, come la letteratura, veda più lontano della politica. Ma in questo caso nessuno poteva immaginare che un film basato su un’autobiografia (o su un’auto-fiction, come si dice oggi), Hillbilly Elegy ovvero Elegia americana, uscito nel novembre 2020 solo nelle sale statunitensi, stroncato unanimemente dalla critica e distribuito nel mondo da Netflix, contenga oggi una chiave importante per spiegare ciò che probabilmente accadrà il prossimo 5 novembre: il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca avendo al suo fianco l’autore di quella autobiografia nonché il produttore esecutivo di quel film, ovvero James David Vance, per tutti JD.
Un nome da prendere molto sul serio. Perché se è vero che nel suo libro uscito nel 2016 si intuivano le ragioni dell’ascesa di Trump, oggi quello stesso libro e il film che ha ispirato ci spiegano perché Trump l’ha voluto al suo fianco candidandolo alla vicepresidenza.
Quale storia ci racconta Elegia americana?
Prima scena. Jackson, Kentucky, 1997. «Per alcuni il sogno americano, l’unica speranza del nostro popolo, resta un miraggio». Le parole del predicatore escono gracchianti da una radio, la fede in se stessi e nell’America risuona tra gli amen biascicati dai vecchi. JD ha 13 anni, è un ragazzo gentile e grassottello, si ferma a salvare una tartaruga ferita, subisce le angherie dei bulli locali, presenta allo spettatore la sua famiglia disastrata: la nonna (una strepitosa Glenn Close) rimasta incinta a 13 anni e scappata dai parenti e da quella terra inseguendo una vita migliore, la madre Beverly (la bravissima Amy Adams) alle prese con la tossicodipendenza e con una vita che non le appartiene, la sorella Lindsay che lo protegge quando la violenza esplode.
Al regista Ron Howard bastano le prime scene per farci capire cosa ci racconterà il film: le vicissitudini di una famiglia operaia americana povera di mezzi materiali e culturali e nonostante tutto orgogliosa della sua identità e della sua storia. Una storia che viene da lontano: la pellicola ci mostra in successione, in un flashback che passa dal presente a colori al passato in bianconero e seppiato, la famiglia di JD in sei scatti che risalgono fino ai pionieri che furono i suoi antenati, minatori nei monti Appalachi in Kentucky. È l’America, bellezza!
Dai sogni del passato alle disillusioni del presente. Middletown, Ohio, la grande acciaieria con le ciminiere fumanti dove lavorava il nonno è chiusa, quel sogno di felicità non esiste più. «I nonni avevano imboccato la Route 23 in cerca di una vita migliore, ma non l’avevano trovata». Il nipote JD la cercherà anche per loro, pur sapendo di essere diverso perché non ha più la loro speranza. Trump rappresenterà quella speranza perduta, anche se ancora JD non lo sa, anzi quando scrive la sua autobiografia lo contrasta apertamente. In un’altra èra, la speranza avrebbe votato per i democratici, la “New Frontier” di JFK ecc. Ma adesso è adesso, per usare l’espressione di Hirayama in Perfect days, i dem non sanno più parlare a quella America arrabbiata e a quella classe operaia in crisi da troppi anni che chiede di essere finalmente vista.
Ci riuscirà forse JD che da quella America proviene, gente che, come si vede in una scena fondamentale del film, non distingue un vino dall’altro e si imbarazza davanti a una “mise en place” perché tre forchette e il coltello per il pesce non li ha mai visti.
La Route 23 non portava certo a Yale, ma JD ci arriverà lo stesso, lavando i piatti in un fast food, andando a combattere in Iraq (con i soldi dell’ingaggio si paga il college). È il sogno americano, quello che non conosce chi vive nell’Upper East Side newyorkese e lo riceve in dote insieme al conto in banca. Nonostante tutto JD è orgoglioso della sua storia e della sua famiglia imperfetta, non sono “i bifolchi” considerati con disprezzo dai suoi compagni di università, sono persone che quando passa il corteo funebre del nonno si fermano e si tolgono il cappello.
Avere una chance, per questo si tiene duro, per questo si è disposti a tutto.
«Spetta a te decidere: vuoi diventare qualcuno o no?», chiede la nonna al nipote. «Noi siamo il posto da cui veniamo, ma scegliamo ogni giorno chi diventeremo. La mia famiglia non è perfetta, ma mi ha reso ciò che sono, dandomi opportunità che non ha mai avuto. Il mio futuro, quale che sia, è la nostra comune eredità», si legge nel suo libro ed è il finale del film.
JD si è laureato in legge a Yale nel 2013. Nel 2016 ha pubblicato la sua autobiografia. Senatore per lo stato dell’Ohio dal 2023, ora è in corsa con Trump per la Casa Bianca. Perciò deve essere preso sul serio. Perciò vale la pena recuperare su Netflix un film uscito nel 2020 che, come il libro cui si ispira, ci racconta qualcosa di questo nostro fottuto presente.