Roberto Mussapi
Every beat of my heart

Religione della terra

Nei versi di Simon Ortiz, poeta nativo americano contemporaneo, i fondamenti spirituali di tutte le nazioni indiane d’America, di un popolo generato dalla terra che vuole ascendere all’aria, perché naturalmente tende dal suolo al volo

Simon Ortiz è considerato, dei poeti nativi americani contemporanei, quello che più limpidamente difende i fondamenti del pensiero, della visione del mondo di quelli che fino a ieri, efficacemente, venivano definiti: Indiani d’America.
Definizione più avventurosa e fascinosa della “politicamente corretta” Nativi. Come se non fossimo tutti nativi, da qualche parte. E qui, scherzando, cerco di svelare il paradosso del pensiero dei Navajo, dei Sioux, di tutte le nazioni indiane d’America: la nascita è ovunque, a terra si frange e un nuovo essere umano viene al mondo. La loro genesi è l’unica non celeste o marina: l’uomo per loro non nasce dal cielo o dall’Oceano, ma dalla terra. In questi versi vediamo una religione della terra di chi non la coltiva, non la sfrutta, ma la vive religiosamente, per ascendere all’aria. La terra è il nostro suolo, l’aria il nostro volo.

 

 

 

 

 

 

 

Qui e adesso

Il termometro fuori alla finestra
segna – 6 gradi. Niente vento.
Il pino Ponderosa è irrigidito dal gelo,
aghi gelati immobili.
Tutto è bloccato.
Le orme delle mie impronte
sul retro non vanno da nessuna parte.
Adeguarsi al silenzio
è molto semplice, una chiara affermazione
di non essere nulla più dell’adesso, del momento.

Il pino, le mie orme, l’aria gelida,
sono calmi. Sono in accordo al momento.

Simon Ortiz

Da Simon Ortiz, Indian time. Poesia nativo-americana. Poesie scelte, traduzione e cura di Francesco Meli, Book editore

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