I deliri del bibliofilo
Ceronetti salmista
È assai composita la bibliografia del grande scrittore torinese, traduttore dei classici, autore di saggi eruditi, romanzi, aforismi, poesie, spettacoli di marionette, articoli e elzeviri. I suoi libri sono stati diversamente ripubblicati da celebri editori, ma due titoli mantengono l’impronta della “rarità”…
«Se vedete sui gradini di una chiesa di provincia un uomo magro, il volto scavato di un asceta, capelli tagliati alla paggio sotto il basco stinto, un impermeabile logoro, due o tre libri per le mani compresa una grammatica araba, piena di note a margine, non fategli l’elemosina perché non è un povero vagabondo. Si chiama Guido Ceronetti, è uno dei più grandi scrittori italiani di questo secolo». Così scriveva Claudio Serra in un articolo apparso quasi quarant’anni fa nella Domenica del Corriere. Nato il 24 agosto 1927 a Torino e morto a Cetona il 13 settembre 2018, Guido Ceronetti fu il crudele cantore di una modernità che sembra coinvolgere una moltitudine di esistenze sempre più artefatte, innaturali, in cui non sussiste più niente di decoroso. Le sue vicissitudini editoriali si snodarono attraverso un percorso intellettuale eccentrico e, al contempo, intransigente, dalle infinite sfaccettature, che passa dalla traduzione dei classici al saggio di taglio erudito, dall’aforisma folgorante ai numerosi articoli e elzeviri, dal romanzo anomalo alla poesia di impronta anacronistica, dalla pièce per gli spettacoli di marionette alla recensione caustica, sulfurea.
Si tratta di un’opera smisurata e complessa, non ancora conosciuta nella sua integrità. Ceronetti si è imposto all’attenzione della critica e dei lettori più avveduti come una sorta di oracolo contemporaneo, avvalendosi del tono profetico che contraddistingue tante sue versioni, dalle veterotestamentarie a quelle di autori latini come Giovenale e Catullo, Orazio e Marziale. D’altro canto la vicenda bibliografica di Ceronetti appare quanto mai articolata, contraddistinta sia dal ricorso a editori particolarmente presenti come Einaudi, Rusconi e Adelphi sia dalla collaborazione con piccoli stampatori di qualità che gli hanno permesso di licenziare titoli apparentemente marginali o di sbizzarrire un estro creativo finissimo anche sul versante grafico (è noto che l’autore torinese era un eccellente illustratore: si veda in tal senso il catalogo della mostra tenuta nel novembre 2006 al Palazzo Ducale di Genova intitolato Nella gola dell’eone, pubblicato da Il Melangolo nello stesso anno).
Inoltre bisogna considerare che molti titoli originariamente pubblicati per una casa editrice sono stati riproposti, spesso in forma rimaneggiata, in altri contesti editoriali. Si tratta dunque di una bibliografia quanto mai composita, che abbisognerebbe di ulteriori studi e approfondimenti. In questa sede ci limitiamo a segnalare i due titoli forse più rari dell’autore torinese, corrispondenti a un dittico poetico che rappresenta il suo esordio. Si tratta dei Nuovi Salmi. Psalterium primum, editi da Pacini-Mariotti di Pisa nel 1955, cui seguono nel 1957 i Nuovi Salmi, pubblicati a Torino presso L’Impronta. Quest’ultimo titolo, in 8°, comprendente 84 pagine, contiene diciassette componimenti numerati in numeri romani, per lo più in endecasillabi sciolti, ispirati all’Antico Testamento. In seguito l’autore si specializzerà proprio in questo peculiare ambito, divenendo uno dei più accreditati traduttori di libri biblici, a partire dai Salmi, la cui edizione originale apparve nei “Millenni” einaudiani nel 1967.
Quasi sicuramente entrambi i primi due titoli furono pubblicati a spese dell’autore. Le due raccolte, recentemente riproposte dalle edizioni La Finestra di Trento con il titolo generico Nuovi Salmi, sono rarissime a trovarsi nelle brossure originali, con quotazioni che si aggirano intorno ai 500 euro. Bisogna ribadire che, nonostante si siano occasionalmente associati a un nucleo di traduzioni pionieristiche dei Salmi, in realtà i due titoli contengono composizioni creative ispirate a quel contesto. È sintomatico ciò che scrisse Sergio Pautasso a tal proposito: «Delle due raccolte, quella pisana aveva il diritto di primogenitura. Per noi, però, contava l’altra, quella locale, con il colophon che recitava: “Di questo Salterio / sono stati tirati / 210 esemplari / presso la Stamperia / Impronta / via Morgari 23 / a Torino”, che in apertura presentava il disegno di Felice Andreasi di soggetto tra biblico e mitologico: a questa era affidata la sua piccola e circoscritta fama di poeta».
Molto interessante sarebbe approfondire anche il rapporto che legò Ceronetti a Tallone, sfociato in una serie di pubblicazioni a tiratura limitata, composte a mano e impreziosite da un aspetto grafico inimitabile (camicia editoriale, custodia ecc.) che caratterizza i libri dell’editore di Alpignano. Ad esempio del Cantico dei Cantici si allestirono ben quattro edizioni rivedute e corrette (1981, 1987, 1996 e 2011). Massimo Gatta ha ricostruito tale complessa vicenda editoriale in Questo è un libro. Trent’anni di amicizia tipografica. Guido Ceronetti e Alberto Tallone Stampatore Editore (1981-2011), uscito da Biblohaus di Macerata nel 2012, schedando ben 36 titoli differenti tra curatele e lavori a proprio nome, compresi alcuni opuscoli stampati per il Teatro dei Sensibili.