Su “Trilogia della vita vagabonda”
Storie vagabonde
La trilogia narrativa di Laura Falqui affronta la realtà attraverso gli strumenti della letteratura fantastica: a Roma la presentazione
Domani, sabato 25 maggio, alle ore 17,30 presso Ex Cartiera Latina, Parco Regionale dell’Appia Antica, Via Appia Antica 42, a Roma, sarà presentato il cofanetto Trilogia della vita vagabonda di Laura Falqui, Medusa edizioni. Laura Falqui è saggista, drammaturga e specialista di arti visive. Studiosa del Preraffaellitismo inglese, ha dedicato a questo argomento, oltre a numerosi saggi, il volume Il tocco dell’invisibile pubblicato di recente da Succedeoggi Libri. L’autrice ama la letteratura fantastica, la fiaba, il nonsense; suoi autori di riferimento sono Lewis Carroll, Italo Calvino, Aldo Palazzeschi, Cesare Zavattini, Raymond Queneau, Leonora Carrington.
L’uovo di Silesius è il primo romanzo della Trilogia della vita vagabonda, cui seguono Fondamenti di vita celeste sulla terra (2021) e Vaniglio road (2022).
L’uovo di Silesius è caratterizzato da una scrittura gremita di riferimenti letterari, di sottili invenzioni, di piccoli splendori visivi, di segreti riferimenti a ricordi e figure familiari all’autrice: nuovo e antico, attuale e demodé. Difatti non è collocato da nessuna parte e in nessun tempo preciso.
Quanto a Fondamenti di vita celeste sulla terra, il titolo rimanda alla qualità celeste della libertà senza confini: la libertà del “senza”. Protagonisti del libro sono alcuni mendicanti scombinati che un bel giorno fuggono dai marciapiedi di un’anonima metropoli e si mettono in viaggio. Per dove non si sa.
Vaniglia Road, infine, è una scorribanda fra stanze delle meraviglie di un Museo-Wunderkammer dislocato in Canada; ma la meraviglia più singolare è il sistema di architetture eclettiche dispiegate nell’enorme parco dotato di laghetto e di un bosco d’aceri rossi. O forse la più grande meraviglia è la famiglia degli Shrimps-Ajolì che lo abita. Vaniglia ne è l’unico rampollo. La voce narrante. Il “virgulto” che viene trattato come un ragazzino, ma la cui età è incerta; come d’una incerta modernità è l’epoca in cui gli eventi si svolgono. Da una celebre foto di Richard Avedon ha preso il via il lavoro dell’autrice, come una folgorazione che ha permesso alla storia di sgorgare: una specie di esilarante innamoramento per i bizzarri componenti di una comunità familiare tanto eccentrica quanto amabile.