Every beat of my heart
Nel cuore del poeta
Già William Blake (XVII secolo) annuncia «la crisi dell’uomo che sta dimenticando la poesia»… E così rivolge un’invocazione alle Muse perché ritornino ad abitare gli animi e a far vibrare quelle corde da cui scaturiscono i versi che esse ispirano
Poeta sapienziale, visionario, nutrito di conoscenza magica, il preromantico inglese William Blake esprime questa complessa sua anima in versi di semplicità a volte incantevole. Nei canti dell’Innocenza e dell’Esperienza fonde le due realtà mirabilmente: innocenza e esperienza non si contrappongono, ma si alimentano reciprocamente. E qui, con un’apparente semplicità che in realtà è voce che cresce come una innica marea, Blake annuncia, già allora, diciassettesimo secolo, la crisi dell’uomo che sta dimenticando la poesia. Non si rivolge agli umani, ma alla potenza loro superiore e irradiante: Muse, non limitatevi a vagare nei luoghi eletti della poesia, cime montuose, palazzi d’ Oriente, cielo, aria, acque coralline, mare e fiumi…
Dovete tornare alla sede cui siete destinate e dai cui siete nate: il cuore dell’uomo, le corde del poeta. Non solo il bosco e il mare, il cuore del poeta, la sua lira, sono la vostra sede. Tornate.
Alle Muse
Vagate sulla cima ombrosa dell’Ida
O nel palazzo d’Oriente,
Il palazzo del sole che oggi
Non risuona più delle antiche melodie;
Vagate nel cielo, o belle Muse,
Nelle verdi foreste della terra,
Nelle azzurre regioni dell’aria,
Ove i venti melodiosi hanno nascita.
Vagate nelle rocce di cristallo,
Sotto il seno del mare,
Fra boschetti di corallo,
O belle Muse, abbandonate la poesia?
Come avete potuto rinnegare il vecchio amore
Di cui rallegravate i bardi d’altri tempi!
Le corde languenti vibrano appena:
Il loro sonno è falso, le loro note poco numerose.
William Blake
Traduzione di Luigi Berti