Every beat of my heart
Il canto dei marinai
Senso di inutilità della vita. La conoscenza e la bellezza della natura non bastano a lenire. La noia non svanisce e Mallarmé in “Brezza marina” pensa alla fuga, il suo spirito vuole salpare, ma anche il viaggio è prospettiva angosciosa. Finché irrompe una speranza…
La carne è triste, e anche l’aver letto tutti i libri e la conoscenza non servono a vincere il senso di inutilità della vita, la noia. Se il viaggiatore di Baudelaire «parte per partire», spinto da un ignoto e a suo modo meraviglioso desiderio di viaggio senza meta, l’uomo che qui mette in scena Mallarmé non vive tale tensione. Vuole fuggire, e basta. Non serve la gioia degli uccelli che mettono in comunicazione terra e cielo, non appaga la vista della giovane donna che allatta il bambino, la vita sana ma quotidiana. Lo spirito vuole salpare, ma angosciato dalla noia diffida dei fazzoletti che da terra agitano per salutare chi salpa, e vede negli alberi e nelle antenne della nave il richiamo per i temporali, e poi la tempesta, il naufragio. Una prospettiva cupa, angosciosa.
Ma ascolta, irrompe l’ultimo verso: ascolta il canto dei marinai. Dagli uomini che guidano la nave nasce un canto, che modifica il sentimento del fuggitivo, il canto sul mare è speranza di vita.
Brezza marina
La carne è triste, ahimé! e ho letto tutti i libri.
Fuggire! Laggiù fuggire! Io sento uccelli ebbri
d’essere tra l’ignota schiuma e i cieli!
Niente, né antichi giardini riflessi dagli occhi
terrà questo cuore che già si bagna nel mare
o notti! né il cerchio deserto della mia lampada
sul vuoto foglio difeso dal suo candore
né giovane donna che allatta il suo bambino.
Io partirò! Vascello che dondoli l’alberatura
l’ancora sciogli per una natura straniera!
E una Noia, tradita da speranze crudeli,
ancora crede nell’ultimo addio dei fazzoletti!
E gli alberi forse, richiamo dei temporali
son quelli che un vento inclina sopra i naufragi
sperduti, né antenne, né antenne, né verdi isolotti…
Ma ascolta, o mio cuore, il canto dei marinai!
Stéphane Mallarmé
Da Mallarmé. Poesie, Feltrinelli, traduzione Luciana Frezza
Nell’immagine: Stéphane Mallarmé visto da Edouard Manet nel 1876