“Da dove, da quando”
Magliana, Roma
Arturo Belluardo e Roberto Cavallini hanno tenuto il laboratorio di memoria condivisa in una scuola di Roma. Ne è nato un ritratto inedito della città, tra parole e immagini, tracciato dai ragazzi. Da lunedì Succedeoggi pubblicherà i loro “racconti”
La nostra amicizia è nata alla Magliana, proprio dietro la chiesetta romanica di Santa Passera, tra le sale della Tevere Art Gallery e le pagine di Succedeoggi. È nato un dialogo, una riflessione sul rapporto tra linguaggio narrativo e linguaggio fotografico che abbiamo declinato in diversi progetti, i più importanti dei quali ospitati proprio alla Magliana.
Ci è venuto quindi naturale partire da questa periferia romana per il progetto “Da dove, da quando”: si è trattato di un laboratorio destinato a costruire una memoria condivisa di quartiere, che abbiamo avuto la fortuna e il piacere di sviluppare con la IV E del Liceo Montale di Roma, nell’ambito del PCTO (acronimo burocratico per indicare i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) e con la benedizione della Presidente della Commissione Cultura dell’XI Municipio, Maria Teresa Di Sarcina.
L’idea era quella di far conoscere ai ragazzi che ci vivono dentro o vicino questo pezzo importante di Roma, la cui storia va aldilà di quella della Banda, del Canaro o del Collezionista d’Ossa: è una storia di lotta e di rivendicazioni importanti, per la casa, per la scuola, per l’aborto, passando per Pierluigi Nervi e Soraya. Insomma “la Magliana non è il Bronx” diceva Sandro Onofri, lo scrittore che in questa periferia è nato e cresciuto, e con questa frase scolpita in testa ci interessava indagarne l’essenza, bella e crudele, creando un raffronto continuo tra memoria e presente attraverso il contatto umano.
I ragazzi hanno scoperto la Magliana percorrendone prima la storia, la nascita del quartiere nella Tenuta Pian Due Torri, e le storie, attraverso le parole non solo di Onofri, ma di Cerami, De Cataldo, Vanacore. Poi sono usciti dalle aule di via Paladini, girando il quartiere a piedi, fotografandolo e, infine, raccogliendo i ricordi di quattordici abitanti e catturandone i volti. Le interviste sono poi diventate racconti e le foto ritratti ambientati.
Gli studenti sono stati invitati inoltre a riflettere sulla loro stessa immagine e ad organizzarsi in coppie dove il fotografato avrebbe scelto come essere rappresentato, quale postura assumere, mentre il fotografo aveva il compito di cercare il punto di vista che avrebbe consentito la composizione di una fotografia fedele al condiviso progetto iconografico.
Questi lavori sono stati condivisi, confrontati e commentati nel corso degli incontri in aula e alla fine montati in un mosaico di parole e immagini che abbiamo presentato il 15 aprile nell’Aula Magna del Liceo Montale.
Lo sguardo dei diciassettenni si è rivolto alle persone, ha dato loro ascolto: ne sono venute fuori undici “tranches de vie” che vi proponiamo da oggi, e nelle settimane a venire; è un caleidoscopio ricco, variegato, contraddittorio e, soprattutto, umano. La cosa più importante è stata la relazione che si è stabilita tra le generazioni. Intervistatori e intervistati ne sono usciti sorpresi, cambiati, commossi.
La fotografia accanto al titolo è di Francesco Alborghetti.