"Da dove, da quando"/2
La scuola di Laura
Prosegue il racconto della vita della Magliana. Oggi tocca alla storia di Laura Onesti e la stagione difficile (ma molto solidale) delle "aule mobili"
Abbiamo avuto l’occasione di intervistare Laura Onesti, 73 anni, che vive a Magliana da quando ne aveva solo 20, nel 1970, e che ha visto dunque nascere e crescere il quartiere. Grazie a lei abbiamo ripercorso la vita e le difficoltà delle famiglie nei primi anni di storia del quartiere Magliana.
Laura si è trasferita qui con il marito e la sua prima figlia da Monteverde, storico quartiere romano.
“Siamo venuti ad abitare qui a Magliana perché i prezzi dell’affitto erano alla nostra portata. Io non lavoravo e la mia prima figlia era ancora piccola, e con un solo stipendio non potevamo permetterci un affitto esoso. Era un bel quartiere poiché eravamo tutti delle giovani coppie con bambini, era un quartiere che stava ancora nascendo.”
Il ricordo di Laura è quello di un quartiere molto tranquillo, decisamente diverso da come è oggi. I palazzi erano molti di meno, ci dice, e molti ancora non esistevano o erano in fase di costruzione, ancora non c’erano i supermercati, ma al loro posto c’era il negozio di quartiere e un negozio di alimentari che possedeva ogni cosa necessaria.
“Ero felice perché finalmente realizzavamo un sogno. Ero rimasta a vivere con i miei genitori fino a un mese prima e quindi in quel momento potevamo realizzare ciò che speravamo, una vita nostra con la nostra piccola famiglia.”
Avendo una figlia piccola, Laura passa gran parte del tempo ad accudirla, a occuparsi della casa, fare la spesa, insomma una vita molto semplice. Quando le chiediamo cosa ne pensa della sua vita trascorsa qui a Magliana ci dice: “Ho vissuto benissimo. Ho cresciuto i miei due figli e tre nipoti, anche se è un quartiere un po’ bistrattato e maltrattato io ci sono stata molto bene. Bisogna anche dire che ognuno di noi ha la possibilità di scegliere le persone da frequentare, e io sinceramente ho trovato delle amicizie che ancora coltivo e ottime persone.”
Quando i figli diventano abbastanza grandi, Laura trova un lavoro che la occuperà per 15 anni, riuscendo finalmente a contribuire alle spese familiari. Con il marito apportano migliorie alla casa, che prima non potevano permettersi, e viaggiano insieme ai figli sulla roulotte, realizzando così il loro sogno di famiglia felice.
Ma non sono poche le difficoltà che la famiglia deve affrontare, e Laura ci racconta un episodio significativo che la lega alla Magliana. Non c’era un asilo nido a Magliana e la sua figlia maggiore, Ilaria, era dovuta andare a un asilo al Trullo. Ma neanche le scuole erano ancora state costruite. Vennero organizzate proteste e manifestazioni dalle madri del quartiere, bloccando il traffico, per ottenere nidi e scuole, dove i loro figli potessero essere accuditi e dove potessero studiare, scuole che probabilmente erano previste nel piano regolatore, ma non erano ancora state realizzate. Alla fine, le loro richieste vennero ascoltate, e riuscirono a ottenere la costruzione della scuola Salvatore di Giacomo (oggi Pirandello).
Laura ci ha poi spiegato quale fosse il funzionamento all’epoca delle cosiddette “aule mobili”, costruzioni temporanee in pannelli utilizzate come aule scolastiche. Ha raccontato che nel 1978 suo figlio ha frequentato la prima e la seconda elementare in queste aule mobili, che si trovavano dove ora c’è la pista ciclabile. Successivamente le aule sono state trasferite dove ora si trova l’ASL di Via Vaiano, che venne adibita a scuola, nonostante non fosse adatta per questo scopo. Le aule erano in realtà camere da letto, e gli altri ambienti non erano idonei.
Ci ha descritto la difficoltà dei doppi turni scolastici che i bambini dovevano affrontare.
“Si andava a scuola la mattina, poi c’era un altro turno che andava il pomeriggio, e anche i miei figli lo hanno fatto: entravano a scuola all’una e mezza e rimanevano fino alle cinque/sei. Il quartiere era giovane ed erano poche le scuole e molti i bambini. Insomma, i doppi turni non sono stati piacevoli.”
Ora che Laura ha 73 anni la sua vita non è cambiata molto: bada alla casa, si sposta a piedi o con i mezzi, e il quartiere soddisfa tutte le sue necessità. “Mi piace molto perché ho qualsiasi cosa necessaria a portata di mano” ci dice “oltretutto io non ho la patente, e quindi qui ho la possibilità di muovermi con molta facilità grazie ad autobus, treni e anche spesso a piedi, vado e vengo, non riesco a stare ferma a casa!”.
Ad oggi, la famiglia di Laura è rimasta qui nel quartiere, o si è trasferita poco lontano, ha un’amica carissima che conosce da quarant’anni e che ancora frequenta. Altre conoscenze, ci racconta, le ha perse con gli anni, c’è chi si è trasferito, chi purtroppo è venuto a mancare, e gli anni che passano si cominciano a far sentire. Quando le chiediamo come passa il suo tempo libero ecco cosa ci racconta: “Mi piace anche fare niente. La mattina vado a spasso, vado a prendere un caffè, Mi occupo di mia mamma centenaria. Poi leggo molto, leggo molti libri, mi piace viaggiare, spesso parto. Faccio parte di un gruppo di archeologia itinerante, andiamo a spasso per Roma con questa nostra insegnante da quasi vent’anni.”
Le poniamo alcune domande sulla cattiva fama che il quartiere della Magliana ha acquistato nel corso degli anni e degli episodi di criminalità che l’hanno visto protagonista. Ci racconta di aver appreso delle vicende banda della Magliana principalmente dai giornali e dalla televisione, poiché non si percepiva direttamente la presenza di attività criminali. Ha definito infondata l’etichetta negativa attribuita al quartiere, sottolineando che, nonostante alcuni fatti sporadici di violenza, lei stessa non ha mai avvertito pericoli particolari. Si è sempre sentita sicura grazie alle frequentazioni dei suoi figli in ambienti sani, come il gruppo sportivo locale.
“Hanno giocato a pallavolo, li seguivamo nelle partite, andavamo a vederli insieme alle altre famiglie. Era un ambiente sano, un ambiente di persone per bene.”
Tuttavia, ha ammesso che, quando i figli sono cresciuti e hanno iniziato ad andare in giro da soli e a frequentare locali e discoteche, la loro preoccupazione c’era: “Stai lì alla finestra ad aspettare che torna tuo figlio o tua figlia, insomma sì, quello però penso che sia una preoccupazione di tutti i genitori in qualsiasi quartiere, in qualsiasi città.”
Nel complesso, dopo tanti anni che abita qui, Laura ha sottolineato che, sebbene la nomea negativa possa scoraggiare alcuni, la realtà del quartiere è molto più tranquilla e variegata di quanto comunemente si pensi, e apprezza il luogo per la presenza di negozi di vario genere e il suo miglioramento complessivo, pur riconoscendo alcuni problemi di igiene e pulizia legati alla crescita della popolazione e alla presenza di animali domestici. Ma d’altronde trasferirsi qui per lei fu una vittoria, l’inizio della sua indipendenza, si allontanava dai genitori per creare una famiglia tutta sua. Quando le chiediamo se consiglierebbe a qualcuno di trasferirsi qui la risposta è più che ovvia: “Sì, lo ritengo consigliabile perché è un quartiere assolutamente ben collegato, ben fornito. C’è di tutto, trasporti di tutti i tipi, abbiamo il treno che è comodissimo. Sì, io lo consiglio, poi è chiaro che ti dicono ma come, mi consigli la Magliana, sempre per la sua cattiva fama. Però devo dire che è un quartiere tranquillissimo, alla fine la sua fama non rispecchia quello che è veramente la Magliana. Diciamo che il buono e il cattivo sono ovunque, indipendentemente dal posto in cui ci si trova”.
Nella foto in alto a sinistra, Chiara Balma ritratta da Sara Pandolfi. Nella foto in alto a destra, Maria Vittoria Biagioni fotografata da Beatrice De Leo. Qui sopra, Sara Pandolfi fotografata da Chiara Balma.