Al teatro Palladium di Roma
Frammenti di coppia
Il nuovo spettacolo di Addari/D’Antonio è un nastro continuo di scene di coppia dove i due protagonisti via via finiscono sempre più distanti tra loro. Fino a perdersi?
A Roma, Teatro Palladium, prende vita la seconda edizione del progetto “OverGround, il teatro negli spazi non istituzionali”, iniziativa promossa dal Presidente della Fondazione Roma Tre Luca Aversano. Un focus sulle realtà romane indipendenti inseguendo l’idea di una programmazione teatrale condivisa.
In questo ambito è andato in scena Ri|Creazioni – studio per un tragico futuro, un progetto originale dei duo Addari/D’Antonio, proposta artistica di Calpurnia APS | Ex Mercato Torre Spaccata, già vincitore del Festival BE/Sabotage BE/Revolution 2022 e del Festival dell’Arte Spaccata 2023, nelle attenzioni produttive del Centro di Produzione Teatrale Casa del Contemporaneo.
La scena è scarna, le mura del palcoscenico a vista, nessuna scenografia a copertura o quintaggio che provi a nascondere, schermare. Tutto è chiaramente a vista dello spettatore. Sulla sinistra una piccola postazione ad uso tecnico con mixer audio computer microfono, potrebbe essere la regia di una improvvisata stazione radiofonica da cui più tardi partiranno suggestioni musicali trasversali nel tempo, voce distorte dai volumi e dagli effetti, nude parole, intime, sussurrate ma con la straordinaria forza di tenere in vita un legame importante: “tre corpi sembrano/diventano uno”.
Il resto del palcoscenico è uno spazio vuoto in apparenza ma declinato a funzioni diverse.
Prende corpo la relazione tra i due bravissimi attori/performer Clara Addari e Edoardo D’Antonio: vite e personaggi si incrociano per poi allontanarsi. Riprendono corpo gli sguardi di infanzia e si ritrovano al passaggio del tempo che modifica sogni e aspirazioni.
La storia scorre come un nastro magnetico, ora portato avanti ma sempre in tempo per riavvolgere e ripercorrere ancora una volta il passato.
L’età del crescere impone (?) il peso delle scelte: bisogna farsi trovare pronti, essere capaci di performare ora, è necessario non essere in ritardo.
Clara ha intrapreso il suo percorso ed ha trovato rifugio nell’inseguire la mediocrità per sottrarsi alla sfida dell’essere vincenti ad ogni costo.
Edoardo coglie la provocazione e rilancia, trasforma la riflessione di Clara in una azione di comunicazione: «Diritto di non brillare» da lunedì in tutte le librerie, mediocrità come libertà dalla prigione del successo, «Si, vabbè. Ma quanti soldi ci stai facendo con questa storia?».
I due, in un crescendo emotivo si dirigono verso un finale spiazzante: Clara cerca la verità, è disposta a rimettersi in gioco. Questa volta nelle sue mani le regole del gioco, Edoardo non controlla più i volumi del suo mixer audio, ha perso l’uso del suo microfono palmare ed è irrimediabilmente in ritardo.
La pièce è costruita con un ritmo sostenuto, lo spettatore è coinvolto e partecipe. La frammentazione drammaturgica segue un percorso intimo, tutt’altro che accomodante, graffia gli animi. Al buio finale le domande restano ad attendere una risposta, il cammino è appena iniziato.