Incontri di arte e poesia
Visione e ascolto Maresca e i poeti
Cucchi, Mussapi, Bortolussi, Nicolini e domani Marina Corona. Lo studio dell’artista milanese ha aperto le porte ospitando i poeti che si sono ispirati alle sue opere, esposte a ogni incontro. Dai Bucrani ai Possenti, dai paesaggi americani alle foreste e alle ninfee
Teresa Maresca, l’artista milanese amica dei poeti, ha riaperto le porte del suo Studio Milanese dopo diversi anni di silenzio, inaugurando la nuova stagione di incontri presso il suo atelier, con una rassegna di alto spessore culturale e artistico: tre serate dedicate alle suggestioni in versi nate dall’incontro tra le sue opere e l’immaginario di importanti poeti contemporanei. È nello stile di Maresca quello di far sì che diversi linguaggi artistici si incontrino, nelle sue opere e grazie alle sue opere, e che dialogando tra loro si armonizzino dando vita a nuove e vive espressioni d’arte trasversali. I suoi lavori, infatti, si ispirano e rimandano a opere poetiche e letterarie, cinematografiche, figurative di altre culture e di diversi periodi storici e preistorici, dilatandole così ben oltre la riduttiva definizione di quadro o immagine e superando i confini materiali dell’opera stessa. Abbiamo già visto i suoi quadri dialogare con disinvoltura con le opere stanziali del GAM di Genova Nervi, interagire indirettamente con gli abitanti delle vasche dell’Acquario di Milano, fondersi con maestria e discrezione tra le opere orientali della Galleria Asian Art sita nel Quadrilatero, ispirare poesie ed essere esse stesse poesia.
Ma cosa spinge un poeta a scrivere versi su un’opera d’arte, nel caso specifico, su un dipinto? Ce lo dice il poeta Maurizio Cucchi in una mail inviata a Teresa Maresca nel 2018: «Sono le tue immagini che parlano. Le ho viste, ascoltate e trascritto le loro parole in quella mezz’oretta di visione-ascolto. Sono contento se ti piace». Visioni che generano altre visioni in una catena, in un vortice di rimandi e ispirazioni, perché in un tessuto cosmico costituito da una fitta rete di connessioni e di corrispondenze, com’è quello nel quale viviamo, un’arte che voglia autoalimentarsi è destinata a morire prima ancora di nascere. Solo dall’incontro di diversi linguaggi, dal sovrapporsi e dall’intrecciarsi, dall’imparare e dall’insegnare reciprocamente, che nasce la vera arte, quella bellezza che lascia la sua impronta nello spirito del singolo e della comunità.
Tre serate, quattro poeti e i loro versi in dialogo con le opere che li hanno ispirati, tre allestimenti differenti, tre momenti unici di incontro e di scambio. Il 16 di novembre scorso, scendiamo la stretta scala che conduce al Laboratorio di Teresa Maresca, in un antico palazzo a ridosso del centro, ed entriamo sapendo di oltrepassare la Porta di un luogo speciale, magico. Nella prima sala giganteggiano gli splendidi Bucrani dalla mostra Flowers and Bones esposta al Museo Diocesano di Milano alcuni anni fa, tra i quali riconosciamo le due tele a tecnica mista del progetto The Cave in the Mind-Arte dalla Caverna. Sul bancone da lavoro è allestita invece l’esposizione dei preziosi libri d’artista, pezzi unici di delicata bellezza che Teresa Maresca ha composto sui più diversi materiali, dal cartoncino al legno, dalla seta a carte di varia grammatura e fattura. Affacciandosi alla porta che conduce nella saletta veranda che dà sul giardino, si ha la netta impressione di entrare in una caverna, un antro magico abitato dai Bestioni, così ribattezzati dal poeta Maurizio Cucchi, le tele ispirate alla Rock Art delle caverne del Paleolitico Superiore, raffiguranti «quelli che Mircea Eliade – racconta Maresca nella sua presentazione – definisce gli Animali del Potere e che gli sciamani siberiani usano come spiriti aiutanti durante le loro trance. Gli stessi paleo archeologi concordano con l’ipotesi che la funzione di questi animali dipinti sulle pareti delle caverne fosse di tipo sciamanico, magico».
Maurizio Cucchi e Roberto Mussapi (nella foto accanto), due tra i maggiori poeti e letterati dell’attuale panorama culturale internazionale, presiedono a questa prima serata dal titolo Rock Art con le loro poesie composte per le opere di Teresa Maresca. «Bestioni – continua l’artista nostra ospite – è il titolo che Maurizio Cucchi dà alla silloge presente nella sua raccolta del 2019 Sindrome del distacco e tregua per i tipi della Mondadori. Trasportando questi Animali di Potere in una sorta di grande magazzino dell’immaginario degli archetipi, chiude con il bambino, che nella sua stanzetta di notte vede i Bestioni di cui ha paura e pena, il cerchio con Eliade e con lo sciamanesimo». La passione per la preistoria accomuna la pittrice e Roberto Mussapi fin dagli anni 90. Teresa Maresca nel 2000 ha illustrato il racconto in versi di Mussapi Il Racconto del Cavallo Azzurro nel quale, un altro bambino, questa volta del paleolitico, inoltratosi in una caverna incontra un cavallo dipinto sulla roccia che gli racconta la storia futura dell’umanità, le sue bellezze e i suoi orrori. Mussapi però è andato ancora più indietro nel tempo, arrivando a oltre tre milioni di anni fa facendosi ispirare da Lucy, la più antica australopiteca femmina ritrovata, e dalla piccola insolita tela a olio di Teresa Maresca che ne riproduce il bacino pelvico.
Sette giorni dopo, il 23 novembre, ecco di scena i Possenti che con i loro corpi imponenti riempiono e animano la prima stanza dello Studio Maresca, facendoci percepire le sensuali vibrazioni dei 28 giovani bagnanti notturni della lirica di Walt Whitman, contenuta nel canto Song of Myself, alla quale i dipinti si ispirano, accarezzati e amati dalla bianca suadente, visibile ma non vista 29esima bagnante, la Luna. I Possenti è la poesia che dà il titolo alla serata e che Stefano Bortolussi ha composto per queste tele di grandi dimensioni dai limpidi colori rubati a una notte di plenilunio, contenuta nel libro a tiratura limitata dedicato alla mostra di Teresa Maresca Song of Myself. Roberto Mussapi introduce con la lettura della sua traduzione dei versi di Whitman. Ma la pittrice milanese e Stefano Bortolussi sono anche entrambi attratti «dai paesaggi marginali degli Stati Uniti, le arterie abbandonate come la Route 66, i motel sgangherati, i van arrugginiti lungo il percorso, i distributori di benzina, i gommisti», come ci racconta Maresca nella sua presentazione, che ispirano la raccolta pittorica Americana e l’omonima poesia di Bortolussi.
Tele di piccole dimensioni struggenti e nostalgiche come scatti o fotogrammi di Wim Wenders, si appoggiano e si fondono con gli scaffali delle librerie della veranda. È l’America dei derelitti di John Steinbeck, del fantasma di Tom Joad, di Bruce Springsteen il cui rock accompagna le giornate in Studio di Teresa Maresca così come quelle di Stefano Bortolussi (insieme nella foto). Ma è anche l’America del fallimento del sogno americano, delle piscine californiane del film The Swimmer, tratto dal racconto di John Cheever cui si ispirano le tele della famosa serie Piscine di Maresca, in mostra all’ingresso della veranda. Infine, ci racconta la pittrice, anche l’interesse verso i nativi americani accomuna i due artisti. Stefano Bortolussi ha infatti composto una poesia per Tatanka, il dio Bisonte dei Nativi, mentre Teresa Maresca ha ricevuto in dono da Navarre Scott Momaday, il nativo vincitore del premio Pulitzer per Casa fatta d’Alba, un dialogo teatrale inedito.
A pochi giorni da Natale, il 14 dicembre, è stato ancora Walt Whitman a ispirare Teresa Maresca, la voce gigantesca e leale a cui è dedicata la serata, a Fateful Giant voice, è infatti quella del Canto della Sequoia, il poema al quale sono dedicate le opere che popolano entrambe le sale dello Studio Maresca, trasformandolo in una foresta policroma e incantata. Sono gli alberi i protagonisti viventi della serata, con le loro voci e il loro spirito. E come le sequoie di Maresca fungono in questa occasione da guardiani del suo Studio e dei suoi Ospiti, così ne Il peso dello zaino di Paolo Nicolini, il poeta protagonista con i suoi versi di questa serata.
«Gli alberi all’ingresso della foresta – ci racconta Maresca – sono “sentinelle di legno duro” che custodiscono l’ingresso del bosco. E il bosco diventa un luogo misterioso, un luogo di “sentieri segreti” dove è consentito entrare solo a chi si liberi dalla zavorra del quotidiano, il peso di uno zaino spallato tutto il giorno con fatica. Solo il viaggiatore leggero può entrare davvero nella foresta, percepire i voli notturni di gufi e civette e vedere le riflessioni dei pianeti nelle acque del sottobosco, e sognare. Il recente libro dell’antropologo Eduardo Kohn Come pensano le foreste, ci illumina sul pensiero primitivo di alcuni abitatori della foresta tropicale amazzonica. Secondo i nativi, di notte è possibile entrare nello spirito della foresta attraverso i sogni e sapere da lei qual è il modo giusto per riequilibrare il proprio squilibrio naturale. È la Natura a dire all’uomo, attraverso i sogni, ciò di cui ha bisogno». Quello che Teresa Maresca fa con i suoi quadri è proprio ricercare una via spirituale per comunicare con la Natura. Tutte le sue immagini riportano sempre alla Natura e al dialogo con essa, cosa che ritrova, per sua stessa affermazione, in modo evidente nelle poesie di Paolo Nicolini (nella foto). Per effetto di quei tronchi enigmatici e ancestrali, le cui gigantesche chiome si odono stormire lassù, oltre la tela sopra le nostre teste, e dei versi di Paolo Nicolini, lo Studio Maresca si trasforma in porta e luogo dei sogni per coloro che, lasciato il pesante zaino del quotidiano fuori dalla porta di ingresso, leggeri sanno abbandonarsi al canto della sequoia e ascoltarne i segreti sussurrati.
Varcata la soglia del nuovo anno, la rassegna Poeti in Studio assume nuove sfumature. Giovedì 18 gennaio, in una serata tutta al femminile, la poetessa Marina Corona leggerà i suoi versi ispirati alle delicate Ninfee di Teresa Maresca. In quell’occasione, grazie all’invito di Teresa e all’entusiasmo di Marina, presenterò alcune mie fotografie che le due artiste accoglieranno quale terza voce nel dialogo artistico in atto, Poeti e Fotografi in Studio (alle 18.00 presso lo Studio Maresca in via Calamatta 9, a Milano).
Foto © MLPaolillo – per gentile concessione