Alessandra Menesini
Su “Giardini e parchi storici della Sardegna”

La Sardegna verde

Un saggio di Mauro Ballero e Antonino Soddu Pirellas, tra storico e botanico, descrive il verde urbano della Sardegna, da Cagliari fino alla Caprera di Garibaldi

Francesco IV d’Austria-Este lamentava (nel 1812) l’assenza in Sardegna del verde urbano. Niente che richiamasse le Tuilieres o Boboli. A colmare questa mancanza provvide poco tempo dopo il marchese Pes di Villamarina con la realizzazione a Cagliari di un giardino pubblico nell’area dello stabilimento della Polveriera. Terra grama e pietrosa ma con un panorama balsamico e presto riempita di jacarande, magnolie, palme, accudite dall’agronomo genovese Giuseppe Piccaluga.

Comincia dal nord, l’itinerario suggerito da Giardini e parchi storici della Sardegna, notevole volume edito da Ilisso con i testi di Mauro Ballero e Antonino Soddu Pirellas, le prefazioni di Amedeo Alpi e Massimo Venturi Ferriolo e molte eloquenti fotografie (239 pagine, 39 Euro). Ricognizione in otto stazioni e per ognuna la descrizione del sito, delle sue origini, delle sue attuali condizioni.

A Sassari il Parco di Monserrato, regno degli ulivi, fu trasformato da Giovanni Antonio Sanna, imprenditore minerario e collezionista, in una amena landa dove tra il tempietto, i viali e le terrazze, nascevano le ninfee e specie autoctone ed esotiche. Il successivo proprietario, Giuseppe Giordano Apostoli, vi aggiunse una torre e un belvedere.

Giuseppe Garibaldi si invaghì di Caprera dopo averla vista dal brigantino attraccato a La Maddalena e nel 1856 comprò nell’isoletta un appezzamento costato 40.000 lire. C’era una vecchia casa e molto vento ma presto, con l’aiuto del figlio Menotti, degli amici e dei libri ordinati in Inghilterra, il Generale costruì stalla, forno, rimessa, magazzino. Innestò il pistacchio sul lentischio, crebbe api, asini, vacche, galline. Fece del rudere un’azienda agricola che produceva grano, vino, olio, piantò per la nascita della primogenita Clelia un pino che ora è un monumento. Gli scritti degli autori comprendono dati scientifici, glossario, elenco delle essenze, note storiche e biografiche dei fondatori.

Vite, interessanti, di militari, politici, aristocratici illuminati e tecnici che non temevano le novità. Benjamin Piercy era un ingegnere gallese inviato in Sardegna dalla Compagnia Reale delle Ferrovie. Creò a Bolotana una reggia campestre provvista di una piscina che si raggiugeva attraverso un tunnel di bossi e mentre allevava i cavalli anglo arabi sardi che tante gioie hanno dato ai fantini, organizzava feste e banchetti nonché cacce alla volpe e tornei di polo very british.

San Leonardo de Siete Fuentes ha tradizione antichissima. Nel X secolo vi venne aperto un Ospedale in cui Cavalieri di San Lazzaro curavano i Crociati. Tra i ruscelli, le cascate, i profumi dell’olmo siberiano, della quercia rossa, del noce nero, capitò anche il fuggitivo Guelfo della Gherardesca, figlio del dantesco Ugolino. Parimenti fresco e ubertoso è il Parco di Laconi, intitolato al marchese Ignazio Aymerich, parlamentare, esperto di trasporti, amico del conte Camillo Benso di Cavour. Il palazzo marchionale, arredato con mobili francesi andati persi in un incendio, sorge su 22 ettari di sorgenti, grotte, sentieri abitati da ciliegi selvatici e peri mandorlini e da ogni sorta di muschiosa verzura.

Non si conosce un viaggiatore ottocentesco che non si sia fermato a Milis: lo fece anche Alberto de La Marmora. Attorno al 1100 furono i frati camaldolesi a individuare la valle ubertosa in cui, secoli dopo, Vittorio Pilo Boyl, marchese di Putifigari, fece prosperare un agrumeto paragonato dal Valery all’orangerie di Versailles. Aranci e limoni di stupefacenti dimensioni, fiori e frutta di ogni sorta anche quando la tenuta, nel primo Novecento, passò nelle mani di Benvenuto Pernis.

Altre meraviglie botaniche a Villa D’Orri, nei pressi di Sarroch. L’architetto Vincenzo Pilo Boyl fece sistemare un vivaio per le rose del Bengala, le porporine, le chermisine, le moscate… Il parco vanta alberi secolari e una profusione di esemplari botanici dei più diversi ceppi. La dimora dei Manca di Nissa era arredata con eleganza, i soffitti affrescati, i mobili di delicata fattura. E custodisce cimeli curiosi come una tazzina a forma di cigno appartenuta a Maria Luisa D’Austria.

Nel volume dedicato all’Axis Mundi che unisce cielo, terra e inferi, il racconto dell’Orto Botanico di Cagliari. Ideato dal medico Patrizio Gennari, disegnato da Gaetano Cima e affidato alle cure di Giovanni Battista Canepa. Impianto scenografico con stradelle, serre e fontane e sede del centro studi dell’Università, contava all’inizio 264 varietà, diventate un migliaio nell’Index Seminum stampato nel 1900. In un angolo di questo eden molto amato anche dai bambini, l’omaggio all’artista Joseph Beuys e una scultura di Pinuccio Sciola.

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